Il rito del falò che riprende vita, come un’araba fenice sorge dalle sue stesse fiamme: per bruciare i pensieri a tinte scure che hanno accompagnato quest’ultimo biennio segnato dall’epidemia, ma anche dai momenti in cui ci si è ritrovati a salutare prima del tempo alcuni amici che hanno compiuto tanti passi insieme ad ogni parte di questo posto quasi magico che è Valle Casette di Montà. Ritornerà, quest’anno, il rito del riunirsi attorno ad un falò, in un istante non qualunque: e scoprire quanto piacere possa dare la sensazione del calore vivo in una notte d’inverno, sentendosi più vicini alla propria terra con tutte le tradizioni, i volti e i segni che l’hanno solcata nel passato. Succederà la sera di domenica 20 febbraio, dalle 20,30 in avanti, in Valle Casette di Montà.
Un po’ San Valentino, un po’ atmosfera di “carvé vej”, ovviamente con la regia del Comitato valligiano, vero esempio di come si possano fare grandi cose a partire da concetti semplici, e con tanto impegno oltre che senso di attaccamento ai luoghi di vita quotidiana. È un frammisto di gesti in bilico tra cristianesimo antico e paganesimo, direbbe qualcuno: o, in maniera più forte, il modo che si aveva qui di festeggiare il carnevale nell’era agricola. Punti fissi del calendario, insomma: nei posti in cui si faceva il vero “canté j’euv”, iniziando la questua nelle case proprio nei giorni del carnevale, come vuole l’atavica regola non scritta, qui presa decisamente alla lettera.
Sarà vera festa campestre: proprio a ridosso dell’area destinata poi ad essere adibita ai festeggiamenti in onore di S. Giuseppe Lavoratore, che tornerà dal 28 aprile al 1° maggio prossimi. E, in luglio, alla popolare “Cena per la vita” a favore dell’Istituto per la ricerca sul cancro di Candiolo e della delegazione albese della Lega italiana per la lotta contro i tumori.