«Insieme per Bucha: ai suoi bambini serve normalità»

Il comitato albese Razom sostiene un asilo bombardato della città ucraina: ne parliamo con il presidente Bosio

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Ad Alba c’è una realtà molto attiva per il so­stegno delle popolazioni ucraine colpite dalla guerra. Si tratta del Comi­tato Razom. Ne abbiamo parlato con il presidente, Edoar­do Bosio.

Bosio, perché “Razom”?
«“Razom”, in ucraino, significa “insieme” ed è un progetto di solidarietà e cooperazione internazionale nato ad Alba nell’aprile 2022 dal desiderio di giovani del territorio di sostenere una città colpita dalla guerra, Bucha, rimasta sotto l’occupazione dell’esercito russo dal 27 febbraio al 31 marzo 2022».

È stata un’occupazione estremamente cruenta…
«In quei “trentatré giorni della città di Bucha”, la popolazione ha vissuto distruzione, violenze e tor­ture. Sono stati barbaramente uccisi 501 civili: donne, uomini, bambini e anziani, molti dei quali gettati in fosse comuni, altri la­sciati in mezzo alle strade. Dopo che le immagini del massacro hanno fatto il giro del mondo, io e i miei collaboratori abbiamo deciso che dovevamo aiutare proprio quella città».

In questi mesi, vi siete dati parecchio da fare e avete raccolto donazioni significative. A cosa serviranno?
«Dal 24 al 28 agosto sono stato in Ucraina: oltre a verificare la situazione di persona, ho incontrato i rappresentanti di Bucha al fine di stipulare un accordo di cooperazione. Un anno fa, quando ci mettemmo in contatto con loro, la richiesta era di sostenere parte delle spese di ricostruzione di un asilo bombardato. Ora l’assessore all’Istruzio­ne, Oleg Tsymbal, mi ha comunicato che nelle scorse settimane hanno ricevuto fondi nazionali per la realizzazione dell’opera e, quindi, mi ha fatto un’altra proposta».

Quale?
«Ci ha proposto di sostenere parte delle spese di costruzione di un rifugio antiaereo a servizio di un asilo: in questo modo, 60 bambini potranno accedere al­l’istruzione. Gli asili senza uno scantinato o un rifugio, infatti, non sono utilizzabili per evidenti ragioni di sicurezza. Questa opera è una priorità per Bucha perché i bambini in età prescolare sono 2.500 e oltre il 90% della popolazione è tornato a casa. Quei bambini, sia quelli rimasti a Bucha sia quelli che sono rientrati dopo essere dovuti fuggire, hanno vissuto un’esperienza traumatica che porteranno sempre con sé. Quindi è molto importante garantire loro l’accesso all’istruzione e il ritorno a una vita “normale”».

I prossimi obiettivi di Razom?
«Il nostro obiettivo minimo era raccogliere 32mila euro, cioè un euro per ogni abitante di Alba. Manca pochissimo al raggiungimento. Il costo del rifugio antiaereo per l’asilo è di 57mila euro; quindi, con il nostro contributo riusciremo a coprire più della me­tà delle spese, ma siamo fiduciosi di poter fare ancora di più (gli interessati possono scrivere a [email protected]). Presto stipuleremo l’accordo di cooperazione con Bucha».

In tutto questo, qual è stato il ruolo del nostro territorio?
«Cittadini, organizzazioni, istituzioni e imprese di Alba, Langhe e Roero hanno dato fiducia al progetto ed è grazie al loro generoso contributo se stiamo facendo bene. An­che l’Enoteca Regio­na­le Pie­mon­tese Cavour ha deciso di de­sti­nare alla nostra attività par­te del ricavato dell’Asta Mon­diale del Tartufo Bianco d’Alba».

Si è spiegato il perché di tanta solidarietà?
«Credo che i motivi siano principalmente tre. Bucha è una piccola città di provincia, proprio come Alba, e le atrocità che ha dovuto subire ricordano i tragici eccidi compiuti nel nostro territorio durante la lotta di Liberazione dal nazifascismo. In secondo luogo, dal nostro progetto di cooperazione potrebbero scaturire opportunità e relazioni tra la nostra città e quella ucraina. Infine, penso che il fatto di esserci costituiti come comitato e di avere un canale di comunicazione ufficiale e diretto con Bucha sia garanzia di trasparenza e affidabilità. Peraltro, abbiamo ottenuto il patrocinio di Co­mune di Alba, Diocesi di Al­ba, Provincia di Cuneo e Re­gione Piemonte».

Cosa l’ha colpita di più?
«Gli effetti della guerra sui bambini. In parte della mia visita, prima a Kiev e poi a Bucha, sono stato accompagnato anche da Anna, bambina di 10 anni che è riuscita a scappare da Bucha nei primi giorni di occupazione. Per oltre un anno è stata ospitata ad Alba dove ha imparato l’italiano e do­ve l’ho conosciuta: lei, la sua mamma e la sorellina sono le protagoniste del nostro spot-video. Camminando nella via principale di Kiev dove sono esibiti i mezzi militari russi distrutti, Anna mi dice quali sono i nomi dei carri armati, dei droni e dei missili. Passando dall’enorme discarica di auto distrutte ad Irpin, la vedo turbata e mi dice: “In quella macchina ho visto un peluche e ho avuto paura”. Mi sembrava di parlare con una bambina cresciuta troppo in fretta per la sua età».

L’episodio invece più felice?
«L’incontro con l’Ambasciatore d’Italia in Ucraina, Pier Francesco Zazo. Quando gli scrissi per chiedere un appuntamento, non ero molto fiducioso. Invece la risposta arrivò ed era positiva. Ci siamo visti all’Ambasciata, a Kiev, ed era presente anche il direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo in Ucraina, Fabio Strinati. È stato un importante riconoscimento per il nostro lavoro».

Cosa prova?
«Sento che stiamo facendo la cosa giusta a sostegno di un po­polo aggredito. Gli ucraini ce ne sono grati e lo ricorderanno».