«Vi presento la mia arte, grimaldello del pensiero»

Intervista all’artista Eugenio Tibaldi, che per la prima volta espone nella sua Alba: «Amo attualizzare le tradizioni»

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La bellezza e i significati dell’arte e il legame viscerale con le ra­dici sono alcuni dei temi che l’artista albese Eu­ge­nio Tibaldi presenterà attraverso la sua mostra personale dal titolo “Selfportrait”, con cui sarà protagonista ad Alba fino al 3 dicembre (maggiori dettagli nel box). In vista dell’appuntamento, dialogando sulle sue opere e sul rapporto, appunto, con le radici, noi di Rivista IDEA lo abbiamo intervistato.

Tibaldi, dal 10 novembre mo­strerà agli albesi, e non solo, la sua arte. Cosa rappresenta questa vetrina?
«Per me è importante poter es­sere ad Alba, perché in tanti anni non ho mai esposto nella mia città. In genere, lavoro in maniera differente, nel senso che realizzo progetti dedicati, mentre in questa occasione abbiamo deciso – per i tempi e le modalità – di presentare dei lavori già pronti. Più che una vera e propria relazione con la città, si tratterà dunque di una sorta di avvicinamento alla mia opera artistica. Sarà interessante vedere la reazione del­la comunità albese».

A caratterizzare l’esposizione ci saranno “Untitled” e “Ar­chi­­­tet­tura dell’isolamento”. Di che opere si tratta?
«Il primo lavoro è un vero au­to­ritratto, come suggerisce il ti­tolo della mostra. L’opera na­sce da una riflessione fatta nel Natale del 2013 ed è composta da sette bicchieri della Nutella: li usavamo normalmente in casa e ho deciso di “alzarli”, come dei calici da vino. L’ho sempre definito un mio autoritratto perché mi invita a pensare che posso an­dare dove vo­glio e fare tante co­se, ma sem­pre ricordando una cosa: le mie radici».

Cosa rappresenta invece il secondo lavoro?
«È una scultura ambientale, in cui con 500 volumi enciclopedici ho scolpito l’arco delle Al­pi. È un lavoro realizzato du­rante il Covid, quando ero rientrato da Napoli a Torino. Il senso di isolamento mi spinse a riflettere sul senso dei libri e del paesaggio e a unire queste due riflessioni. Ho trasformato dunque 500 enciclopedie in uno scenario naturale, ragionando su quello che per anni è stato per noi un paesaggio so­ciale, le enciclopedie stesse, intese a lungo quasi come un modo di approcciare l’ospite in salone. E in questo momento storico in cui il libro sta perdendo la sua funzione, mi sembrava interessante immaginarne una “funzione altra”».

Che messaggio intendono trasmettere?
«I due messaggi sono in realtà aperti e mi piace moltissimo de­scrivere il mio lavoro come un non finito, un qualcosa che si completa con lo sguardo dello spettatore e con il retaggio culturale di ogni singola persona che lo attiva e lo fa vivere, ciascuna a modo suo. Le mie opere sono come dei grimaldelli. Se fanno riflettere la persona, funzionano. Se ri­mangono fini a sé stesse, invece, hanno fatto il loro lavoro solo a metà».

A promuovere la mostra – con il Comune – è la Giostra delle Cento Torri, che organizza gli eventi folcloristici per la Fie­ra. del Tartufo. Qual è il suo rapporto con la tradizione?
«Penso che, per continuare ad essere viva, la tradizione debba mutare e non restare ancorata al­l’idea di un rito. Deve essere qualcosa che vive nelle persone che la praticano. Per questo il mio auspicio, per Alba e per tutti in generale, è di avere sempre la forza di mettere in discussione la tradizione per attualizzarla. Ringrazio la Giostra delle Cento Torri che – attraverso Luca Sensibile – ha fortemente voluto il mio coinvolgimento, così come il Comune».

A proposito di tradizioni, que­st’anno ha realizzato anche il drappo del Palio.
«Anche in quel caso, per una questione di tempistiche, è stato scelto un lavoro già pronto. Mi sono chiesto quale opera potesse avere un legame con il drappo e, quindi, ho scelto un acquerello, che è frutto di un ragionamento sul senso di co­munità e sulla necessità odierna di ridefinire continuamente l’idea del proprio sé. Sono rappresentati degli uccelli che si riflettono in alcune sfere di cristallo: ognuno vede riflessa so­lo una parte del proprio corpo, che però sembra definirlo, un po’ come avviene per noi con i social. È quindi un invito a sganciarci da questo tipo di con­cezione e a ritrovare un sen­so di comunità reale».

Le sue opere sono esposte in Italia e all’estero. Cosa porta con sé di Alba nel mondo?

«Non c’è alcun mio lavoro che prescinde dal luogo in cui sono nato e dall’educazione che ho ricevuto. Questo trasferimento non è praticamente mai diretto, si riflette spesso in maniera più concettuale, ma è parte del­la costruzione dell’opera. Dalla mia educazione ho ereditato, ad esempio, la gestione del tem­po. Ci portiamo dentro il luogo in cui cresciamo che, an­che a nostra insaputa, continua ad agire dentro di noi».

A quali altri progetti sta lavorando in questo momento?
«È appena uscito “La forma spezzata”, un libro per bambini, ma che parla di adulti, per Allemandi. Negli scorsi giorni ho curato un workshop per Artissima, sponsorizzato dalla Juventus. Prossimamente farò una mostra ad Hong Kong e alla fine dell’anno prossimo sa­rò a Santiago del Cile».

“Selfportrait” sarà visitabile fino al 3 dicembre nel coro della maddalena. Bolla e sensibile: «Iniziativa di valore»

“Selfportrait”, la mostra personale di Eugenio Tibaldi, a cura di Angel Moya Garcia, sarà inaugurata domani, venerdì 10, alle 17,30, nel suggestivo Coro della Mad­da­lena, in via Vittorio Emanuele II 19. L’esposizione – promossa dal Comune di Alba e dalla Giostra delle Cento Torri, in collaborazione con la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba – intende presentare in modo completo alla comunità e ai turisti il lavoro dell’artista albese classe 1977, le cui opere sono esposte in istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Con grande soddisfazione, l’assessore comunale a Turismo e Città Creative Unesco, Emanuele Bolla, e il presidente della Giostra delle Cento Torri, Luca Sensibile, si sono soffermati sul valore dell’iniziativa: «Abbiamo fortemente voluto dare seguito alla collaborazione con Eugenio Tibaldi, autore del drappo del Palio di quest’anno, promuovendo una mostra che in un mese di apertura saprà sicuramente coinvolgere gli albesi e i turisti che visitano la nostra città. Questa nuova iniziativa, che si è realizzata in collaborazione e nell’ambito della 93esima Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, arricchirà l’offerta cittadina e sarà occasione di crescita culturale per la città. Siamo molto felici che Eugenio abbia accettato la nostra richiesta di esporre ad Alba e onorati che abbia voluto portare alcune sue opere iconiche che sapranno dare valore alla mostra». L’esposizione sarà visitabile il sabato e la domenica, fino al 3 dicembre, dalle 10 alle 18.

Articolo a cura di Domenico Abbondandolo