ELENA CESTE
IL FATTO
Il 23 gennaio 2014 Elena Ceste, quattro figli, scompare dall’abitazione di Costigliole d’Asti. A dare l’allarme il marito Michele Buoninconti, ma il corpo esanime della donna, in stato di decomposizione, sarà ritrovato solo dieci mesi dopo sulle rive del Rio Mersa. Dal successivo esame ad Alba, non emergono violenze o ferite.
I PROTAGONISTI
Con il passare dei giorni gli investigatori tralasciano ogni altra pista e si concentrano sul marito che in più circostanze si è contraddetto. Insospettisce soprattutto il fatto che dopo alcuni mesi dalla sparizione della consorte, l’uomo non fosse affranto ma che, addirittura, intrattenesse relazioni telefoniche con altre donne.
LA CONCLUSIONE
Dall’inchiesta emerge che Buoninconti sarebbe violento e oppressivo con i figli, a cui intima di non confessare mai dei furiosi litigi che aveva avuto con la madre. Dopo otto anni di dubbi la giustizia stabilisce in via definitiva che ad aver ucciso Elena Ceste è stato proprio il marito: condannato a trent’anni. Ma si dichiara non colpevole.
Decisiva la vaLutazione della famiglia
in questo caso una chiave di lettura importante è rappresentata dalla bravura degli inquirenti capaci di assumere informazioni in maniera attenta confutando puntualmente ogni particolare. Importante dal punto di vista investigativo è stata sicuramente la capacità nel saper evidenziare le contraddizioni nel racconto di Buoninconti e nel saper valutare complessivamente il quadro anche emotivo che si stava vivendo nella famiglia
ERIO CODECA’
IL FATTO
A Torino il 16 aprile 1952 Erio Codecà è trovato senza vita di fronte alla sua Fiat 1100 E, in via Villa della Regina non lontano dalla Chiesa della Gran Madre di Dio nel quartiere Borgo Po ai piedi della collina torinese. È stato ucciso da un colpo di pistola: si pensava alla nuca, fu poi accertato che venne esploso sotto l’ascella destra.
I PROTAGONISTI
Un omicidio assolutamente inspiegabile. Dopo il ritrovamento del cadavere del dirigente Fiat, qualcuno aveva detto di aver visto transitare ad alta velocità nei paraggi un furgoncino rosso, mentre un altro testimone aveva parlato di un uomo con una borsa che correva verso la collina. Nessuna traccia, nessun indizio, nessuna prova.
LA CONCLUSIONE
Un solo indiziato, Giuseppe Faletto, ex partigiano comunista noto come Boia della Val Susa e operaio della Fiat originario del Canavese. Processato e assolto il 7 marzo 1958 con insufficienza di prove. Ultima ipotesi: un intrigo internazionale, legato alle attività fuori confine che Codecà aveva portato avanti per la Fiat
Dietro al delitto una premeditazione
Bisogna contestualizzare correttamente il periodo: non esistevano gli strumenti investigativi di oggi come ad esempio la localizzazione dei cellulari o la moderna videosorveglianza. Appare un delitto non occasionale ma presumibilmente premeditato. Importante dal punto di vista criminologico la scelta dell’orario serale. Sicuramente trovare il movente darebbe una possibile risposta circa il colpevole, ancora sconosciuto.
GIUSEPPINA ARENA
IL FATTO
Il 12 ottobre 2022, giorno del suo compleanno, Giusy Arena viene trovata morta. Un passante la trova sotto il cavalcavia della linea dell’alta velocità Torino-Milano, in frazione Pratoregio (tra Chivasso e Montanaro), assieme alla sua inseparabile bicicletta rossa. Poco distanti, tre bossoli calibro 7,65.
I PROTAGONISTI
La 52enne era conosciuta in zona come “Giusy la cantante”. Assieme al fratello aveva ricevuto una cospicua eredità dalla madre. Una sola segnalazione per gli inquirenti, quella di un furgone, con a bordo due persone, visto procedere lungo la strada che da Chivasso conduce a Pratoregio. Trasportava Giusy con la sua bicicletta?
LA CONCLUSIONE
Non c’è ancora una soluzione, quando è passato poco più di un anno. L’esito sul tampone stub per il recupero delle micro particelle effettuato sul fratello della donna, Angelo Arena, poco dopo il ritrovamento del corpo non ha evidenziato alcuna traccia di polvere da sparo. E l’unico sospettato è stato scagionato.
Va ricostruita la scena del crimine
Il colpo di pistola esploso da una distanza ravvicinata e il corpo della povera vittima lontano dalla sua abitazione sono due elementi investigativi di interesse. Importante l’esatta ricostruzione della scena del crimine da integrare con le caratteristiche della donna uccisa e una indagine retrospettiva sulle sue abitudini. Inoltre il ricorso all’utilizzo di un’arma da fuoco non facile da rinvenire sarebbe utile per indirizzare le indagini e trovare il presunto colpevole