IL FATTO
Dopo la morte del ragazzo di 17 anni nel vicentino, sono tornate le preoccupazioni legate alla meningite batterica. Che cos’è e come dobbiamo affrontarla?
C’è una premessa da fare: «È importante evitare l’allarmismo perché l’Italia ha una bassa incidenza di meningite e, in particolare, della malattia meningococcica, rispetto agli altri Paesi d’Europa. Ogni anno vengono segnalati tra gli 800 e i 1.000 episodi di meningite globale, di cui circa 200 di meningite meningococcica. Il numero di casi registrati è abbastanza stabile e a mio avviso non ci sono assolutamente i presupposti scientifici per parlare di epidemia». Così si è espresso il professor Roberto Cauda, infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma, dopo l’ultimo caso che – una settimana fa – ha colpito un ragazzo di 17 anni nel Vicentino, ricoverato d’urgenza dopo una diagnosi di meningite da meningococco di tipo B. Mauro Fabris (questo il nome del liceale che era anche giocatore di basket) è morto purtroppo dopo qualche giorno. Un evento che ha riportato tragicamente d’attualità l’argomento.
Ma che cos’è la meningite? Si tratta di un’infiammazione acuta delle meningi, ovvero le membrane di rivestimento che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Si tratta di una patologia di origine infettiva causata soprattutto da virus (nella sua forma meno grave), più raramente da batteri, con conseguenze molto più serie e anche potenzialmente fatali. Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco. Il contagio è più frequente in inverno e primavera e colpisce maggiormente bambini e adolescenti. «Nelle forme virali – spiega l’esperto – il contagio avviene, come nella meningite meningococcica, per via aerea e attraverso un contatto stretto e prolungato, a distanza di meno di un metro. La meningite pneumococcica non è invece una malattia di tipo contagioso perché in genere lo pneumococco parte da sinusiti, otiti, o altre infezioni delle prime vie aeree. Il periodo di incubazione oscilla da un minimo di tre giorni ad un massimo di dieci ma generalmente è di 5/6 giorni. La malattia è contagiosa soltanto durante la fase acuta e nei giorni immediatamente precedenti all’esordio».
Quali sono i sintomi? Generalmente un improvviso mal di testa, febbre, uno stato confusionale, fotosensibilità, rigidità del collo, quest’ultimo il segno più attendibile per il medico per fare diagnosi di meningite in generale. Ma la diagnosi precisa avviene dopo un esame con puntura lombare per prelevare un campione di liquido cerebrospinale che si analizza per stabilire il tipo di infezione. La terapia prevede l’uso di antibiotici, tra cui il più efficace rimane ancora la penicillina, presentando pochi casi di antibiotico-resistenza. Come prevenzione, c’è ovviamente la vaccinazione che, aggiunge infine Cauda «contro la meningite da meningococco non è obbligatoria perché il numero di casi non è così elevato da giustificarla. Resta comunque consigliata soprattutto nella prima infanzia e negli adolescenti».