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La buona Novella

Cinquant’anni dopo il record mondiale, primo del nuoto azzurro, la Calligaris festeggia tornando in acqua per attraversare a nuoto lo Stretto. Una sfida con se stessa e un messaggio importante: «lo sport come veicolo per annullare le distanze e unire nelle diversità»Cinquant’anni dopo il record mondiale, primo del nuoto azzurro, la Calligaris festeggia tornando in acqua per attraversare a nuoto lo Stretto. Una sfida con se stessa e un messaggio importante: «lo sport come veicolo per annullare le distanze e unire nelle diversità»

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Nove settembre 1973. Novella Calligaris, 18 anni, conquista l’oro mondiale a Belgrado negli 800 stile libero, scolpendo il record di 8’52’973. Nove settembre 2023. Novella Calligaris, 68 anni, attraversa a nuoto lo Stretto di Messina: oltre tre chilometri fra Capo Peloro, in Sicilia, e Cannitello, in Calabria, per festeggiare una ricorrenza, e soprattutto diffondere un messaggio: «Annullare le distanze di tutti i tipi: politiche, culturali, fisiche, economiche».
È bellissimo vedere in acqua la leggenda che lasciò a soli vent’anni, dopo infiniti trionfi, le piscine e che mai in mare aveva fatto competizioni. Leggenda non è retorico, ché al tempo le donne nello sport erano rare e l’Italia nel nuoto non brillava, mai avevamo vinto un oro e la supremazia della Germania dell’Est appariva inattaccabile, invece sbucò quella ragazzina da porta accanto che non aveva fisico né spavalderia speciali, che all’inizio non sembrava neanche una promessa, che non raggiungeva i cinquanta chili di peso eppure mise tutti in riga senza nemmeno rendersi subito conto dell’impresa. Ricorda tutto di quel giorno, i complimenti di Keena Rothhamer, rivale e amica, le lacrime dell’allenatore, papà che nel tripudio s’avvicinò ai blocchi e chiese con semplicità e premura se era stanca, l’urlo diventato simbolo che conquistò, in bianco e nero, le prime pagine dei giornali. E ricorda le Olimpiadi precedenti – sua la prima medaglia di sempre nel nuoto azzurro maschile e femminile -, le vittorie e gli aneddoti, quella volta che Masini, gigante di basket, la sollevò letteralmente perché gli rubava la pallina da pingpong.
Smise presto perché dallo sport aveva già avuto tutto e abbracciò nuove sfide, il marketing e poi il giornalismo dove s’è distinta raccontando degli atleti anche il lato umano. In questi cinquant’anni, ogni tanto, ha accarezzato le sue 97 medaglie ma l’acqua è stata relax, ricordo, paradiso e non più sfida. Fino al 9 settembre, quando dopo pochi mesi d’allenamento è tornata in acqua spinta da una buona causa e da un ricordo indelebile. Ha avuto conferma d’essere ancora forte e d’essere ancora amata, circondata tra le onde da venti atleti della nazionale italiana cui regalò il primo record mondiale e sulle rive da tantissime persone comuni, custodi nella memoria dell’impresa perché testimoni o per aver ascoltato il racconto di chi c’era.
Quel giorno il suo allenatore, Bubi Dennerlein, al cui ricordo e a quello del fratello Mauro dedica la traversata immaginando i commenti dal cielo, fece di tutto per allentare la pressione, sgombrarle la mente e lasciarla sprigionare il talento senza trappole agonistiche e duelli esacerbati, sapeva che sarebbe venuta fuori e avrebbe battuto prima di tutto se stessa, così ancora la nuova sfida sullo Stretto svela sacrificio e cuore, ma ancor prima serenità: «Non era una gara – il suo commento -. Ci siamo fermati, abbiamo riso e scherzato. Ci siamo solo divertiti». Ha anche lasciato un messaggio profondo, a favore dei diritti, perché lo sport, ricorda, «è un potente mezzo di integrazione che unisce nelle diversità», e una foto, stavolta a colori, in muta e con i capelli grigi corti eppure raccolti: non un urlo di gioia e incredulità, ma un sorriso bello e contagioso.

BaNNER
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