Novant’anni, mille progetti

Il compleanno di Michelangelo Pistoletto, rock star piemontese dell’arte contemporanea, viene celebrato in tutto il mondo. Ma lui guarda al futuro, circondato da giovani creativi

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Novant’anni appena compiuti. Mostre, riconoscimenti, tributi. Da San Paolo a New York, da Roma a Dubai, da Milano a Parigi. Normale per una rockstar dell’arte contemporanea, orgoglioso però d’aver conquistato il mondo senza mai sradicarsi dalla via della Lana: Michelangelo Pistoletto, dopo infiniti viaggi e svariati traslochi, è tornato a Biella, la sua città, in una vecchia manifatturiera trasformata in oasi di creatività, residenza e laboratorio, tra bottiglie pregiate e mobili antichi, opere sue e di colleghi, installazioni e performance. Le ultime, nell’ambito di “Fashion to reconnect”, sulla moda e i processi connessi dalla tessitura all’impatto ambientale: abiti e accessori come opere d’arte che diventano strumento di sensibilizzazione per il cambiamento.
Attivissimo, appagato ma pieno di progetti, sempre un passo avanti: l’uomo che ha anticipato i selfie, oggi cerca strade nuove per la sostenibilità e il green cui è sensibile da sempre. A Napoli, in questi giorni, è esposta “La Venere degli stracci”, creata 56 anni fa e diventata icona ecologica: «Io l’ho sempre guardata così: sta lì a far risplendere il degrado, rivitalizza i panni smessi e l’unica cosa che possiamo fare è riabilitare ciò che abbiamo danneggiato. È il momento di passare al setaccio il processo produttivo e ricreare un rapporto con la natura. Ci ho messo un elemento divino per aiutarci».
Esposto nei più importanti musei del mondo, Pistoletto è uno dei più grandi rappresentanti dell’arte povera, movimento che ha contribuito ad avviare e che la critica ha così etichettato dal 1967, imperniato sull’uso di materiali come ferro, legno, scarti industriali, plastica e stracci, in rottura con i canoni dell’arte classica, il tutto anticipato dai quadri specchianti ritenuti, appunto, antenati del selfie: opere in cui le figure vengono respinte da una superficie riflettente, così mischiando realtà e finzione e moltiplicando i soggetti. Un quadro specchiante che racconta molto di sé – titolo: «Lui e lei abbracciati» – lo raffigura insieme a Maria, la donna che ha sposato a Cuba nel 2017 dopo 50 anni di fidanzamento.
Ragazzo del 1933, figlio d’arte – papà Ettore, restauratore e pittore, aveva realizzato per la Zegna alcuni dipinti sulla storia dell’arte della lana -, allievo di Armando Testa, protagonista di un mondo che non c’è più ma personaggio ancora attualissimo e tanto proiettato nel futuro da aver pensato per i giovani creativi la Cittadellarte – fondazione Pistoletto, una culla di talento e d’intuizione, di stupore e amore che è «un luogo fisico, un’idea, una visione, un progetto, una comunità (…) in cui convergono idee e progetti che coniugano creatività e imprenditorialità, formazione e produzione, ecologia e architettura, politica e spiritualità. Un organismo poliedrico e poliformico inteso a produrre civiltà, attivando un cambiamento sociale responsabile necessario ed urgente a livello locale e globale». Le mostre ci permetteranno di immergerci nella poetica dell’artista, di ripercorrere attraverso opere emozionanti una carriera intensissima e apprezzarne la capacità di trasformarsi, ma andrebbero visitati anche i ponti sul futuro d’una vecchia manifatturiera, perché l’anagrafe è un dettaglio e i progetti ancora tantissimi.