Quelli appena partiti in piazza Schiaparelli sono solo alcuni dei numerosi interventi previsti dall’Amministrazione civica guidata dal sindaco Antonello Portera per disegnare la Savigliano del futuro. Non è un’esagerazione: i progetti definiti in queste settimane (e quelli che arriveranno prossimamente) hanno proprio l’obiettivo di costruire il nuovo volto della città. Un nuovo volto che sarà contraddistinto certamente da opere urbanistiche funzionali e innovative, ma anche e soprattutto da servizi e infrastrutture per cittadini e turisti. Ce lo ha spiegato Federica Brizio, vicesindaco con delega a Opere pubbliche, Trasporti e Frazioni, eletta con il gruppo civico “Progetto per Savigliano”.
Brizio, cosa dobbiamo attenderci dai lavori in piazza Schiaparelli?
«Finora la piazza è stata impiegata come parcheggio. Con questo intervento, reso possibile dai fondi Pnrr e dal cofinanziamento del Comune, l’area diventerà un luogo a misura delle persone e, quindi, maggiormente vivibile. Non sarà più una distesa di asfalto, ma una piazza viva, in cui cittadini e visitatori potranno incontrarsi e fare una piccola sosta, circondati da un contesto piacevole, grazie al verde pubblico e alla nuova illuminazione».
In generale, cosa rappresentano i fondi Pnrr?
«Una preziosa opportunità. Prendiamo ad esempio i numerosi edifici pubblici di valenza storica che necessitano di essere riqualificati: nonostante i bilanci del nostro Comune siano decisamente positivi, le risorse a disposizione per gli investimenti non sono mai abbastanza e grazie al Pnrr o, comunque, ad altri contributi, a partire da quelli messi a disposizione dall’Unione Europea, potremo finalmente dare nuova vita a queste strutture. I fondi Pnrr, però, sono un’opportunità anche per un altro motivo…».
Prego, ci dica.
«Sono uno stimolo importante per quanto riguarda la progettazione della Savigliano del futuro. Per cogliere le opportunità dei singoli bandi del Pnrr – ma non solo -, occorre farsi trovare pronti, ossia avere già definito tutta una serie di progetti da realizzare. Alla luce di ciò, stiamo concentrando gli sforzi progettuali sul fronte, come dicevo, della riqualificazione strutturale degli edifici pubblici, ma anche su quello legato all’utilizzo di fonti rinnovabili. Ci pare doveroso rafforzare la base di idee e, soprattutto, tracciare una strada concreta capace di guidare lo sviluppo di Savigliano da qui agli anni successivi. Non mi riferisco ai lavori di manutenzione ordinaria -quelli devono essere sempre e comunque una priorità -, bensì a interventi strategici e di indirizzo».
Tra i progetti strategici c’è sicuramente quello per la costruzione del nuovo ospedale a servizio del quadrante “Fossano-Saluzzo-Savigliano”. Qual è la sua posizione in merito?
«Qualcuno è preoccupato per il consumo di suolo, altri per ciò che ne sarà degli edifici che ospitano gli ospedali attuali. Io, invece, sono contenta che sia partito l’iter: sono certamente d’accordo sul fatto che non si debbano costruire delle cattedrali nel deserto, ma in questo caso verrà realizzata un’opera che, prevedendo al suo interno l’utilizzo delle tecnologie più moderne, delle migliori risorse umane disponibili e delle tecniche di cura più innovative, permetterà di restituire alla collettività servizi sanitari di alto livello e, in generale, di dare una spinta positiva all’intera area. L’Ospedale Santissima Annunziata è sempre stato ed è tuttora un riferimento importante per il territorio: bisognerà fare il massimo per favorirne la trasformazione e, quindi, il riutilizzo, evitando che diventi un edificio abbandonato. L’importante sarà avviare un dialogo trasversale che coinvolga tutti e che abbia come unico obiettivo la qualità dei servizi da garantire alla cittadinanza».
Per raggiungere questi obiettivi sarà necessario potenziare la rete di viabilità e infrastrutture. È d’accordo?
«Sì. Una nuova viabilità è assolutamente indispensabile, per favorire l’accesso al futuro presidio ospedaliero, ma anche e soprattutto per eliminare alcune problematiche di traffico che stanno diventando insostenibili e per collegare meglio Savigliano con le altre città della provincia di Cuneo. E penso non solo al trasporto su gomma ma anche ai servizi ferroviari».
Da dove si parte?
«Ai lavori veri e propri occorre affiancare un cambio di mentalità volto a diffondere, laddove possibile, l’uso di modalità di trasporto sostenibili. Dal canto nostro, prestiamo molta attenzione a questo tema, come dimostra lo studio che abbiamo avviato per giungere alla definizione di un’agenda della mobilità locale. Insomma, anche in questo ambito, è necessario “immettere” idee concrete in circolo, progettare e, ci tengo a ribadirlo, dialogare a livello locale, ma non solo, coinvolgendo enti pubblici e privati a ogni livello».
L’aeroporto di Levaldigi che ruolo può avere?
«L’aeroporto di Cuneo-Levaldigi, che si trova all’interno del Comune di Savigliano, può rappresentare un’infrastruttura essenziale per il territorio provinciale, che a causa della sua conformazione ha una viabilità abbastanza difficoltosa. Lo stesso può essere volano per dare un impulso decisivo alla crescita della Granda. Personalmente, sono fiduciosa perché tutto il management dello scalo, a partire dal presidente Paolo Merlo, intende realizzare un progetto di sviluppo davvero importante. Chiaramente, per far sì che le loro azioni risultino realmente efficaci, sarà necessario sviluppare in parallelo lo studio progettuale di una rete viabile adeguata per connetterlo al meglio con il territorio».
Insomma, parliamo di nuovo di ragionamenti e “visione”.
«Esattamente. Serve visione in ogni ambito. Bisogna andare ben oltre i lavori per far funzionare il “tombino sotto casa”, specie in un momento particolare come questo. Immaginare lo sviluppo della città, e progettare in tal senso, consente di affrontare le sfide che ci attendono con fiducia, dinamismo ed efficacia, per una Savigliano capace di rispondere adeguatamente alle istanze di vivibilità e alle aspettative dei cittadini».
In questo “disegno” dove si collocano le frazioni?
«Avendo origini levaldigesi, sono doverosamente un po’ di parte… Credo anche però che le frazioni custodiscano un grande valore e che siano essenziali per il futuro di ogni città. Nel nostro caso, non solo devono essere salvaguardate e valorizzate, ma vanno considerate sempre più complementari al territorio comunale».