Del MonfortinJazz è un veterano e d’altronde non potrebbe essere altrimenti. In queste zone Stefano Bollani torna sempre un po’ a casa: «Ho vissuto ad Alba da bambino, dai 3 agli 11 anni, mio papà lavorava alla Miroglio» racconta il pianista che suonerà il 15 luglio al festival jazz di Monforte, in trio con il contrabbassista Gabriele Evangelista e il batterista Bernardo Guerra, compagni di moltissime avventure.
Che ricordi ha della sua infanzia albese?
«Be’, tantissimi e molto belli: qui ho cominciato a suonare il pianoforte con la mia insegnante Silvana Bartocci. E poi in prima media ho avuto la fortuna di incontrare un professore di storia favoloso, Corrado Marengo: era anche un appassionato di teatro ed è grazie a lui se mi sono esibito per la prima volta su un palcoscenico. Facendo di tutto: il musicista, il cantante, il presentatore. È stato lui, diciamo così, a scoprire i miei vari talenti».
E ora, da adulto, che cosa apprezza di più delle Langhe?
«Non voglio sembrare banale, ma sicuramente i ristoranti e il buon vino. Non sono ricordi che appartengono alla mia infanzia: allora ero un bambino che mangiava sempre le stesse cose e non apprezzava la buona cucina. Così mi rifaccio ora. Ho tanti amici, che mi piace tornare a trovare e con i quali passiamo splendidi momenti conviviali. Venivo spesso a incontrare anche Gianmaria Testa, con lui avevo conosciuto ristoranti meravigliosi».
Che effetto fa tornare a suonare dal vivo dopo un periodo così lungo di interruzione?
«Sono emozionato, molto. Ho tanta voglia di farlo. Anche se un periodo di pausa serve, suonare sempre ti impedisce di studiare, di perfezionarti. È bello suonare da soli, ma comunicare con il pubblico regala sensazioni straordinarie. Io mi sorprendo sempre quando mi affaccio sul palco e vedo tutta quella gente che è lì per me. Ogni volta penso ad un miracolo e mi rendo conto di avere una grande responsabilità. Tutto questo affetto ora tocca a me ripagarlo».
Durante la pausa forzata per il Covid lei ha scoperto la tv con la trasmissione in onda su Rai 3 “Via dei matti numero 0”, condotta con sua moglie Valentina Cenni. Che esperienza è stata?
«Meravigliosa, nonostante le restrizioni del Covid abbiamo incontrato 35 persone e suonato con loro. E abbiamo portato la grande musica in tante case: che soddisfazione è stata sentire da una telespettatrice che suo figlio, dopo aver seguito la trasmissione, voleva cominciare a suonare il clarinetto. Una trasmissione che ci ha portato molta gioia: abbiamo invitato musicisti amici ma anche ospiti che conoscevamo meno e, grazie alla trasmissione, sono diventati amici. Proprio in questi giorni abbiamo avuto la conferma che faremo la terza edizione del programma».
Accanto a lei sua moglie: compagna di vita e di lavoro. Com’è il vostro rapporto?
«Stiamo insieme da dieci anni e siamo sposati da cinque. Non c’è stato un giorno in cui non ci siamo confrontati, tutti i progetti nascono insieme. C’è un’intesa incredibile. Con Valentina facciamo un sacco di cose, anche ginnastica. Per una vita non l’ho fatta, grazie a lei finalmente ho iniziato. E poi viaggiamo spesso, facciamo progetti, procediamo per associazioni di idee. Partiamo da una canzone di Alan Sorrenti e finiamo a parlare di Einstein».
In questi ultimi mesi è uscito il suo nuovo album “Blooming” che vuol dire rinascita. Che cosa significa in questo momento?
«Mi sembrava che questo tema fosse perfetto per il genere umano che ha passato un periodo difficile e da questo periodo difficile bisogna che nasca qualcosa, che fiorisca qualcosa, se no non ha senso. I periodi difficili servono proprio perché uno li affronti e rifiorisca. I brani sono nati nel periodo in cui non ho suonato dal vivo. Però ero in tv e, infatti, alcuni sono stati scritti proprio per la televisione. Altri no, come “Essere Oro” che è la colonna sonora del corto di mia moglie Valentina. Li ho racchiusi in questo bouquet grazie a questa idea di progetto grafico di Valentina, che ha voluto mostrare la fioritura come uno spettacolo da poter godere da più punti di vista».
Qual è il ruolo della musica in questo momento così difficile per il mondo dilaniato dalle guerre?
«Il ruolo che la musica ha sempre avuto, quello di unire, aggregare le persone. La musica coinvolge da sempre, pensiamo ai canti funebri oppure religiosi, il suono fin dall’antichità accompagna ogni fase e momento della vita. È un linguaggio universale, che unisce. La musica può accostarsi a qualsiasi argomento: politica, temi sociali, guerra, pace. Ma per grandissima fortuna dell’intera umanità si occupa di temi ben più alti. Perché la musica sono le frequenze, i suoni, è la sostanza di cui siamo fatti. Per gli antichi greci e per gli antichi indiani è il linguaggio degli dèi, l’armonia dei pianeti rimanda all’armonia come la conosciamo, le forme della musica somigliano alle forme della natura».
Al Monfortinjazz presenterà il suo ultimo album?
«Suoneremo alcuni brani, ma spazieremo in tutto il mio repertorio. In realtà che cosa faremo sul palco non lo sappiamo ancora precisamente. Io decido sempre all’ultimo, ci penseremo sabato pomeriggio e sarà una sorpresa».
Sabato in concerto poi Tower of Power e il 2 agosto arriva anche Carmen Consoli
La quarantasettesima edizione del Monfortinjazz Festival, diretto da Renato Moscone, presenta appuntamenti imperdibili fino al 2 agosto. Il 15 luglio (dopo che il 14 si esibirà John Butler) torna a Monforte un caro amico della rassegna, questa volta in trio: Stefano Bollani sarà in concerto con il contrabbassista Gabriele Evangelista e il batterista Bernardo Guerra. Solo una settimana e sabato 22 luglio è in programma un concerto internazionale straordinario. Sul palco di Monfortinjazz arrivano i Tower Of Power, band californiana capitanata dal batterista David Garibaldi, attiva dal 1970. I Tower Of Power costituiscono un vero e proprio riferimento per quanto riguarda la musica funk, stilisticamente e tecnicamente unici. L’ultimo appuntamento di una edizione eclettica e divertente è in calendario mercoledì 2 agosto. Dalle mille anime musicali, Carmen Consoli sarà in duo con Marina Rei alla batteria: il canto febbrile di Carmen e le bacchette irrequiete di Marina si muoveranno con grazia irriverente nel repertorio di due artiste straordinarie della musica italiana.