«L’incoronazione farà di carlo un re moderno»

Il nuovo libro di Enrica Roddolo: «Cerimonia a maggio, lui è deciso a lasciare un segno»

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Un doppio ritratto. Del sovrano pubblico e di quello privato, diviso tra cuore e dovere, passione verso i temi di attualità e ragion di Stato, la devozione alla corona e l’attesa del diventare re. Nel suo ultimo libro, “Carlo III. Il Cuore e il Dovere del Re” edito da Cairo, la giornalista del Corriere della Sera e storica di casa Windsor Enrica Roddolo tratteggia il ritratto del nuovo re d’Inghilterra, figlio ed erede dell’amatissima e longeva (70 anni di regno, il suo) regina Elisabetta II. Di origini piemontesi con radici nelle langhe, Roddolo è già autrice della prima biografia del principe di Edimburgo “Filippo and the Queen” e della biografia della regina “Elisabetta e i segreti di Buckingham Palace”. Per la sua stesura, la giornalista si è avvalsa della sua lunga esperienza di cronista di eventi reali, testimonianze di prima mano e interviste esclusive. Daniel Franklin, direttore esecutivo del “The Economist”, ne ha curato la prefazione.

Il libro è l’occasione per mettere a punto la figura del re: «L’ho incontrato 10 anni fa a Venezia, quando era ancora principe, e già parlava di accessi migliori per i disabili e materiali di costruzione so­stenibili, argomenti di attualità e guida per l’architettura moderna. Tra cuore e dovere è stretto il senso della missione di Carlo. A partire dal padre, il Duca di Edimburgo, che diceva “lui è un romantico”, appassionato a tante questioni: dalle fedi all’ambiente al cambiamento climatico. Ma vedendo la società del 2023, della quale sarà l’istituzione di riferimento, si distingue per le sue battaglie (con The Prince’s Trust per il sostegno di giovani vulnerabili, la sostenibilità nella moda, il marchio Duchy Originals per il sostegno all’agricoltura biologica). Ro-man­tico è un termine limitativo: il tempo che ha atteso come principe di Galles, gli ha permesso di studiare e prepararsi a quello che sarà il suo ruolo».

Ci racconta l’aspetto del “cuore”?
«Nel cuore del re c’è l’aspetto sentimentale, che tiene insieme i grandi amori della sua vita, Diana e Camilla sposata nel 2005. Tra gli eventi che hanno pesato moltissimo, c’è anche il libro memoir del principe Harry (“Spare”, ndr). La tragedia di Diana non è stata solo per i figli, ma anche per Carlo che ha fatto loro da padre e da madre dietro le quinte. Di Camilla si ricordano i “gossip”, ma la stessa regina Elisabetta l’aveva accettata e nel 2022, oltre a dire che avrebbe fatto il suo dovere fino alla fine, aveva detto che al momento opportuno desiderava divenisse la regina consorte, che avrebbe lavorato bene per il paese. Camilla è un elemento di stabilità per Carlo, cui ha conferito nuove dinamiche di serenità».

E il dovere?
«È quello di regnare, anche se è già re nella quotidianità. La sua è un’eredità molto difficile, ma si è calato naturalmente nella gravitas del ruolo. La regina mancherà come monarca ama­ta e irripetibile. Lui vorrà esporsi di più rispetto alla regina che è stata per 70 anni una magnifica sfinge. Carlo attraverserà il tempo del suo regno con una diversa presenza. Durante la cerimonia di incoronazione ci sarà la tradizionale doppia parata e poi il “The Big Help Out”, una terza giornata in cui i cittadini saranno invitati a mettersi a disposizione per progetti di volontariato: sarà capace di lasciare il segno».

Quale sarà il rapporto con il principe William?
«William è l’erede di Eli­sabetta, che con il nipote aveva un rapporto speciale, quindi lo tiene molto vicino come aveva già fatto la regina con lui condividendo i documenti contenuti nelle “red boxes” per aggiornarlo sulla vita del Paese. Carlo sa di non avere davanti a se tanto tempo ed è deciso a fare molto in tempi brevi. Gli esponenti di prima linea della famiglia reale Camilla, Kate e William, la principessa Anna, il fratello Edoardo e Sophie di Wessex (che coprono le posizioni lasciate vacanti dal principe Andrea travolto dallo scandalo Epstein e dei fuoriusciti duchi di Sussex, Harry e Meghan) lavoreranno molto nella nuo­va monarchia ridotta voluta da Carlo. Gli altri faranno un passo indietro dedicandosi ad altre carriere, anche in un’ottica di contenimento dei costi e modernizzazione».

L’incoronazione del prossimo 6 maggio ha una valenza politica e sociale. C’è attesa a Londra?
«Il funerale di Elisabetta è stato un summit globale anche se non lo era, l’incoronazione sarà una replica di quel summit che porterà a Londra teste coronate e capi di stato, sarà l’evento dell’anno. Ogni volta che c’è un’incoronazione ufficiale, e manca da 70 anni, c’è molta attesa: è uno di quegli eventi che fanno parte della vita del Paese, di presa di consapevolezza di vivere un momento nella storia. Un’in­co­rona­zione per la Royal Fa­mily è anche orgoglio e riscontro nazionale. Per questo sarà “glorious and exciting” come dice Jonny Dymond, corrispondente della Bbc, “Sta qui il grande segreto dei grandi appuntamenti della monarchia, della monarchia stessa, in fondo: è una sorta di Ministry of good time o Department of fun”, il business della felicità».

Quindi, nonostante sia stato talvolta considerato un personaggio controverso per via di faticosi rapporti familiari (il padre, Diana… ) Carlo è amato?
«È stato abile nell’entrare come sovrano morbidamente. Lui vorrà innovare e la simpatia nei suoi confronti cresce e cresce sempre di più rispetto a quando era principe».
Come mai le monarchie, in specie quella inglese, esercitano in noi un tale fascino?
«La regina Elisabetta era un “brand” universale, conosciuta in tutto il mondo. Ma non solo: c’è anche un fattore culturale perché i Windsor sono il simbolo di una cultura a cui ci ispiriamo e identifichiamo, dalla musica alla letteratura».