Il viaggio è per definizione scoperta del mondo, di sé stessi e degli altri. È occasione di cambiamento, ma anche di crescita e riflessione. Di queste dinamiche è ben consapevole Sebastiano Ramello, consulente e promotore di vini, grande appassionato di viaggi, che proprio a una sua avventura nelle Canarie ha dedicato il suo secondo libro, “In viaggio con Maneki” (Echos Edizioni, 2023). Lo abbiamo intervistato.
Ramello, è uscita la sua seconda pubblicazione, “In viaggio con Maneki”. Di che libro si tratta?
«È una narrativa di un viaggio in barca a vela nell’Oceano Atlantico, tra le Isole Canarie. Alla fine del primo lockdown, nel 2020, ricevetti una telefonata da una cara amica giornalista, che mi chiedeva di raggiungerla per partire insieme. È iniziata così questa avventura di un mese e mezzo che viene raccontata nel libro».
Oltre che al Salone del Libro di Torino e a Savigliano, ha avuto modo di presentare il testo anche presso il carcere Cerialdo di Cuneo. Che occasione è stata?
«È stata una delle esperienze più belle che io abbia mai vissuto. Mi è piaciuta molto l’idea del Direttore, la cui intenzione era quella di portare il mondo esterno all’interno del carcere, e viceversa. Ho trovato molta attenzione: la cosa che più mi ha fatto piacere è stata la volontà dei detenuti di venire a stringermi la mano. Da sempre sono promotore della libertà, viaggio per quello, e l’esperimento era proprio vedere cosa potesse generare il discutere di libertà all’interno di un carcere».
Nel libro sostiene come, in un viaggio, alla metamorfosi esteriore si accompagni anche quella interiore. È questa metafora ciò che più la affascina?
«La metamorfosi mi accompagna fin da bambino. Il viaggio è cambiamento, come la vita stessa, ma accentua ulteriormente questa dimensione, portando ad affrontare ogni giorno situazioni che nella vita comune si incontrano in un arco di tempo più lungo. Il cambiamento è sempre interiore ed esteriore, ti porta a imparare cose nuove. In questo viaggio, nello specifico, sono passato da neofita a marinaio, e ho sviluppato pure nuove riflessioni».
Nelle Isole Canarie tanti sono stati i personaggi e i luoghi che ha avuto modo di conoscere: quali i più particolari?
«Abbiamo navigato lungo tutte le isole. Le più interessanti sono state quelle meno conosciute, come Hierro, dove ci sono seimila abitanti e un solo poliziotto, La Gomera, dove molte persone – che io chiamo hippie nostalgici – vivono nelle grotte o La Palma. Nel libro faccio notare, inoltre, come nelle zone più urbane si trovino plastica e immondizia, mentre in questi luoghi apparentemente meno civilizzati sia curato tutto alla perfezione. Tocco tanto poi il tema dell’inquinamento e del consumismo, cadendo quasi in un libro di filosofia, come mi faceva notare la mia amica giornalista dopo averlo letto».
Da grande appassionato, avrà sicuramente già programmato il prossimo viaggio. Dove la porterà?
«Sono tornato qualche giorno fa da un viaggio in barca a vela che mi ha portato dalla Sicilia a Sud di Roma. Per il prossimo ho in testa tante cose. Ho comprato un vecchio kayak da mare, l’ho ristrutturato: qualcosa di interessante succederà. Per fine mese, intanto, stiamo organizzando una flottiglia che partirà dalla zona di Piombino verso l’Isola d’Elba, in rada: qui ci sarà la presentazione del mio libro. A proposito di iniziative particolari, poi, stiamo lavorando a un picnic letterario: nel parco di Villa Amai, a Bene Vagienna, ognuno porterà il suo cestino e ci si racconterà un po’, in stile “beat-generation”».
Un’altra sua grande passione è legata al mondo del vino. Quali sono le prospettive future, specie di quello italiano?
«Il vino italiano è tra i più importanti al mondo, anche dal punto di vista della produzione. La qualità sta sempre più crescendo ed è questo l’aspetto fondamentale. Se così non fosse, infatti, sarebbe dura resistere ai competitor, come Australia, America, Sudafrica e Cina, che a livello di quantitativi stanno diventando importanti. Possiamo competere sulla qualità, cosa che sta avvenendo soprattutto da cinquant’anni a questa parte».
Il suo amore per i viaggi e quello per il vino confluiscono in quello per la sua terra, il Piemonte e la provincia di Cuneo. Che tipo di rapporto ha con le sue radici?
«Da sempre viaggio per cercare la cosiddetta terra promessa, il Paradiso in terra, che poi in realtà non esiste. Alla fine torno sempre nel Cuneese, quindi vuol dire che il legame è forte. Nel corso degli anni mi sono concentrato molto sulla promozione del territorio, quindi l’amore per la mia terra è cresciuto di conseguenza. Grazie ai miei tanti viaggi, all’amore per il territorio e al lavoro come promotore del vino, ho creato ponti tra la mia provincia e regione e i principali Paesi mondiali, spesso spostando delegazioni per lo più dall’Asia».
Chiudiamo con una domanda sul suo percorso da scrittore. Sta già lavorando ad un altro libro?
«Ho già in programma un terzo libro e sto pensando di ambientarlo proprio nel mondo del vino piemontese, legandolo al viaggio come scoperta del territorio».
Autentico giramondo, ha curato una ricerca
su vino e intolleranze
Sebastiano Ramello, nato nel 1973 a Fossano, ha fin qui trascorso la sua vita viaggiando per il mondo nei modi più disparati, prima come “backpacker” (“zaino in spalla”), poi per lavoro come wine ambassador. La sua vita da “globetrotter” l’ha visto viaggiare dall’America all’Europa fino all’Asia: calcando le orme del subcomandante Marcos in Messico e Guatemala, scalando alcune vette in solitaria dell’Himalaya, visitando più volte la Cina sia per lavoro che per piacere. Ha inoltre attraversato Vietnam, Cambogia, Thailandia, Laos e Birmania in autostop e la Svezia su una canoa canadese. Appassionato di fotografia e video, grande amante di sport outdoor ed estremi, ha scritto per quotidiani e riviste in Usa, Hong Kong, Cina e Italia. Ha dato vita alla prima ricerca al mondo su vino e intolleranza alimentare, “Low Histamines”. “La Maschera” è il titolo del suo romanzo d’esordio.