L’idea del nuovo ospedale Santa Croce in zona Carle, che ha ricevuto una spinta decisiva nel 2019 con la nascita della fondazione privata “Amici ospedale Santa Croce”, ha molteplici ricadute di ordine sanitario, sociale, economico, urbanistico ed ambientale che non sono mai state realmente considerate nella complessità della loro interconnessione come abbiamo sempre sostenuto. Né, a ben vedere, le iniziative istituzionali che ne sono derivate hanno sempre avuto come chiaro ed esplicito movente il concreto perseguimento della tutela della salute, con una organizzazione della sanità vicina ai cittadini, di qualità, con prestazioni accessibili a tutti e negli stessi tempi senza discriminazioni tra chi è ricco e chi non lo è. Una sanità pubblica secondo i principi fondamentali della Costituzione che solo lo Stato può garantire, al di là delle competenze attribuite alle regioni. Riteniamo che, se così fosse stato, la più ragionevole opzione della ristrutturazione e dell’ampliamento del Santa Croce, nella sede attuale, sarebbe stata la prima ad essere vagliata e approfondita e siamo convinti avrebbe prevalso perché rispettosa di quelle varie ricadute sopra accennate
Ci pare che, al contrario, abbia tenuto banco la questione economico-finanziaria legata alla costruzione del futuro nuovo ospedale, trascurando completamente il complessivo discorso prioritario sulla sanità territoriale e sulla possibilità di sostenerla economicamente- nel cui disegno generale dovrebbe integrarsi la struttura ospedaliera – che però, con tutta evidenza, non pare essere stata in cima all’interesse e all’attenzione né della Regione né della originaria Fondazione , come tante volte abbiamo avuto occasione di ribadire.
Nella serata del 24 gennaio organizzata dai gruppi consiliari Cuneo per i beni comuni, Indipendenti e Cuneo Mia, si è chiarito che le potenziali possibilità di finanziamento della nuova struttura possono provenire da tre diverse fonti:
1) dalle risorse statali,(ex art.20L.67/88, nell’ambito dello stanziamento di 980 milioni di euro(cifra dichiarata dall’Assessore) già disposto a favore della sanità regionale;
2) dalla disponibilità dell’INAIL ad inserire, tra i suoi possibili investimenti da valutare, la costruzione del nuovo ospedale con un finanziamento ad oggi previsto in 310 milioni di euro;
3) da un’operazione in regime di partenariato pubblico/privato che renderebbe disponibile un apporto di 420 milioni da parte dell’imprenditore proponente.
Utilizzando le informazioni dell’incontro del 24 gennaio e unendole a ciò che si ricava da una interrogazione presentata dal gruppo 5 Stelle al ministro della Sanità il 29 dicembre scorso, si può arricchire il quadro.
I fondi INAIL ci sarebbero, a condizione che la Regione presenti il relativo progetto appaltabile che l’istituto valuterebbe, successivamente acquisterebbe l’area dell’intervento e rimborserebbe alla Regione il costo della progettazione. L ’istituto affitterebbe alla regione la nuova struttura ad un canone di 9 milioni annui per 20 anni rinnovabili. Per il nuovo Santa Croce l’Azienda spenderebbe circa 20 milioni annui: di cui 11 per spese di gestione e 9 di affitto.
Il privato, secondo fonti giornalistiche, si farebbe carico di progettazione, costruzione per 420 milioni di euro e della gestione alberghiera dell’ospedale, il tutto per 50 milioni di euro di canone annuale (la gestione attuale sarebbe quantificata su 11 milioni).
Da quando si è cominciato a parlare del nuovo Santa Croce al Carle, l’assessore Icardi, non si è sempre espresso in modo chiaro e coerente: ha, fino a qui, sostenuto la certezza dei fondi INAIL, senza tuttavia fornire una valida spiegazione sul perché abbia atteso per mesi senza procedere a presentare il progetto del nuovo ospedale per renderlo finanziabile. La notizia che un privato si è proposto per la costruzione del nuovo ospedale è arrivata all’improvviso mentre tutti cercavano tracce di finanziamenti INAIL ed altrettanto rapidamente l’Aso di Cuneo ha assunto un advisor con l’incarico di valutare se sia più conveniente il finanziamento privato o quello dell’INAIL.
In recentissime dichiarazioni alla stampa, l’assessore Icardi si prodiga a dimostrare che i finanziamenti statali per costruire il nuovo ospedale a Cuneo non ci sono, o meglio non ci sono più, perché tutti assegnati ad ospedali, case di comunità, attrezzature e che per Cuneo ci sono 141 milioni di euro solo se a costruire sarà il privato.
Sempre in una sua nota riportata dalla stampa, l’Assessore ribadisce l’esistenza certa dei finanziamenti INAIL e che ci sarebbero trattative in commissione salute nazionale per ottenere una disposizione di legge che permetterebbe all’INAIL di farsi carico in prima persona dell’acquisto di terreni ed immobili per la costruzione e della progettazione.
Queste dichiarazioni dell’assessore Icardi, invece di chiararci la situazione, aprono ad ulteriori domane. Infatti ci chiediamo come mai i 141 milioni di finanziamenti statali accantonati non potessero essere previsti per predisporre un progetto del nuovo Santa Croce da presentare all’INAIL invece che essere previsti per partecipare al parternariato pubblico privato
Alla luce di queste dichiarazioni, non possiamo che ritenere che il nostro assessore si sia orientato sull’unica soluzione che, probabilmente, sembra aver perseguito fin dall’inizio, concentrandosi sulla strada del finanziamento privato a scapito di quello pubblico.
Non possiamo essere d’accordo! Un nuovo o rinnovato ospedale, non potrà che essere costruito con i finanziamenti dell’INAIL, perché l’INAIL non lucrerà sul costo della pulizia, della ristorazione o dei parcheggi dell’ospedale, perché l’INAIL, ente parastatale, decide i suoi investimenti non per conseguire un profitto, ma per assicurare, con il loro ritorno finanziario, il pagamento delle rendite per infortunio o malattie professionali dei lavoratori.
A dire il vero tutto quanto succede ed è successo sulla questione ospedale ci pare una grande recita, con vari attori, Regione, Fondazione, Comune che hanno agito senza un’autentica volontà di mettere a confronto le diverse possibili opzioni di intervento, ospedale nuovo al Carle o al Santa Croce, con le relative analisi delle molteplici ricadute sul territorio. Secondo noi è stata fatta una scelta pregiudiziale per interessi altri come l’evoluzione dei fatti pare aver reso sempre più evidente.
Se veramente ci fosse stata la volontà di cercare la soluzione più conveniente da più punti di vista, a nostro parere, ora potremmo ritrovarci sul piatto anche un approfondito studio sulla possibilità alternativa di ristrutturazione ed ampliamento dell’attuale ospedale, che nessuno degli attori in gioco pare aver mai voluto seriamente prendere in considerazione. Ci sarebbe piaciuto e ancora ci piacerebbe avere, come cittadini che pagano con le loro imposte i costi dell’ospedale, la possibilità di vedere il risultato di un confronto ad armi pari tra le due soluzioni.