Visita cuneese per il ministro della Difesa Guido Crosetto che nello scorso fine settimana è stato in Granda, partecipando a una serie di incontri istituzionali e appuntamenti organizzati sul territorio. Dopo aver preso parte, nel capoluogo, a un convegno ospitato da Confindustria Cuneo, il cofondatore di Fratelli d’Italia ha visitato il Museo “Terra di Artigiani” di Confartigianato Cuneo (se ne parla nelle pagine successive) e incontrato in Prefettura una rappresentanza delle Forze Armate e delle Forze di Polizia del Cuneese, alla presenza, tra gli altri, del prefetto Fabrizia Triolo, del questore Nicola Parisi, del senatore Giorgio Maria Bergesio, della parlamentare Monica Ciaburro e del generale dei Carabinieri Gino Micale. Poi il trasferimento nell’Albese, dove Crosetto si è recato in diverse aziende, tra cui le Cantine Sordo di Castiglione Falletto. Qui, il coordinatore albese di Fratelli d’Italia, Giulio Abbate, accompagnato dall’assessore al Turismo di Alba Emanuele Bolla e dal fratello di Guido Crosetto, Gabriele, ha donato al Ministro una barrique di Barolo, messa a disposizione dal proprietario dell’azienda vitivinicola, Giorgio Sordo, e personalizzata con una affettuosa dedica e un ritratto realizzato da Piercarlo Odella. «Un omaggio per ringraziarti per quello che hai fatto, stai facendo e farai per il nostro territorio», ha detto Abbate, ricevendo da Guido Crosetto un caloroso abbraccio e parole di ringraziamento. Eravamo presenti anche noi di IDEA.
Ministro, come ha trovato la “sua” Granda?
«È la mia terra. Come sempre, ho trovato una grandissima capacità di lavorare, di superare le difficoltà aumentando la produzione, gli investimenti, la tecnologia. Qui c’è un importantissimo tessuto economico, industriale, artigianale, commerciale, agricolo: è una provincia ricca di eccellenze. Nemmeno noi cuneesi ci rendiamo conto di quante ce ne siano. È un modello da esportare nel resto d’Italia».
Tutto bello, dunque?
«No, ci sono pure i problemi. Alcuni gravi: penso, ad esempio, ai ritardi infrastrutturali, anche se su questo fronte qualcosa si sta muovendo. Ci sono poi questioni che mi auguro possano essere solo temporanee, come il fatto che i francesi vorrebbero bloccarci l’ultimo passaggio con cui noi cuneesi possiamo trasportare merci in Francia: lo trovo surreale. Porterò subito il tema sulla scrivania del Ministro degli Esteri e del Presidente del Consiglio perché condizionare le possibilità di una provincia importante come la Granda di lavorare con la Francia è una follia totale».
Anche l’applicazione del Pnrr si sta rivelando problematica.
«I piccoli Comuni non sono strutturati per poter fare quegli investimenti e, quindi, dobbiamo supportarli. A Cuneo abbiamo fatto una riunione proprio su questo, ora bisogna trovare il modo per mettere il tema a sistema e fornire aiuto».
Parlava di infrastrutture. Ha provato il nuovo tratto della Asti-Cuneo?
«Non ancora. La cosa importante è che la partita si sia sbloccata e che finalmente si possa concludere l’opera. Era ora».
Quali sviluppi attendersi dal conflitto in Ucraina?
«È opportuno lavorare alla costruzione di tavoli di pace. Personalmente, preferisco cercare uno spiraglio che permetta di uscire da una situazione che, altrimenti, rischia di degenerare. L’Ucraina entrerà nella Nato, ma i tempi sono lunghi, perché la burocrazia, purtroppo, si fa sentire pure a livello di Unione Europea. Il punto adesso è riuscire a interrompere il conflitto e giungere a una mediazione che permetta di arrivare alla pace».
Quale ruolo può avere il nostro Paese?
«L’Italia sta operando su due fronti: da un lato, assicura supporto a una comunità che è stata aggredita, senza avere colpe, dall’altro, tenta di far ragionare persone che non hanno minimamente voglia di farlo. Ci stiamo impegnando su questi pilastri che fanno parte della nostra politica estera. Mi auguro di ottenere qualche risultato, anche dal punto di vista diplomatico».
Altrettanto complessa è la situazione dei migranti.
«È una situazione, se possibile, ancora peggiore, perché si riproporrà per i prossimi decenni. Se la popolazione dell’Africa continuerà a crescere come succede oggi, tra vent’anni arriverà a contare 2,5 miliardi di persone, il doppio del dato attuale. E se non si farà qualcosa per contrastare la povertà, tra qualche decennio le persone che vorranno raggiungere il nostro Paese non saranno mille al giorno ma centomila».
Che fare, dunque?
«Oltre agli interventi di soccorso ed emergenziali, il lavoro va fatto soprattutto in Africa: è necessario creare le condizioni giuste affinché queste persone non debbano lasciare la loro terra. Una terra che, peraltro, possiede grandi ricchezze».
La tecnologia potrebbe aiutare, non crede?
«Sì, il problema è che, purtroppo, l’Africa è il continente dove prima l’Occidente e ora la Cina sono andati a depredare, senza fare crescere la ricchezza. E se a quelle popolazioni porti via le loro risorse è normale che cerchino di spostarsi altrove. Questi spostamenti, però, rischiano di assumere una portata non più sostenibile. Bisogna quindi agire, ma con un’ottica diversa. E l’Italia, con il premier Meloni e il Piano Mattei, si sta muovendo proprio in questa direzione».
Tornando alle questioni piemontesi, l’aerospazio è il nuovo settore trainante?
«Può certamente essere uno dei settori trainanti, anche perché in Piemonte, relativamente a quell’ambito, ci sono realtà industriali molto importanti e tecnologie che non si trovano altrove. Detto ciò, spero che anche l’automotive resti un comparto trainante. Io, peraltro, sono tra quelli che considerano la conversione eccessivamente veloce dell’Europa verso il solare e l’elettrico un suicidio industriale e politico, visto che si guarda a una tecnologia che è praticamente solo cinese».
Nel 2024 si voterà sia per la Città di Alba che per la Regione. Che indicazioni darà?
«Mi pare che il Sindaco albese e il Presidente del Piemonte abbiano lavorato bene, ma saranno i responsabili regionali del partito a esprimersi».