Effetto Guardiola «Un grande talento vissuto con umiltà»

Ezio Raviola, presidente di Fondazione Crc, torna sull’evento di Cuneo: «Messaggio prezioso per i giovani. Tanti riscontri positivi sul territorio, stiamo già pensando al prossimo appuntamento»

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Il passaggio di Pep Guardiola a Cuneo è stato salutato da così tanta attenzione (a tutte le latitudini), che il bilancio oggi non può che essere estremamente positivo.
«Ognuno dei quattro eventi che abbiamo organizzato finora ha avuto un grande successo, questo è sicuramente quello che ha avuto più attenzione mediatica e più visibilità per la grande fama internazionale del personaggio – ci dice Ezio Raviola, presidente di Fondazione Crc che ha organizzato l’evento in collaborazione con Fondazione Vialli & Mauro e Fondazione Guardiola -. Perché Pep, al di là del calciatore che è stato e del grande allenatore che è oggi, si è rivelato davvero come una grande persona e con la sua umiltà ha sottolineato il messaggio chiave che noi vogliamo consegnare ai ragazzi: tutti hanno talento, bisogna crederci e farlo crescere, impegnandosi senza mai arrendersi».

Perché Guardiola ha lasciato un segno speciale?
«Prima di tutto per la sua umiltà: un personaggio all’apice della sua carriera come lui, uno dei manager calcistici tra i più affermati al mondo, che non dimentica le amicizie e le relazioni umane, che ha ricordato ad esempio Baggio e Mazzone con cui ha giocato in Italia. Uno che parla tutte le lingue dei paesi dove è andato a lavorare, come segno ulteriore di rispetto. La sera prima dell’evento si era seduto sulla panchina del Manchester City per una gara di campionato (vinta dall’Arsenal, ndr), poi ha viaggiato di notte per venire a Cuneo e alle 8 del mattino era già con noi al palazzetto. Dopo l’evento ci ha seguito al Rondò dei Talenti. Per tutto il tempo ha fatto foto e firmato autografi con tutti. E sul palco ha regalato al pubblico un’ora di dialogo intenso e di grande valore».

Ha parlato a quasi 4mila spettatori, al palasport di Cuneo, senza contare l’eco mediatica e digitale che è rimbalzata in tutto il mondo.
«Per noi di Fondazione Crc è stato un grande successo ospitare un personaggio di questo spessore. La Fondazione solitamente opera su un territorio limitato, quello della pur grande provincia di Cuneo, ma far parte di Philea – l’associazione che raggruppa le fondazioni europee – ci permette di sviluppare progetti in campo internazionale, come avvenuto già lo scorso anno per Bocelli. In quel caso abbiamo contribuito a garantire le forniture scolastiche per alcune scuole in Cen­tro America. Ora, grazie alla collaborazione con la Fonda­zione Guardiola Sala, permetteremo a bambini con disabilità in Spagna di frequentare corsi di nuoto e coinvolgeremo persone senzatetto in In­ghil­terra e in Irlanda nella pratica sportiva attraverso il calcio».

Come effetto collaterale, l’evento ha portato grande visibilità a tutto il territorio.
«Qualsiasi cosa dica un personaggio come Guardiola, finisce su tutti i telegiornali e i quotidiani. E se dalla Germania, dalla Spagna o comunque dall’estero, qualcuno ha visto che l’evento è stato a Cuneo, si sarà informato e avrà inserito il nostro territorio tra le future mete da visitare: sicuramente l’evento ha garantito visibilità al Cuneese. Ma non era questo il nostro obiettivo primario: a noi stava a cuore parlare di giovani, di talento e di futuro. Ma confermo che tanti miei amici e colleghi da tutto il mondo, che conosco per lavoro, mi hanno scritto per chiedermi: ma cosa ci facevi con Guardiola?».

Guardiola miglior testimonial per il tema dei talenti?
«Decisamente, così come lo sono già stati Paolo Nespoli, Kerry Kennedy, Andrea Bocelli e anche Marta Bassino. Sul palco Guardiola ha fatto i complimenti di persona alle atlete ospiti della mattinata al palasport, Sara Curtis e Anna Arnaudo. Quest’ultima ha raccontato le sue giornate tipo e i suoi impegni, dettati anche dalla forma di diabete di cui soffre, e Guardiola con gli occhi lucidi l’ha portata ad esempio per la platea dei giovani, per la voglia di crescere e di sacrificarsi nello sport. Anche in quello più amatoriale. E ha ricordato anche i suoi inizi, dalla strada. Insomma, in questi giorni ho ricevuto solo riscontri positivi».

In futuro dobbiamo attenderci la visita di altri ospiti così?
«Stiamo già pensando alla quinta edizione: posso dire che non parleremo di calcio e sport, ma di altri temi su cui la Fondazione è attiva. Il nostro obiettivo è continuare a salire di livello, non tanto per il personaggio che parteciperà, quanto per l’importanza del progetto da realizzare insieme, in linea con la nostra volontà di mettere al centro le giovani generazioni e accompagnarle nel loro percorso di crescita. Grazie alla nostra partecipazione a Philea (saremo a Bru­xelles nei prossimi giorni), possiamo prendere contatti con le fondazioni di tutta Europa: un osservatorio di grande valore e un’opportunità di networking importante. Come Fondazione facciamo la nostra parte sul territorio della provincia di Cuneo, a livello nazionale con le iniziative realizzate insieme ad Acri e Fondazione con il Sud e con questi eventi vogliamo continuare a collaborare con Fondazioni internazionali su iniziative uniche e di grande valore».