In tutto il Paese è stato celebrato l’anniversario della Guardia di Finanza, che ha festeggiato i 249 anni dalla fondazione, avvenuta nel 1774. A Cuneo, presso la caserma “Cesare Battisti”, il Comando provinciale guidato dal colonnello Mario Palumbo ha promosso un evento molto partecipato e ricco di contenuti, durante il quale, di fronte ad autorità militari, civili e religiose, è stato tributato un commosso saluto al 37enne finanziere di Vernante, Michele Pellegrino, scomparso in un tragico incidente avvenuto sulle alture di Ventimiglia, e sono stati premiati alcuni agenti di Bra e Saluzzo. Eravamo presenti anche noi della Rivista IDEA e, a margine della manifestazione, abbiamo intervistato il Comandante provinciale.
Colonnello Palumbo, cosa le ha suscitato l’evento?
«Nel celebrare la ricorrenza del 249esimo anniversario è emerso tutto l’orgoglio di appartenere a una gloriosa istituzione com’è, appunto, la Guardia di Finanza, oltre al grande senso di appartenenza che proviamo nei confronti delle comunità con le quali operiamo».
La comunità cuneese, peraltro, ha partecipato in modo sentito al dolore della Guardia di Finanza per la scomparsa dell’appuntato Michele Pellegrino…
«È una tragedia che ci ha coinvolto nel profondo. Rivolgo un pensiero affettuoso alla sua famiglia, con la mamma Valeria, il fratello Enrico e la fidanzata Silvia: Michele non era solo un collega, era una persona che spiccava. Si è fatto volere molto bene e la presenza, alle esequie, di colleghi del Soccorso Alpino di tutta Italia lo conferma. Ci mancherà davvero tanto».
Parlando di legame con la comunità, non si possono non citare i gruppi territoriali del Corpo.
«Assolutamente, svolgono un ruolo essenziale. Proprio per questo, durante le celebrazioni per l’anniversario, li ho ringraziati. Abbiamo inoltre attribuito un riconoscimento ai componenti del Reparto Operativo di Bra e uno a quelli del Reparto di Saluzzo. Nel primo caso, il riconoscimento è conseguente a un’attività di contrasto al riciclaggio e all’evasione fiscale; nell’altro caso, si è voluta premiare un’azione volta a contrastare l’uso illecito di manodopera e il “lavoro nero”».
Quali sono le altre attività che hanno caratterizzato l’ultimo anno del Comando cuneese?
«Con la conclusione della pandemia, si sono ulteriormente intensificate le azioni contro gli illeciti in materia fiscale; in parallelo, ci siamo concentrati in maniera significativa sul controllo della spesa pubblica, anche alla luce delle ingenti somme che sono state assegnate, pure alla provincia di Cuneo, nell’ambito dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Su quest’ultimo fronte, nello specifico, operiamo al fianco degli altri attori istituzionali, delle imprese e dei cittadini, per far sì che queste risorse vengano impiegate in modo corretto».
Qualche numero?
«Per quanto riguarda il contrasto ai fenomeni di evasione fiscale, nell’ultimo anno, in provincia di Cuneo, sono stati individuati, tra persone fisiche e giuridiche, 116 evasori completamente sconosciuti al fisco; 270, invece, i lavoratori irregolari; 91 i denunciati, sotto il profilo penale, per reati tributari. Queste azioni di contrasto all’evasione fiscale hanno permesso di recuperare oltre 60 milioni di euro di base imponibile ai fini delle imposte dirette e oltre 12 milioni di euro ai fini dell’Iva. E per far sì che questi numeri si traducessero in un effettivo recupero finanziario sono stati sottoposti a sequestro circa 11 milioni di euro, che sono poi l’importo effettivamente fatto rientrare nelle casse dello Stato».
Da questa sintesi che immagine della Granda emerge?
«Ci troviamo di fronte a un quadro della provincia sostanzialmente sano. E il merito va ascritto a tutta la comunità cuneese. Ciò comunque, e ci tengo a sottolinearlo, non ci esonera dal mantenere il massimo livello di attenzione».
Come viene percepito il vostro lavoro?
«Il nostro lavoro, come accennavo prima, si svolge al fianco di tutti gli attori che agiscono nel rispetto delle leggi, siano essi pubblici o privati. La nostra attività deve essere vista come un’azione a favore di chi si comporta correttamente, dai cittadini alle imprese e, in generale, a tutti i soggetti che operano nel contesto dell’economia locale».
Quando sono necessari gli interventi di repressione?
«Il nostro atteggiamento diventa repressivo quando ci imbattiamo in situazioni che lo richiedono e che non rendono possibili azioni alternative. Per fortuna, sono una minoranza nel contesto della Granda che, lo rimarco, è valido e sano».
Nel tempo com’è cambiato il vostro modo di operare?
«Da quando è stata fondata, la nostra istituzione ha cambiato notevolmente il suo aspetto, le sue funzioni e i compiti. È stato necessario per adeguarsi al cambiamento dei tempi, della società, del contesto economico».
Cosa rappresenta per lei la Guardia di Finanza?
«Da quando ho 19 anni, è la mia vita: sembrerà banale dirlo, ma è proprio così. Con e per la Guardia di Finanza ho attraversato e conosciuto l’Italia in lungo e in largo: dal Trentino alla Calabria, dal Veneto alla Puglia, dal Friuli al Piemonte».
A proposito di Piemonte, lei, romano, come si trova qui?
«Mi piace molto questo territorio. Colgo l’occasione per ringraziare le istituzioni locali, la popolazione e le realtà di riferimento di tutto il Cuneese per l’ottima accoglienza che mi è stata riservata. Mi sono sentito a casa fin da subito».
Cosa le piace di più?
«Tutto. Ci sono la montagna, i paesaggi del vino e il mare è vicino; tutto ciò senza pensare ai beni storici, a quelli artistici e all’enogastronomia, che è a livelli formidabili. Impossibile non trovarsi bene».
Tornado alla Guardia di Finanza, quali sono i prossimi obiettivi?
«Continueremo a seguire con attenzione il percorso delle ingenti risorse Pnrr che sono state destinate alla Granda. Ritengo poi un obbligo morale, specie nei confronti delle nuove generazioni, fare rete con tutti i protagonisti del territorio in modo da garantire un controllo diffuso su come si realizza la spesa pubblica e sulla concretezza dei risultati che ciò determina. Quindi, da un lato contrasteremo gli sprechi di risorse pubbliche, dall’altro eviteremo eventuali tentativi di infiltrazione delle criminalità organizzate».