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L’opinione di Ermete Realacci

«Italia superpotenza dell’economia circolare, accelerare gli investimenti nelle energie rinnovabili porta maggiore stabilità finanziaria»

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IL FATTO
A che punto siamo nel nostro percorso di consapevolezza verso un nuovo scenario ambientale? Quali risultati significativi sono già stati raggiunti?

«L’Italia è una superpotenza dell’economia circolare», dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e ambientalista. E non è la prima volta.
Ci sono dati che confermano già da alcuni anni quella che è una tendenza virtuosa del nostro Paese. Questo dettaglio, il fatto di essere leader nella capacità di predisporre un sistema economico capace di rigenerarsi da solo, «ci rende più competitivi e capaci di futuro», sottolinea Realacci. Che aggiunge: «Ac­celerare gli investimenti nella transizione verde e nelle energie rinnovabili aumenta la stabilità finanziaria come dimostrano gli studi della Bce e della Banca D’Italia, dà forza al made in Italy, riduce i costi a medio termine per famiglie e imprese, rafforza la nostra indipendenza energetica. Nel rapporto GreenItaly si legge un’Italia che va verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori».
Il rapporto Greenitaly, giunto alla sua 14esima edizione, è stato presentato nei giorni scorsi. Tra i vari dati quelli che evidenziano come nel 2022 l’Italia abbia riciclato l’83,4% della totalità dei rifiuti (urbani e speciali). Un tasso di riciclo di oltre 30 punti sopra la media della Ue (52,6%) e ben superiore a tutti gli altri grandi Paesi europei, come Francia (64,4%), Germania (70%), Spagna (59,8%).
Realacci ha aggiunto: «Sul tentativo di negare o sminuire la portata della crisi climatica, Papa Francesco, con l’esortazione apostolica Laudate Deum, ha detto parole chiare in vista della Cop28 di Dubai. Una crisi legata a doppio filo a dinamiche ambientali, economiche, sociali».
Una cosa è certa: «Non possiamo permetterci le incertezze con cui procede l’attuazione dell’Agenda 2030. Anche in alcune politiche del nostro Paese. Pensiamo al ritardo sulle energie rinnovabili. Sono 510mila le imprese italiane che negli ultimi cinque anni hanno investito sulla green economy e sono 3,2 milioni i green jobs». Il report fornisce dati decisamente interessanti. Ad esempio: una impresa italiana su tre ha effettuato eco-investimenti nel quinquennio 2018-2022, 510.830, il 35,1% del totale. Gli occupati nella green economy sono arrivati al 13,9% degli occupati totali, 3,2 milioni. Nel 2022 i contratti attivati nelle aziende dell’economia verde sono stati il 35,1 del totale, 1,8 milioni su 5,2 complessivi, 215.660 unità in più. Le aree più interessate dai contratti nei settori green sono state progettazione e sviluppo (87%), logistica (81,7%), marketing e comunicazione (79,2%). Ed è il Nord Ovest l’area col maggior numero di contratti green nel 2022, 598.250, +13,5% rispetto all’anno precedente. Seguono il Centro, con 323.590 nuovi contratti nel 2022, (+15,9%), il Sud con 453.620 (+11,2%) e il Nord Est con 440.660 (+14,1%).

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