Mercoledì 21 giugno a Roma presso l’Hotel Forum si è svolta la Assemblea nazionale dell’Upi (Unione Province d’Italia) con all’ordine del giorno un approfondimento sul testo di riforma delle Province, attualmente all’esame in Commissione Affari Costituzionali del Senato. La Provincia di Cuneo era rappresentata dal consigliere provinciale Pietro Danna, delegato dal presidente Luca Robaldo.
I lavori sono stati aperti dall’introduzione del presidente dell’Upi, Michele de Pascale, il quale ha ricostruito gli aspetti salienti dell’approvanda riforma, soffermandosi poi sulla richiesta mossa al Governo relativamente alle risorse attualmente necessarie alle Province per esercitare le proprie funzioni fondamentali: ad oggi si registra uno squilibrio di 842 milioni di euro a detrimento delle Province, e pertanto la richiesta all’esecutivo è quella di assegnare alle stesse 438 milioni di parte corrente (obiettivo previsto solo per il 2031) in modo da aiutare tali enti a raggiungere l’equilibrio di bilancio nell’immediato.
È seguito un dibattito tra i rappresentanti delle varie Province i quali, sostanzialmente, chiedono chiarezza su tre aspetti: quali finanziamenti saranno riconosciuti alle Province in seguito alla riforma; quali funzioni e come verrà organizzata la transizione verso la nuova forma di governo rispetto agli attuali presidenti in carica. In tal senso, è stata unanime la richiesta di prevedere un periodo transitorio per consentire un riallineamento dei mandati degli organi eletti con la normativa vigente, dando così la possibilità alle Province di adeguare i loro ordinamenti alle nuove previsioni normative.
“Personalmente – commenta il consigliere provinciale Danna – ho evidenziato all’Assemblea Upi che la riforma in questione è sicuramente positiva poiché aiuterà la Provincia ad uscire dal “guado” nel quale si trova dal 2014, segnalando tuttavia che per fare ciò non basta reintrodurre la (giusta) elezione di primo livello, bensì serve estrema chiarezza circa il futuro funzionamento dell’ente: non si debbono commettere gli errori del passato e compiere una riforma solo “a metà”. Dopodiché ho rilevato particolari aspetti, alcuni individuati già all’interno di un ordine del giorno approvato dal Consiglio provinciale di Cuneo nello scorso dicembre ed altri di concerto con il presidente Robaldo. Li riteniamo importanti per il Cuneese e pensiamo che possano essere accolti in sede di esame parlamentare della norma come, ad esempio, la necessaria individuazione di puntuali collegi plurinominali in occasione delle future elezioni dirette non penalizzare le aree periferiche e meno densamente abitate (molto diffuse in Granda) e l’esigenza di valorizzare, mediante attribuzione di speciali funzioni e relativi fondi, le Province prevalentemente montane e confinanti con Stati esteri”.