Calderoni: «Riuniamo tutti i Sindaci per rievocare il discorso di Galimberti»

La proposta del Sindaco di Saluzzo alle Istituzioni Cuneesi e Piemontesi

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«Sì, la guerra continua fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana, ma non si accorda a una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli Italiani».
È il nucleo centrale, il brano più famoso e comunque ancora poco conosciuto, dell’orazione che
Duccio Galimberti tenne alle 11 del 26 luglio 1943 dal balcone del suo studio che si affacciava sulla grande piazza centrale di Cuneo che ora porta il suo nome.

La recente visita del Presidente della Repubblica il 25 aprile, infatti, è stata una giornata emozionante che ha rafforzato le radici comuni dell’impegno politico di tante amministratrici e tanti amministratori della Granda.
L’entusiasmo con cui Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves hanno accolto Sergio Mattarella ha ben rappresentato il sincero sentimento democratico, la comune radice antifascista ed il diffuso senso delle istituzioni che caratterizza le comunità di tutto il territorio cuneese.

Il Presidente ha definito la nostra provincia la “terra della Costituzione” pensando ai tanti che si
sono sacrificati, spesso a costo della vita, per riconquistare libertà e democrazia.
Sarebbe bello onorare la memoria di quei tanti riunendo i 247 sindaci della provincia di Cuneo proprio in piazza Galimberti per assistere alla rievocazione del discorso che Duccio tenne esattamente 80 anni fa.
Quel giorno d’estate, alla notizia delle dimissioni di Mussolini, in tutta Italia vi furono esplosioni di gioia, cortei, comizi, assalti alle carceri per liberare i detenuti politici. Anche a Cuneo vi furono
grandi assembramenti poiché la gente voleva sapere.

Così, verso le 11 Duccio comparve sul terrazzo del suo studio. L’organizzazione clandestina del
Partito d’azione, sostenuta dagli altri partiti antifascisti, radunò migliaia di persone.
Gli italiani credevano che la guerra fosse finita, ma Galimberti spiegò che stava per cominciare
quella contro i tedeschi e i loro alleati subalterni, i fascisti, ed esortò il popolo a prendere in mano il proprio destino. Quel discorso prefigurava l’8 settembre, la lotta armata, la Resistenza!
Perché non organizzare una rievocazione pubblica e ufficiale di quelle parole e di quel momento di libertà e riscatto?