Ci sono sfide nella vita che possiamo scegliere di affrontare, in certi momenti del nostro percorso umano e professionale. E lei, l’architetto Federica Barbero Invernizzi si è posta tanti obiettivi e traguardi che racconta in questa intervista ad IDEA.
Architetto Barbero, lei è una donna dinamica e super impegnata. Come e quando ha capito che tra gli amori della sua vita c’era anche la politica?
«Sono nata nel 1972 e proprio agli inizi degli anni ’90 ho intrapreso il mio percorso universitario in un periodo che ha segnato in modo importante la storia d’Italia, mi sono affacciata all’impegno sociale. Inizialmente guidata dalla naturale curiosità e voglia di costruire qualcosa di nuovo – sentimenti che caratterizzano ogni ventenne – ho poi compreso che per me era importante dare concretezza a queste idee per essere di supporto alla comunità e al territorio, attraverso un impegno sviluppato nel tempo. Ho trascorso la mia infanzia nelle magnifiche terre delle Langhe e del Roero, verso le quali nutro un vero e proprio amore che ho spesso cercato di trasmettere non solo attraverso l’impegno politico ma anche attraverso la mia professione di architetto, tenendo a cuore i terreni edilizi e rispettando le aree circostanti, così da porre fondamenta a nuove realtà, mantenendo però riguardo al loro passato. Famiglia, politica e professione sono per me un tutt’uno, singoli elementi attraverso i quali mi impegno per il mio territorio».
È stata nominata Responsabile regionale di Fratelli d’Italia del “Dipartimento spettacolo, teatro e valorizzazione del territorio”. È senza dubbio una bella soddisfazione, ma è anche un incarico di grande responsabilità….
«Mi rendo conto che la nomina che mi è stata affidata sia un incarico di grande responsabilità, soprattutto per un territorio come il nostro, dove storia, arte e luoghi spettacolari riempiono ogni angolo di questa meravigliosa terra, che ritengo debbano però essere sempre più valorizzati e soprattutto promossi, non solo a livello nazionale ma, senza alcun dubbio, anche oltreconfine. Da sempre le mie passioni sono legate alla cultura e al nostro territorio che hanno rappresentato il “pane quotidiano” della mia vita e sono consapevole che questo ruolo richiederà molto impegno e “allenamento” costante per affrontare una partita strategica e un lavoro quotidiano per realizzare quella sempre crescente valorizzazione del nostro territorio di cui parlavo prima. Sono quindi onorata di poter mettere il mio operato al servizio della nostra Regione per progettare e concretizzare un percorso di crescita».
Quali, secondo lei, le priorità della nostra regione per migliorare ancora sul fronte dell’offerta legata ad eventi e spettacoli?
«Ritengo che ci sia ampio spazio per realizzare progetti che promuovano le numerose ricchezze del nostro territorio come, ad esempio, potenziare le iniziative legate ai tanti castelli di cui la nostra Regione è ricca, presentando le loro storie, magari attraverso la realizzazione di veri e propri spettacoli con il coinvolgimento di attori e scrittori. Così come penso che si dovrebbe ridare nuova vita ad alcune realtà museali che sono chiuse da tempo e valorizzare maggiormente luoghi unici della nostra Regione come la Basilica di Superga, la Cittadella di Alessandria, il castello di Santena. Mi vengono anche in mente luoghi sconosciuti ai più come Leri di Cavour, luoghi simbolo di storia che raccontano la nostra regione».
Il teatro è un luogo per scoprire, riflettere, incantarsi… Ma non possiamo nascondere che l’attenzione ai bilanci ha talvolta messo in difficoltà economiche la gestione e l’offerta di tanti palcoscenici piemontesi. Qual è la sua personale fotografia dell’attuale momento e quali le sue “idee” per pensare al futuro in questo settore?
«Come giustamente lei dice, il teatro è luogo di “incanto”, dove si possono vivere situazioni ed emozioni in modo unico, in una condivisione diretta con gli attori che trasmettono sentimenti ed emozioni immediatamente recepiti dal pubblico. Certamente oggi ci troviamo a dover affrontare quei problemi di bilancio a cui lei accennava; dunque, ritengo che sarebbe opportuno avviare un percorso di valorizzazione con un lavoro capillare e organizzato. Penso – per esempio -alla possibilità di realizzare una sorta di censimento di tutti i teatri della nostra regione – da quelli più importati sino a quelli parrocchiali che spesso ospitano piccole compagnie – per comprenderne le singole necessità, che consenta di strutturare un percorso organizzato, che ne migliori le condizioni. Un sogno nel cassetto sarebbe poi quello legato al rilancio del teatro in lingua piemontese: la nostra regione ha annoverato compagnie di primaria importanza come quella di Macario, Farassino, Rossi, Campanini, Brusa. Oggi il teatro dialettale piemontese è una realtà rappresentata quasi solo a livello amatoriale, talvolta anche di grande talento, al quale mi piacerebbe fosse dedicata maggiore attenzione».
