L’opinione di Maurizio Danese

«Il settore fieristico è uno straordinario vettore di crescita per le nostre imprese, ma ancora poco presente all’estero dove i margini sono notevoli»

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IL FATTO
Si parla tanto di Made in Italy come concetto di qualità da promuovere sempre di più, soprattutto oltre confine. ma sul piano concreto, da dove si può cominciare?

Lo ha spiegato bene Maurizio Danese, presidente dell’Associazione Esposizione Fiere Italiane, ed è un discorso che può essere condiviso da tutti gli addetti ai lavori: «Il settore fieristico italiano impiega 190 imprese e 3.700 addetti ed esprime un valore di 1,4 miliardi di euro l’anno. È uno straordinario vettore di crescita per le imprese del Made in Italy ancora però poco presente all’estero, dove gli attori italiani sviluppano in media meno del 10% dei loro ricavi complessivi; per questo la sfida, già nel medio termine, consisterà nella creazione di uno strumento in grado di assecondare la crescita delle manifestazioni leader fuori dai confini nazionali».
Un invito a internazionalizzare, espresso recentemente a chiare lettere in occasione della “Giornata Mondiale delle Fiere” e dei 40 anni dell’Aefi, associazione che rappresenta gli interessi del sistema fieristico nazionale. Tutto nasce da uno studio commissionato dalla stessa associazione, nel quale si evidenziano i possibili fattori di crescita del reparto. Il primo passaggio è stato quello della chiamata a una maggiore presenza internazionale. Si parte necessariamente da qui per dare maggiore sostanza al progetto di crescita e affermazione.
Nei prossimi passaggi strategici elaborati dal piano, è prevista la creazione di una piattaforma denominata “Club deal”, l’elaborazione di un programma condiviso, la quantificazione degli impatti economici e degli investimenti, il coinvolgimento delle istituzioni.
Come ha sottolineato lo stesso Danese: «L’obiettivo è accompagnare le nostre imprese nel mondo sotto un’unica bandiera e colmare il gap internazionale del nostro sistema per condurlo sui valori di Francia e Germania, le cui manifestazioni all’estero incidono quasi per il 30% del fatturato complessivo».
Nel corso dell’evento è stata sottolineata l’importanza di un settore come quello fieristico che è in grado di garantire alle aziende italiane uno strumento a basso costo per permettere un’alta esposizione verso l’estero sulla base degli eventi leader in campo internazionale organizzati in Italia. Da una parte, come ha spiegato Francesco Calvi Parisetti di Roland Berger che ha effettuato lo studio sulle fiere, è indispensabile continuare a sostenere le manifestazioni nel nostro Paese, dall’altra diventa cruciale l’esigenza di supportare il rafforzamento internazionale degli attori anche fuori dai confini nazionali fino a diventare una leva di politica industriale al fianco delle filiere d’eccellenza e del Made in Italy.
In questo periodo si parla tanto di questo aspetto che da sempre caratterizza la nostra economia. Al di là delle buone intenzioni, servono però azioni concrete. Particolarmente efficaci quelle che seguono strade inedite. Ed è proprio dal settore fieristico che si può cominciare.