Non semplicemente un destino, ma un cammino tracciato: il culmine di una passione trasferita prima nello studio e poi nel lavoro, trasmessa da un papà così fantasioso da raccontarle, invece di fiabe, le gesta degli eroi dei cieli e tanto innamorato dell’aviazione da portarla, bambina, ad ammirare i velivoli militari al museo della scienza e della tecnica. Grazia Vittadini ha assorbito, è stata dolcemente contagiata, e ha spiccato, mai così letteralmente, il volo: laurea in ingegneria aerospaziale a indirizzo aerodinamico al Politecnico di Milano, primi passi in una piccola azienda aeronautica milanese, la Marves, e nella sede di Monaco di Baviera della Fairchild Dornier, industria impegnata negli aerei regionali per il trasporto civile, quindi progettazione e management in grandi compagnie, da Airbus – dove spazia dal disegno delle fusoliere alle linee di aerei eco-friendly, dai razzi ai satelliti, fino al coinvolgimento nella creazione dei superjet a due piani A-380 – alla Rolls Royce e infine alla Lufthansa che le consegna, proprio in questi giorni, le copertine avendo, meritatamente, raggiunto il vertice: dal primo luglio entrerà a far parte del Consiglio di amministrazione con il ruolo di chief technology officer, già ricoperto con successo nelle precedenti aziende, assumendo la guida della divisione tecnologia, occupandosi di intelligenza artificiale e innovazione digitale, curando anche la sostenibilità.
Un premio alla professionalità e alla competenza amplificato dalla fase di trasformazione del colosso tedesco che non rinnova gli organici in un normale turnover, ma sceglie di ristrutturarli con i professionisti migliori in vista di nuove, futuristiche sfide. Non casualmente nel board entrerà anche Dieter Vranckx, ceo di Swiss International Air Lines, che avrà invece l’incarico di supervisionare i mercati globali e la direzione commerciale del Gruppo.
Vittadini, 54 anni, lodigiana cresciuta a Milano, gli aerei non li disegna soltanto ma li guida, possedendo la licenza di pilota privato e quella Atpl per aerei civili di linea: segno di una passione totale, non unica in una donna dai mille interessi, innamorata della musica – è stata timpanista alla Scala, ha gusti eterogenei che spaziano dalla classica al rock -, rapita dalla danza classica – l’ha praticata, adora la Carmen e Il lago dei cigni, ha scritto una tesi sui materiali innovativi per le solette delle scarpe della ballerine -, amante dei libri di Philip Roth e delle motociclette, anche se dall’ebbrezza delle corse in sella non pareggia l’emozione delle traiettorie tra le nuvole.
Un’eccellenza che il mondo ci invidia e che non abbiamo saputo trattenere: racconta che nessun grande gruppo italiano le rispose quando, brillante neolaureata, inviò curriculum carichi di speranze e che le opportunità arrivarono invece dalla Germania, di cui oggi ha anche la cittadinanza, e successivamente dalla Francia che l’ha anche premiata con la Legion d’Onore.
Vittadini è un orgoglio, ma anche un rimpianto, l’emblema dell’Italia culla di grandi talenti ma talvolta così miope da non valorizzarli.
Adesso lei è al top, pronta per una sfida dura e affascinante, consapevole delle nuove, pesanti responsabilità che la attendono ma senza preoccupazioni perché da sempre, parole sue, nelle situazioni di stress riesce a dare il meglio. Eppoi perché le sfide le ama e le ha sempre raccolte con entusiasmo: «Mia madre – la confidenza – mi ha insegnato a non dire mai “Non posso”».
Una donna in volo
Grazia Vittadini, ingegnere aerospaziale e pilota, sale al vertice di Lufthansa. Storia di una dirigente di successo e di una grande passione trasferita nel lavoro