«In Supercoppa è già cominciata la sfida a Cortemilia»

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Federico Raviola, ca­pitano e battitore dell’Olio Roi Acqua San Bernardo Impe­riese. Classe 1993, è nato il 16 novembre a Mondovì e vive a Cuneo. Figlio di Ezio (presidente della Fondazione Crc) e mamma Lionella. Dal trionfo freschissimo alla nuo­va serie A, di pallapugno, dietro l’angolo.
Partiamo dalla gioia della Supercoppa, alzata a Ceva il 25 marzo scorso (Marchisio Noc­ciole Cortemi­lia-Olio Roi Acqua San Ber­nardo Imperiese 5-9).
«Sì, è stato un momento bellissimo a livello personale, di squa­dra e di società. Si tratta di una delle tre competizioni più importanti per la pallapugno italiana e aver già vinto un titolo, a inizio stagione, è importantissimo per noi. Ci tenevamo ad una sorta di rivincita, dopo la serie di finale Scudetto 2022 (vinta da Massimo Vacchetto con Cor­temilia, ndr) e a riportare un trofeo in Liguria dopo tanta attesa. L’ultima Super­coppa vinta dall’Imperiese, era datata 1999. È stata una finale combattuta e dal grande fascino, portarsi a casa la vittoria è stato un bel carico di morale e di consapevolezze. Vincere non fa mai male!».

Proprio l’ultima finale Scu­detto fu davvero avvincente.

«Una bella serie, senza dubbio. Ognuno ha fatto valere il proprio fattore campo lottando su ogni palla. Allo spareggio è stata davvero alla pari. Noi abbiamo chiuso con un po’ di rammarico, avevamo la sensazione di poterlo vincere. Il campo, però, ha sempre ragione. Credo che il pubblico si sia divertito, noi un po’ meno (ride, ndr) ma fa parte dello sport».

Lei è giunto a Dolcedo, con l’Imperiese, dopo una lunga militanza a Cuneo.

«A Cuneo mi sono formato sportivamente. Sono stati 9 anni fantastici. Una bella fetta della mia carriera l’ho passata lì. Sono cresciuto in tutto e per tutto, tecnicamente e fisicamente. Ho fatto tanta esperienza, vincendo tutti i titoli che si potevano vincere. Cuneo è sempre casa per me, ricordo e ricorderò tutto piacevolmente».

Com’è scoccata la scintilla con la pallapugno?

«In un modo divertente. Da piccolo ho avuto la fortuna di praticare parecchi sport, la mia famiglia è stata molto brava a direzionarmi verso la pratica sportiva. Ho fatto calcio, nuoto, pallapugno. Mio papà giocava a pallapugno, lui mi ha trasmesso molto in tal senso. Ma ho iniziato casualmente e vi racconto l’aneddoto. Un giorno, a Mondovì, sono andato in piscina per allenamento. I miei tardarono leggermente nel venirmi a riprendere e visto che l’impianto natatorio è a fianco dello sferisterio, mi sono affacciato a guardare alcuni ragazzi che si stavano allenando. Mi hanno chiesto se volevo provare e diciamo che, da allora, non ho più smesso! Una passione nata immediatamente, giocando è scattato l’innamoramento per la pallapugno».

Papà Ezio è il suo primo tifoso.

«Certamente, insieme a mia mamma. Loro mi hanno sempre supportato in tutto. Papà ha tantissima passione per il balon, penso sia molto felice quando mi vede giocare. Soffrono e gioiscono, ma soprattutto soffrono durante le partite. Sono sempre in campo con me, se così si può dire, e li ringrazio».

Serie A 2023 ai blocchi di partenza. Sensazioni?

«Arriviamo con una squadra ben allestita dalla società, lo sottolineo e dico grazie allo staff dirigenziale per il lavoro fatto. Aveva già fatto un grande sforzo per portare il sottoscritto in Liguria. In questi due anni, ha strutturato dei roster all’altezza e molto competitivi. Siamo pronti in tutti i reparti. Dobbiamo puntare ad arrivare in fondo a tutte le competizioni. Con la consapevolezza che sarà un campionato molto equilibrato, forse il più equilibrato degli ultimi 10 anni. Non ci saranno partite scontate sulla carta. Siamo in grado di giocarcela e poter vincere con tutti, questo sì. Starà a noi lavorare sodo e mantenere alta la soglia di concentrazione (L’Olio Roi Acqua San Ber­nardo Imperiese debutterà a Dolcedo, sabato 8 aprile alle 15, con le Vetrerie Giacosa Spaccio Faccia Ceva, ndr)».

Avversari?
«Massimo Vacchetto giocherà con lo Scudetto e la Coppa Italia sul petto con Corte­milia, l’albo d’oro parla chiaro e negli ultimi anni ha dominato la scena. Vedo parecchie formazioni competitive e molti possono arrivare in fondo».

Di anno in anno, questo sport assume fascino. Concorda?
«Sicuramente si sta modernizzando molto. Dagli anni passati è cambiato. C’è un po’ la cultura del rimpiangere i vecchi tempi, però si è evoluto a livello di preparazione, di alimentazione, di velocità, di caratteristiche del gioco. Uno sport diverso e onestamente sono contento della direzione che ha preso. I giocatori in A sono praticamente dei professionisti. Ovviamente, la gente è molto legata al passato. Per affetto, ricordi e grandi vittorie. Le nuove generazioni stanno interpretando e capendo lo sport per quello che è e quello che è diventato. Ci sta ed è normale. L’importante è voler bene alla pallapugno. Vedo che si sta investendo molto sui giovani».

Federico Raviola oltre al ba­lon?

«Vado verso i 30 anni, spero di giocare ancora a lungo ma poi inizierà, diciamo così, la vita vera. Adoro gli sport, viaggiare, stare con la mia fidanzata e miei amici. Sono laureato in Scienze Motorie e sto completando gli studi in massoterapia e il mio futuro lo vedo in questo settore. Mi piacerebbe lavorare con qualche sportivo».

So che ha dei ringraziamenti da fare.

«Ne approfitto per ringraziare il pubblico di Dolcedo e i tifosi dell’Imperiese. Sono stati una piacevolissima sorpresa per me. La piazza più calda in assoluto, una vera e propria curva! Una regione unita e non solo Dolcedo, per farci sentire il proprio calore e spingerci verso i nostri obiettivi. A Ceva, sono venuti davvero in molti per la finale della Supercoppa».