Botta, Cia Saluzzo: “Un 2023 difficile e per il 2024 segnali di fiducia, ma ancora incognite”

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Presidente Cia della zona di Saluzzo è Diego Botta, fondatore e titolare, con Ivan Lodini e Luigi Cagioni, del birrificio agricolo Kauss di Piasco. Con lui abbiamo tracciato un bilancio dell’annata agricola 2023 riguardante l’area che è stato chiamato a rappresentare. Dice: “In generale, come per l’intero territorio della provincia, e non solo, abbiamo dovuto affrontare di nuovo una stagione difficile. Le spese energetiche e quelle per le materie prime, pur di fronte alla discesa dell’inflazione, sono rimaste alte, incidendo parecchio sui costi di produzione. I cambiamenti climatici hanno messo a dura prova il comparto. Con una resa delle colture mediamente inferiore rispetto ai quantitativi di un anno “normale”. La qualità, però, nonostante i problemi, grazie all’impegno e alla professionalità degli agricoltori, è stata buona”.

Il Saluzzese è uno dei distretti di riferimento a livello nazionale per quanto riguarda la frutticoltura. Come è andato il settore nel 2023? “In questo periodo abbiamo le prime indicazioni sui prezzi, perché stanno liquidando il venduto alle aziende. Per quando riguarda le pesche e i piccoli frutti l’andamento è migliorato, anche se poi i minori quantitativi prodotti portano a un risultato complessivo non così soddisfacente. Sulle mele il mercato sembrava essere partito bene e con una certa vivacità. Adesso, però, si devono affrontare i problemi geopolitici internazionali: in particolare il blocco del canale di Suez, un passaggio fondamentale per le esportazioni frutticole del Saluzzese verso il Sud del mondo. Per cui, bisognerà capire se la seconda parte della campagna sarà influenzata da questi fattori negativi e si perderanno i vantaggi precedenti. Tutto ciò dopo un 2022 comunque devastante, con, ad esempio, i prezzi di liquidazione delle mele ben al disotto dei costi produttivi”.

Il biologico nel Saluzzese ha avuto un discreto sviluppo. La situazione del comparto? “Non è valorizzato come dovrebbe e viene pagato all’incirca lo stesso prezzo del prodotto convenzionale. Le politiche europee di spinta verso il green e il biologico faticano a essere recepite dai mercati. E chi ha investito nel settore oggi si trova ad affrontare maggiori difficoltà rispetto all’agricoltura tradizionale, in quanto i costi di produzione sono più alti e la resa è minore”.

Le prospettive 2024? “Dal punto di vista climatico non stiamo di nuovo partendo bene perché le alte temperature dell’ultimo periodo potrebbero anticipare la ripartenza delle piante, esponendole, così, ai problemi meteo estremi come le eventuali gelate primaverili. A questo si aggiunge l’incertezza legata alle polizze assicurative per i danni dovuti ai fenomeni climatici. C’è poi da augurarsi che vengano risolte le tensioni geopolitiche internazionali in modo da consentire al nostro export di tornare alla consueta frequenza. Inoltre, speriamo in una diminuzione dei costi produttivi. Per cui il 2024 si presenta con dei piccoli segnali di fiducia, ma restano ancora molte incognite”