Donne e lavoro: oltre la bellezza c’è molto di più

Giuliana Cirio presenta il “processo insolito” in Confindustria: «Per superare le apparenze»

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La bellezza femminile è un tema intricato e dibattuto, spesso oggetto di discussioni sulla sua reale influenza nel riconoscimento delle altre qualità di una donna. Da un lato, c’è chi sostiene che la bellezza possa costituire un ostacolo, in quanto tende a essere esaltata a discapito delle altre caratteristiche, relegando la donna a un mero oggetto estetico. Tuttavia, dall’altro lato, vi è chi ritiene che la bellezza possa invece fungere da catalizzatore per la piena realizzazione personale di chi la possiede.
Un tema che a Cuneo, in occasione dell’8 marzo, sarà dibattuto in una sorta di aula di tribunale nel “Processo insolito alla bellezza” promosso e organizzato da Confindustria Cuneo per ce­lebrare la figura femminile. Per l’occasione, domani alle 17,30, in Sala Michele Fer­rero, per il secondo anno consecutivo, si svolgerà un vero e proprio processo: se l’anno scorso a farla da padrone erano state le quote rosa, quest’anno sarà la volta della bellezza. Il verdetto finale spetterà ad Andrea Malaguti, direttore de La Stampa nelle vesti di giudice, dopo aver ascoltato la perizia di Gianni Arnaudo, architetto, designer e storico dell’arte, le arringhe di Giuliana Cirio, direttore generale di Confindustria Cu­neo, in qualità di pubblico ministero, e di Jimmy Ghio­ne, giornalista televisivo che prenderà le difese dell’argomentazione imputata a processo.
A sostegno o contro la tesi della bellezza come ostacolo alla realizzazione professionale verranno chiamati in causa diversi testimoni: si alterneranno Sara Tomatis, avvocata e assessora del Co­mune di Cuneo; Noemi Si­gnorile, capitana dell’Honda Olivero S.Bernardo Cuneo (squadra di se­rie A1 di volley femminile); Eva Desana, avvocata e docente dell’Uni­versità degli Studi di Torino, e Guido Sa­racco, rettore uscente del Politecnico di Torino. Ci sarà anche il verdetto di una giuria popolare, scelta tra il pubblico in sala e presieduta da Pierluigi Vaccaneo, direttore della Fondazione Cesare Pavese. Il dibattito si preannuncia acceso.
In molte società, la cultura del culto dell’immagine ha contribuito a mettere in pri­mo piano l’aspetto fisico, a volte a scapito delle qualità intellettuali, delle competenze e delle peculiarità personali di una donna. Questo fenomeno può condurre a una percezione distorta della realtà, in cui le donne vengono valutate e giudicate principalmente in base al loro aspetto esteriore, trascurando la ricchezza delle loro qualità interiori. «Questo è anche frutto di un’informazione veloce e superficiale, spesso ci si ferma alle apparenze – dice Giuliana Cirio direttore generale di Confindustria Cuneo -. La bellezza porta valori positivi e chi è bello, lo sostengono studi psicologi, fa meno fatica ad essere ascoltato. L’importante è poi approfondire e non considerare la bellezza una scorciatoia ma semplicemente una qualità, insieme alle altre. La bellezza femminile può essere sia un ostacolo che un vantaggio, a seconda di come viene interpretata e utilizzata».
Un format insolito per un dibattito, quello del processo simulato che viene replicato dopo il successo dell’anno scorso. «È un modo più coinvolgente e accattivante rispetto ai convegni tradizionali -dice Cirio -. Consente di trattare temi scomodi e controversi in modo più leggero ma non per questo meno profondo e autorevole». Una soluzione brillante.
«In un mondo che è sempre più attento all’apparenza e all’este­tica – prosegue Cirio – è necessario promuovere una visione più inclusiva e rispettosa della bellezza femminile, che valorizzi non solo l’aspetto esteriore, ma anche le qualità interiori e il contributo unico che ogni donna può offrire alla società. Solo così sarà possibile superare gli stereotipi e le convenzioni su­perficiali legate alla bellezza, permettendo a ogni donna di realizzarsi pienamente e di essere apprezzata per ciò che è veramente».
In tutto questo la società sta cambiando: «Nelle posizioni apicali delle aziende – sostiene Cirio – troviamo sempre più donne, anche tra chi seleziona le risorse umane, ma c’è ancora molto da fare per la figura femminile. Soprattutto quando si parla di carriera».
Il problema non è tanto il lavoro: «Il livello di occupazione femminile nella nostra provincia non è pari a quello maschile ma non c’è un grande divario. Il problema è la carriera, le donne con una famiglia spesso ne sono escluse, con un numero crescente e preoccupante di dimissioni dopo la nascita dei figli. Un dato a mio avviso molto preoccupante. In questo senso c’è ancora molto da lavorare. Le aziende devono cercare di venire incontro alle loro lavoratrici, volendo gli strumenti ci sono. Parlo di asili aziendali, smart working, orari flessibili, strategie che consentono di non perdere risorse importanti. La società sta evolvendo, io sogno che si vada verso un futuro dove le differenze, tutte non solo quelle tra uomo e donna, non esisteranno più. Sono fiduciosa perché vedo un grande cambiamento nei giovani, sempre più aperti alle novità e all’accoglienza dell’altro».