Stop a “ripristino natura” salva cibo made in Italy

No a posizioni ideologiche che mirano a togliere terreni produttivi dalla disponibilità degli agricoltori, sì a multifunzionalità e vendita diretta contro la standardizzazione delle produzioni

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La scelta della Commissione Ambiente dell’Europarlamento di respingere la proposta di legge UE per il ripristino della natura come richiesto da Coldiretti salva la filiera agroalimentare Made in Italy e scongiura il rischio di un significativo aumento delle importazioni di prodotti dannosi per il consumatore e per l’ambiente da Paesi terzi. È quanto rileva Coldiretti Cuneo dopo che in Commissione Ambiente al Parlamento europeo non è stata raggiunta la maggioranza sulla proposta della Commissione UE, per la quale verrà dunque presentata in planaria la proposta di rigetto.

Un risultato che è il frutto del pressing della Coldiretti e del lavoro del Governo italiano che ha guidato il fronte del no e che aveva portato alla bocciatura della proposta anche in Commissione Agricoltura e in Commissione Pesca.

“La tutela dell’ambiente e la perdita di biodiversità – dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – si combatte non con posizioni ideologiche, togliendo terreni produttivi dalla disponibilità degli agricoltori, o vietando interventi su decine di migliaia di km di percorsi fluviali, con gli effetti drammatici che ne derivano, ma piuttosto favorendo lo sviluppo della multifunzionalità, della vendita diretta ed opponendosi all’omologazione e alla standardizzazione delle produzioni”.

“Ripristinare gli ecosistemi in cattive condizioni è un obiettivo che può certamente accomunare tutti i portatori di interesse coinvolti e per il quale è necessaria un’azione coordinata, ma la Commissione europea dovrebbe fare autocritica ed ascoltare i diversi dubbi posti da molti eurodeputati e diversi Paesi europei su una proposta e su un approccio generale ai temi della sostenibilità che – conclude il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu – penalizzerebbe il settore agricolo, comportando un’importante riduzione del potenziale produttivo”