Sul fronte della valorizzazione del territorio, penso che il vivere in Granda le abbia offerto non pochi spunti… Ci sono, secondo lei, ancora strade da percorrere?
«Ho vissuto a Canelli fino a 19 anni, frequentando il liceo scientifico a Nizza Monferrato. Ma vivo anche la Granda sin dalla mia infanzia grazie alle estati trascorse in Langa dai miei nonni. Monferrato e Cuneese sono dunque per me un amore a prima vista, per ogni angolo di questi territori. Nella Granda, molta strada è stata fatta, che ci ha portato oggi ad avere un’enogastronomia conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo, Langhe e Roero sono meta turistica indiscussa, le montagne e la grande neve del cuneese sono ragione di richiamo per tanti turisti che possono godere e apprezzare anche importanti eventi come la Fiera Fredda, Cuneo Neve e la Fiera del Marrone, per citarne solo alcune. Ma esistono perle meno note sulle quali ritengo che ci sia da fare un grande lavoro. Il patrimonio culturale, letterario, musicale e artistico è davvero considerevole e spesso questa è una ricchezza alimentata dalla passione di persone preparate che con attività di volontariato contribuiscono a mantenerle vive. Ed è proprio in questi casi che è necessario, secondo me, porre una maggiore attenzione e sostegno affinché siano maggiormente valorizzate».
I giovani, ma non solo loro, sono sempre più alla ricerca di un turismo sostenibile… Il Piemonte da questo punto di vista è pronto? E questo rappresenta un valore per le attività turistiche e anche per le attività economiche?
«Credo che sia necessario fare un discorso un pochino più globale per quanto attiene il tema della sostenibilità, che deve essere un punto di arrivo per tutti. Quando parliamo di sostenibilità abbracciamo temtiche e comportamenti che riguardano ognuno di noi e ogni tipo di attività. Credo che la nostra responsabilità oggi, in qualità di cittadini, imprenditori e politici sia proprio quella di impegnarci per costruire le basi di un mondo nel quale i nostri figli possano proseguire un percorso di sostenibilità sempre crescente. Ed ovviamente in tal senso anche il settore del turismo sta compiendo un cammino analogo, in risposta alla richiesta di un’utenza che, come diceva giustamente lei, è sempre più attenta a queste tematiche. Il turismo è certamente una componente fondamentale della nostra provincia che sta evolvendo in questa direzione. Le infrastrutture e l’approccio a una mobilità green sono passi campali da compiere nel nostro territorio nel breve periodo, e mi sembra importante sottolineare che il Piemonte – e in particolare la provincia di Cuneo – ha realizzato tra le migliori performance di crescita per le presenze turistiche italiane rispetto alla media nazionale 2022-2023».
In politica ci vogliono passioni forti a sostegno del comune impegno da svolgere, ma anche spontanea capacità di fare sacrifici in vista del bene di tutti. Quale altra dote lei ritiene fondamentale?
«La passione e l’amore per quello che si fa costituiscono le basi di ogni progetto che si voglia intraprendere nella vita, ma io credo che, quando ci si assume la responsabilità di lavorare in politica, si debbano tenere presenti alcuni altri elementi. Il rispetto è elemento imprescindibile verso sé stessi e verso qualsiasi persona, così come l’attenzione alle necessità di ogni cittadino e del territorio. Entrare in politica vuol dire assumersi una responsabilità: fare del proprio meglio prestando attenzione a tutti coloro che necessitano di supporto. Un obiettivo che si raggiunge solo se si assume un incarico con spirito di servizio e disponibilità».
Cosa si aspetta dal futuro e quale ritiene sia il consiglio migliore da dare ad un giovane 25enne piemontese?
«Se dovessi fermarmi e osservare lo scenario globale che circonda ognuno di noi in questo preciso momento, sarebbe quantomeno complesso auspicare “bicchieri mezzi pieni”. Fortunatamente la Governance del nostro paese è nelle mani di una donna capace e coraggiosa che mi fa essere ottimista. Ho un figlio ventenne e se dovessi dare un consiglio ai giovani, li inviterei ad avere proprio quel coraggio di cui parlavo prima, a metterci buona volontà per raggiungere gli obiettivi che si prefiggono e determinazione per sviluppare in modo serio e approfondito le loro competenze ma anche le loro passioni».