Nonostante i mille guai fisici che da anni lo assillano, Massimo Berruti sprizza ottimismo da ogni poro. Un ottimismo contagioso che, forse, può spiazzare chi lo avvicina per la prima volta, ma non certo i suoi amici, che ben lo conoscono e apprezzano. Un ottimismo che dal 2020, in piena emergenza Covid, è ulteriormente aumentato e che ha rigenerato non poco la sua energia, la sua voglia di vivere e di dedicarsi all’arte. Ma cosa è successo nel 2020? Lo chiediamo direttamente all’artista canellese: «Chiuso in casa a causa della pandemia, stavo navigando in Internet quando mi sono imbattuto in un sito d’arte che pubblicizzava il primo “Premio Vittorio Sgarbi”, con sezioni dedicate a pittura, scultura e fotografia.
Immediatamente ho deciso di partecipare ed ho inviato la domanda d’iscrizione allegando le foto di alcune mie opere. Venni poi avvisato che la mia candidatura era stata accettata e che la mia opera “Il ritratto di Noemi” avrebbe fatto parte delle cento opere migliori».
Opere che sono state raccolte in ben sei volumi inviati a galleristi di tutto il mondo.
«Esatto. Poi, a inizio gennaio di quest’anno, sono stato invitato alle selezioni per un tour in Usa: Los Angeles, Miami, New York e Washington. Non so se mi spiego!».
Benissimo. Poi?
«Lo scorso 6 febbraio ho saputo di essere stato selezionato per questo tour».
E cos’altro?
«Non oso dirlo, ma ci sono buone possibilità che una mia opera sia mostrata su un maxischermo in Times Square a Manhattan! Tenga presente che è stato selezionato un artista ogni circa duecento».
Stop, Massimo. Facciamo un reset e vediamo tutto con più calma, anche se molto calmo non mi sembra…
«Sì, ma più che agitato direi che sono euforico. Molto euforico».
Dunque?
«Essendo ormai entrato in una certa dimensione artistica, grazie al “Premio Vittorio Sgarbi”, ogniqualvolta c’è una nuova iniziativa vengo invitato a partecipare. Sta poi a me decidere se accettare o meno ma la cosa importante è che non vieni messo da parte e che continui a ricevere su Internet richieste. Due, tre anni fa ciò non accadeva o accadeva molto di rado. La mia importanza artistica è cresciuta di livello e potrei lavorare molto spesso all’estero. E questo, ovviamente, non può che farmi piacere».
Quindi sono aumentati anche gli amatori, i collezionisti che vogliono una sua opera?
«Faccio parte di una organizzazione francese che si chiama “Singulart”, un negozio online di arte contemporanea che tratta i miei quadri in tutto il mondo e mi segnala ogni contatto. Ad oggi i miei contatti sono oltre duemila. Per assurdo, la mia pittura sembra banale, fotografica. In realtà non assomiglia a nessun’altra. Il pubblico ha necessità di poterla vedere più volte per memorizzarla prima e apprezzarla nella giusta misura poi. Ed è ciò che sta accadendo, dato che attualmente i miei quadri sono visibili in tutto il mondo. Ad esempio, lo scorso settembre ho partecipato ad una mostra a Beausoleil».
So che ultimamente ha anche variato i suoi soggetti classici, ha aggiunto nuovi temi.
«In effetti avevo aggiunto il tema delle pattinatrici a rotelle, cercando di farlo entrare come flusso nuovo di pittura ma non ho trovato, purtroppo, un grosso entusiasmo dalla controparte e, almeno per il momento, questo tema è accantonato. Tuttavia ho dato un nuovo input all’erotismo leggero, magico e perverso allo stesso tempo, diverso da quello che oggi imperversa un po’ ovunque. Ciò che voglio trasmettere è l’idea che nella vita non ci sia una risposta sola nel proprio immaginario e che ognuno deve scoprire nuovi sentieri particolari, senza bisogno che ci sia un solo modo di approcciarsi ad un’altra persona. Oggi il “politicamente corretto” sta diventando un po’ una cappa di piombo sui nostri rapporti interpersonali. Ecco, nel mio piccolo cerco di lottare contro questo. Nell’altra mia grande passione, lo spazio, sto impegnandomi per migliorare cercando nel contempo di rappresentare il senso di vuoto che c’è nello spazio, il grande silenzio, un po’ di malinconia…».
Altre novità?
«In questo periodo non sto dipingendo molto, ma lavoro piuttosto di testa, cercando nuove idee per i miei quadri. Nelle mie opere, prima dipingevo la figura e poi la sezionavo, ne ingrandivo particolari che portavo in risalto e ne includevo altri estranei alla figura. Ora le mie opere sono come dei contenitori dove parto da un’immagine di fondo un po’ sfocata mentre i particolari che più mi colpiscono vengono avanti nitidi quasi che navighino in questo spazio. Quindi non è più l’immagine che i miei occhi vedono ma è l’immagine come la mia mente la riceve. Ed è un passaggio molto forte».
Nuove modelle?
«Ce n’è una molto bella e molto intelligente ma per la sua professione vuole rimanere nell’anonimato. Oggi per il “politicamente corretto” a cui accennavo prima, è difficile trovare nuove modelle».
Gli obiettivi immediati?
«Acquisire la maggior visibilità possibile e poi sperare che si capisca che se non ci sono altre pitture simili alla mia, è un pregio e non un difetto».
L’artista di Canelli crea i suoi quadri a mano libera con l’aerografo. La valutazione di Sgarbi Massimo Berruti nasce a Rocchetta Palafea (Asti) nel 1948. Vive e lavora a Canelli. La sua ricerca pittorica è iniziata nel 1968 ispirandosi alla Pop Art per poi proseguire con una ricerca più personale legata alla psicoanalisi, all’astronomia, all’erotismo e alla “dimensione ombra” delle persone. Temi a cui è sempre rimasto legato, anche se dalla fine degli anni ottanta ha cambiato tecnica lavorando all’aerografo a mano libera, tecnica a spruzzo e su base nera che consente di rendere al meglio il desiderio di una pittura tutta basata sulla luce e sulle sfumature. Espone dal 1973. Vittorio Sgarbi ha attribuito alle sue opere una quotazione variabile tra i 1.800 e i 10.000 euro. Per chi volesse contattarlo: 333 1696044 – email: [email protected] – sito: www.singulart.com/en/artist/massimo-berruti. Le sue esposizioni negli Usa: ottobre 2023 a Washington, novembre a Miami. Gennaio 2024 a Los Angeles, marzo a New York.
A cura di Elio Stona