Si legge emozione negli occhi di don Gianluigi Marzo, il sacerdote, salentino di Ruggiano, da quattro anni parroco di Moretta, Polonghera e Faule. Emozione nell’apprendere che il Comune di Moretta ha deciso di conferirgli la cittadinanza onoraria. Il riconoscimento è stato discusso e deliberato, all’unanimità, mercoledì scorso, durante l’ultimo consiglio comunale.
«E’ un onore per me, forse un onore addirittura troppo grande – sono le parole di don Marzo, il parroco “venuto dal sud” e subito entrato nel cuore dei morettesi -. Questo riconoscimento mi riempie di orgoglio, ed difficile trovare le parole per descrivere cosa stia provando. È la massima riconoscenza che può conferire un sindaco e avverto il “peso civico” di questa decisione».
«Una cittadinanza onoraria – commenta il sindaco Gatti – non viene conferita senza precise e chiare motivazioni. Spesso tendiamo a sottostimare alcune decisioni, a non dare il peso che dobbiamo al “senso di responsabilità civica”. Fin dal suo arrivo a Moretta, don Gianluigi ha portato una ventata di freschezza in parrocchia. Ha mostrato un senso di appartenenza e un’empatia nei confronti della nostra comunità che raramente si può osservare. Non ho mai avuto dubbi, anche se tornerà in Puglia, don Gianluigi è morettese a tutti gli effetti, questa sarà sempre casa sua».
Il parroco, terminato il periodo di “Fidei donum” tornerà nella sua diocesi di Ugento il prossimo mese di ottobre.
«Ci sarà un momento per ringraziare tutti e dirci cose importanti – dice don Marzo – , ma non è ancora questo. Ho chiesto infatti al nostro vescovo Roberto Repole e al mio di Ugento, monsignor Vito Angiuli, di concedermi il tempo necessario per poter portare a termine alcune delle azioni pastorali intraprese. Sarei infatti dovuto rientrare in Puglia in estate. Il mio mandato non terminerà ad agosto ma a ottobre, nel giorno del mio compleanno. Così, per non dimenticarlo mai. La scelta di Moretta di concedermi la cittadinanza onoraria è quanto di più grande potessi mai avere. Sono onorato di “sentirmi a casa”, e di aver saputo trasmettere la mia fede e la mia passione a voi. Mi sento davvero un morettese, e sono felice di esserlo».
«C’è profonda stima e amicizia – conclude Gatti – nei confronti del nostro parroco – oltre ad una riconoscenza vera nei suoi confronti per aver sempre sorriso a questo compito, non facile, di guida di una comunità di fedeli così lontana da casa».