«I grandi eventi organizzati con cura? In Piemonte si può»

Le sue telecronache di calcio (con Giacomo Bulgarelli) hanno aperto l’era dei videogiochi: «Esperienza preziosa così come “Galagol” con Alba Parietti e “Quelli che” assieme a Simona Ventura. Ora promuovo lo sport come strumento di benessere, mi dedico ai podcast e appena posso gioco a golf, anche nelle Langhe»

0
3

Da domenica 12 novembre a To­rino torna l’appuntamento in­ternazionale e prestigioso con le Atp Finals di tennis: una settimana di massima concentrazione mediatica. «Manca poco, io ci sarò. Sono contento perché in gara avremo Sinner e questo aumenta l’attesa e il ca­lore del pubblico. Ma soprattutto sarà bello avere conferma del fatto che in Italia si possono organizzare eventi di al­tissimo livello con grande professionalità e attenzione, come è accaduto a Torino in questi anni», spiega Massimo Caputi, storico telecronista d’eccellenza e profondo conoscitore del­lo sport.

Lei raccontava soprattutto calcio con uno stile che negli anni è inevitabilmente cambiato: cosa pensa dei telecronisti di oggi?
«Sono in genere professionisti molto preparati che dei singoli giocatori conoscono ogni dettaglio, questo è un bene perché possono trasmetterci tante in­formazioni utili. Ma forse tro­vo un po’ esagerata la tendenza a parlare molto, come in una radiocronaca, per un racconto in alcuni casi eccessivo. Perché al centro dovrebbe re­stare la partita e mai il telecronista».

È stato il primo a entrare con la sua voce nella realtà virtuale dei videogiochi: che esperienza è stata?
«Molto bella. Con Giacomo Bulgarelli fummo pionieri, nel 1998, con il commento di “Fifa” continuando poi per quattro edizioni. Porto con me quell’eredità che ancora oggi mi fa incontrare persone che mi dicono “quante notti ho passato davanti al pc con la tua voce”. A distanza di anni, sono ormai 25, mi colpisce sempre tantissimo. È una bella soddisfazione».

Il calcio stesso, nel frattempo, è cambiato molto: le piace ancora?
«Sì, continuo a seguirlo. Lo faccio da quando, a 8 anni, entrando con mio zio per la prima volta in uno stadio, fui colpito da quell’atmosfera che non mi ha più lasciato. La ritrovavo puntualmente alla radio in “Tutto il calcio minuto per mi­nuto” e poi in tv a “90° minuto” che era un appuntamento fondamentale per tutti noi ap­passionati che aspettavamo di vedere i primi gol della domenica. Quando iniziai questo lavoro nel 1984, lavorando a Roma per le tv private dell’epoca, noi giornalisti andavamo sempre a Trigoria oppure a Tor di Quinto (prima di Formello) ad aspettare i giocatori nel parcheggio davanti alle loro auto per scambiare due chiacchiere con loro. Oggi che i club sono diventati media company e gestiscono i contenuti dei loro dipendenti distribuendoli su tutti i canali, credo che per as­surdo conosciamo i calciatori meno di prima, quando c’erano pochi mezzi. Li vediamo sempre su Instagram, ma in realtà sono molto più distanti».

Si può dire che, al fianco di Alba Parietti, è stato testimone di un nuovo modo di raccontare il calcio in tv?
«Quando nel 1986, a Tele­montecarlo, arrivarono i brasiliani di Rede Globo, cambiarono molte cose. Prima di tutto nacque la telecronaca a due vo­ci in ogni sport, con l’ex atleta affiancato al commentatore, oltre a una serie di piccole novità. Ad esempio, la lettura dei tg con il teleprompter, per cui ci chiedevano: ma imparate tutto a memoria? Pri­ma infatti si
leggeva dai fogli e non si riusciva a guardare sempre nella telecamera. Ma soprattutto, do­po i Mondiali del ’90, nacque “Galagol” una trasmissione che aveva l’ambizione di fare concorrenza alla “Domenica sportiva” con la conduzione per la prima volta affidata a una donna (Alba Parietti) assieme a me e Josè Altafini».

