Cia Cuneo ha organizzato, nell’Aula Magna dell’Università di Scienze Gastronomiche (Unisg) di Pollenzo, l’interessante convegno “Sostenibilità e certificazioni”. Silvio Barbero, vicepresidente dell’Unisg, ha aperto l’iniziativa. Poi, Claudio Conterno, presidente provinciale dell’organizzazione agricola, ha introdotto i lavori. Gli approfondimenti tecnici proposti dall’incontro sono stati cinque: “Comunicazione economia aziendale su performance vini certificati” con Francesco Maria Gentile dell’Unisg-Food Industry Monitor di Pollenzo; “Le regole dell’etichettatura per certificazioni-Focus su green claims” con Michele Antonio Fino dell’Unisg-Fondamenti del Diritto Europeo, Food Law ed Ecologia Giuridica di Pollenzo; “Percezione del consumatore riguardo alle certificazioni”, con Greta Castellini dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano-Laboratorio Engagemind Hub; “Strategie di sostenibilità nel settore vitivinicolo: creare e misurare valore condiviso. Dalla pianificazione degli obiettivi alla rendicontazione di sostenibilità” con Angelo Perez, ceo WeCo impresa sociale; “Sostenibilità e credito: l’approccio di Intesa San Paolo e l’esperienza della Direzione Agribusiness” con Piermario Romagnoli, direttore area Agribusiness Piemonte Sud e Liguria di Intesa San Paolo. Il convegno si è svolto pochi giorni dopo l’approvazione da parte dell’Unione Europea della proposta di Direttiva riguardante “nuove norme per migliorare l’etichettatura e porre fine alle dichiarazioni ingannevoli”, con l’obiettivo di aiutare i consumatori a fare scelte rispettose dell’ambiente e incoraggiare le aziende a offrire loro prodotti più durevoli e sostenibili.
Cosa è emerso dai lavori? Lo abbiamo chiesto al presidente Conterno. Dice: “La Direttiva andrà studiata nei dettagli, ma l’Unione Europea ha ormai tracciato la strada verso le produzioni sostenibili. Per ottenerle possiamo solo seguire il percorso della qualità, raggiungibile anche attraverso le certificazioni che alle aziende costano. Di conseguenza chi le effettua deve rendersi conto di svolgere un lavoro importante non per fare soldi, ma per migliorare la qualità dell’intero sistema agricolo”.
Cosa deve fare un produttore? “Battersi, con l’aiuto delle Istituzioni, per difendere quanto viene coltivato, trasformato e confezionato nel nostro Paese, rendendo consapevole il consumatore di questo valore aggiunto. Non è solo una questione di marchi e di stemmi, ma è una mentalità da cambiare”.
Le proteste di questi giorni contro le decisioni dell’Ue? “Gli agricoltori hanno ragione, però il nostro settore è quello che riceve più soldi dall’Europa. Poi, gestirli bene o male è un’altra questione. Prendiamo la Pac. Distribuire solo delle risorse a pioggia non è servito a far crescere l’agricoltura in quantità e, soprattutto, in mentalità. Bisogna rivedere il sistema agricolo a livello di indirizzo e di programmazione. Cominciando a lavorare sodo per tracciare una strada ai nostri figli, capace di andare in questa direzione”.
Un bilancio del convegno? “Utile, con la partecipazione di molti tecnici e rappresentanti degli Enti certificatori. Purtroppo, non c’è stata una forte presenza di produttori. E questo mi dispiace perché se non conosci le Direttive europee, che, nei prossimi cinque anni, trasformeranno il modo di coltivare e di allevare, diventa difficile discuterle nel merito. Su questo aspetto l’agricoltura deve ancora crescere”.