L’Associazione equo solidale «Qui e là» ottimo pubblico ha raccolto, domenica pomeriggio 23 aprile, alla Cascina Marquet, per una nuova «lettura teatrale» curata da Elisa Dani sulla situazione iraniana, ispirandosi all’omonimo fumetto «Persepolis» di Marjane Satrapi, disegnatrice classe 1970 che ha reso celebre l’attrice, residente in Francia, a livello internazionale.
L’incontro è iniziato con intervento di attivista a sensibilizzare sulla difficile situazione delle donne in Iran. Libri a riguardo erano disponibili.
Elisa Dani ha esordito premettendo che era la prima volta che «leggeva» pubblicamente un fumetto. Che si trattava di un esperimento. Andato benissimo: come sempre ha saputo «disegnare», con le sue parole, tratteggiare emozioni con grande sensibilità, calarsi perfettamente nei panni della scrittrice.
Ha affrontato, partendo dall’introduzione, una vicenda autobiografica, vista attraverso i ricordi di quella che, in difficili momenti storici, era una bambina ed una ragazza.
L’oltre ora di performance, sottolineato da musica, è arrivato sin al primo trasferimento della Satrapi in Austria, quattordicenne, a studiare, ma anche decisa dalla famiglia (di buon livello sociale) per proteggerla, ragazza ribelle.
La bambina «vede» la «rivoluzione islamica» (la famiglia, ricca ma «di sinistra», laica ed occidentalizzata, è molto critica verso lo Scià autocrate), lei sogna di diventare «l’ultimo profeta», vede amici e parenti scappare, qualcuno venir arrestato (il potere è preso dal clero islamico scita, contrario ad ogni forma di «laicità»)… Arriva anche la guerra, con l’Iraq di Saddam Hussein (gli iraniani son popolo indoeuropeo, con vicini arabi), la Teheran dove vive è obiettivo di bombardamenti, i giovani son mandati al fronte a «cercare il martirio»…
L’opera della Satrapi, diventata anche film, può offrire ancora spunto a più di una lettura di Elisa Dani: vi è un periodo difficile in Austria, la prima storia di amore che la delude profondamente, il ritorno in Patria, dove la guerra è finita ma la situazione, per le donne, non certo migliorata, il definitivo «addio» all’Iran…
Costanza Lerda, come presidente del «Commercio equo solidale bovesano», ha portato (tra gli applausi) il suo plauso e ringraziamento alla lettrice.
Si è terminato con rinfresco, nel tipico spirito, sobrio, della «Bottega»…
«Palestre di teatro»: saggi dei giovani domenica 7
Elisa Dani invita allo spettacolo, saggio finale delle sue annuali «Palestre di teatro» (quelle «giovani», attori tra i dodici ed i quattordici anni) «Lasciate che i bambini vengano a me – Per un abbecedario dei miracoli – Studio su Pinocchio», domenica 7 maggio, alle 18 ed alle 21, nel teatro del Salone oratoriale di Fontanelle di Boves, Via Santuario 135. Sua son regia e drammaturgia, con luci di Roberto Punzi, collaborazione di Claudia Allinio. In scena saranno Maria Arese, Ginevra Bottasso, Giorgia Basteris, Chiara Briatore, Sofia Colella, Michela Coniglio, Alice Garavagno, Luna Gazzi, Arianna Peano, Olivia Clara Pittavino e Benedetta Ravera. L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria al 334.7334805.
«” se io come Pinocchio potessi diventare un mandorlo in fiore… “. Inizia così la poesia che Alda Merini scrisse il 21 marzo 2007. Il 21 marzo è il primo giorno di primavera. Il giorno in cui lei stessa nacque, nel 1931. Pinocchio: è la corsa della Primavera che sboccia. Anche l’adolescenza è una primavera della vita. Adolescente significa “che si sta nutrendo”. Pinocchio è lo spazio lasciato ad un mandorlo in fiore di nutrirsi e sbocciare dentro e fuori di sé. Spazio che si arreda scappando dagli ordini precostituiti e dalle aspettative degli altri. Dalle gabbie del passato. Da qualsiasi pronostico. Spazio che si coltiva negli incontri d’amore e nel non saputo. Pinocchio è l’anticamera della s-visione e della s-parola data. È la possibilità di un nuovo abbecedario dei miracoli. Quelli veri. Che iniziano quando si decide che ci si può “buttare in mare”. Per salvare qualcuno. Te. Me. Noi. Insieme. I respiri e le apnee di ogni singola bracciata “di crescita”. Quelle di Pinocchio. Come quelle di Geppetto. Bracciate nel mare. Come nella vita. I miracoli. Quelli veri. Iniziano quando si trova la prima parola nuova per il proprio abbecedario. Una parola per esempio che inizia con la P.
P di Pinocchio. Pinocchio in bilico. Sempre Dentro di me. Di te. Di tutti. E quella voglia di correre. Tutta da indagare. Chi veglierà sulla nostra meraviglia?».
Undici ragazze tra i dodici ed i quattordici anni, diretti da Elisa Dani, attrice, lettrice, regista e formatrice, mettono a disposizione il loro «Pinocchio interno». «Perché possiamo metterci in cerca del nostro o dei nostri pinocchi. Un’intera famiglia! Come diceva Collodi. Ed ognuno possa vegliare su quelli degli altri. Un invito provocatorio rivolto soprattutto agi adulti. Chiamati a vegliare sulla crescita di chi ancora adulto non è. Perché è l’altrui crescita che ci chiede di essere all’altezza di una veglia speciale».
P di Pinocchio. Pinocchio in bilico. Sempre Dentro di me. Di te. Di tutti. E quella voglia di correre. Tutta da indagare. Chi veglierà sulla nostra meraviglia?».
Undici ragazze tra i dodici ed i quattordici anni, diretti da Elisa Dani, attrice, lettrice, regista e formatrice, mettono a disposizione il loro «Pinocchio interno». «Perché possiamo metterci in cerca del nostro o dei nostri pinocchi. Un’intera famiglia! Come diceva Collodi. Ed ognuno possa vegliare su quelli degli altri. Un invito provocatorio rivolto soprattutto agi adulti. Chiamati a vegliare sulla crescita di chi ancora adulto non è. Perché è l’altrui crescita che ci chiede di essere all’altezza di una veglia speciale».