Altra sua esperienza significativa – nonché importante per la storia della tv – fu poi il periodo trascorso in “Quelli che il calcio”.
«Dopo 14 anni a Telemon­tecarlo sono passato in Rai dove Simona Ventura e Carlo Freccero mi chiamarono per questa trasmissione dove sono rimasto per nove edizioni, fino al 2014 con alcune interruzioni, introducendo una nuova formula a metà tra cronaca, approfondimento e divertimento. Il fatto è che ci divertivamo noi per primi a realizzare i servizi e questo feeling arrivava fino a casa, era il segreto del successo».

Oggi ci sono nuove forme di giornalismo, come ad esempio i podcast che lei conduce nel format “Intesa Sanpaolo On Air”.
«I podcast sono oggi in voga perché offrono un approfondimento su contenuti che trovano una fruizione completamente diversa. Siamo infatti sempre più portati a seguire eventi o racconti dove, come e quando vogliano. I podcast, infatti, li puoi ascoltare mentre fai jogging o vai in macchina, oppure sotto la doccia. E consentono di soffermarsi meglio su certi temi che altrimenti, in un mondo veloce, potresti perdere. In definitiva, si tratta di uno strumento interessante di narrazione giornalistica».

Per Fondazione Arpa sostiene l’importanza dell’assistenza sanitaria.
«E sono molto proiettato sull’attività fisica come strumento per migliorare la salute. Ora stiamo lavorando a un progetto con il dottor Franco Molteni di Villa Beretta a Costa Masnaga, un centro neuroriabilitativo di altissimo livello».

Lo sport nelle scuole: a che punto siamo?
«Sport e Salute ha proprio questo fondamentale obiettivo, rendere lo sport davvero un bene di tutti, a disposizione in tutta Italia. La scuola rappresenta un bacino importante per le nuove generazioni, fare sport fin da bambini è una priorità che per troppi anni abbiamo tralasciato e allora Sport e Salute può dare impulso intervenendo nelle scuole, sul territorio, creando parchi, riqualificando impianti. Lo sport non è solo attività fisica ma valori, insegna a rispettare le regole e gli altri, a conoscere noi stessi».

Tennis e calcio, d’accordo. Ma è il golf la sua grande passione?
«La folgorazione l’ho avuta nel 2009 e ora è lo sport che pratico di più, anche per l’età, ma non vorrei dare ragione a chi dice che è un gioco per vecchi e ricchi. In realtà è accessibile a tutti, chiaramente con varie possibilità, a me piace perché impegna mente, corpo e anche anima. È un modo per lasciare tutto da parte, in piena condivisione con il verde, ti porta a sviluppare una strategia, ci sono piccoli movimenti da mettere insieme per eseguire bene i colpi. E, altra caratteristica, mentre lo pratichi puoi socializzare con gli altri giocatori. Ma è uno sport così: o ti piace o non ti piace».

Conosce il Piemonte?
«Ci sono stato tante volte. Ho anche giocato a golf a Castel­conturbia, nel Novarese, ma anche a Torino, ai Roveri, e in un bellissimo circolo a Che­rasco cioè in zona tartufi. Il Piemonte è molto bello e sono sincero, perché offre tipicità, storia del territorio, cucina, prodotti e in particolare il vino».

CHI È

Nato a Roma il 5 dicembre del 1961, nel 2021 diventa ufficialmente consulente alle strategie di comunicazione del sottosegretario allo sport, Valentina Vezzali. Da un anno ricopre il ruolo di Newsroom Director all’interno di Dmtc, agenzia di comunicazione specializzata nello sport

COSA HA FATTO

Conduttore di “Galagol” e “Goleada” a Telemontecarlo, voce dei videogame Fifa con Giacomo Bulgarelli, in Rai ha condotto “Domenica sportiva” e “Quelli che il calcio”. È stato anche dirigente della Federazione tennis e direttore comunicazione degli Internazionali di Roma

COSA FA

Dopo l’esperienza come responsabile della redazione sportiva del quotidiano romano “Il Messaggero”, cura tra le altre cose i podcast dedicati allo sport per la piattaforma online “Intesa Sanpaolo On Air”