Grazie a Brain Spine altro passo avanti contro le paralisi

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Nel 2019 avevano condiviso i primi risultati in Fonda­zione Ferrero su in­vito della signora Maria Fran­ca e nel 2022 – dopo la pandemia – erano tornati per un pri­mo aggiornamento. La scorsa settimana Jocelyne Bloch, neurochirurga e professoressa al Chuv (Centre Hospitalier Uni­versitaire Vaudois) e Grégoire Courtine neuroscienziato all’Epfl (École Polytechnique Fé­dérale de Lausanne) hanno presentato l’avanzamento del­la loro ricerca con il progetto Brain Spine Interface, questa volta illustrato all’Ospedale di Verduno.
Il paziente torinese Michel Roccati ha nuovamente condiviso l’emozione di potersi sollevare dalla sedia a rotelle e camminare davanti alla platea grazie agli elettrodi impiantati nel suo midollo spinale.
Ora c’è un progetto quinquennale a sostenere il lavoro dei due scienziati svizzeri, con l’ambizione di aprire la strada anche al trattamento della pa­ralisi degli arti superiori. Il Brain Spine Interface crea un ponte digitale tra cervello e midollo spinale cervicale. I due scienziati che – per loro stessa am­missione – considerano or­mai il Piemonte la loro seconda casa, hanno sviluppato il progetto con l’Università di Losanna e il Centre Hospitalier Universitaire grazie al sostegno di Fondazione Crt e alla collaborazione della Fondazio­ne Ospedale Alba-Bra Onlus. Sono così entrati in connessione con il mondo accademico, istituzionale e produttivo al Politecnico di Torino. La loro tecnica rivoluzionaria, illustrata sulla rivista “Nature”, ha dimostrato co­me la stimolazione elettrica applicata a livello della regione lombosacrale del midollo spinale, associata a programmi di riabilitazione, dia l’opportunità a persone con lesioni alla spina dorsale di recuperare il controllo volontario delle gambe. Quello di braccia e mani sarà lo step successivo.
A Verduno, dopo l’introduzione del direttore di Fondazione Ospedale Alba-Bra, Luciano Scalise, la parola è passata al presidente della Fondazione Crt Fabrizio Palenzona che ha sottolineato come «i sorprendenti risultati raggiunti dal progetto Brain Spine Interface mostrano in maniera evidente quanto il sostegno alla ricerca possa tradursi in benefici concreti per la collettività», elogiando l’amico Bruno Ceretto per il lavoro sempre innovatore della Fondazione Ospedale Alba-Bra. «Ciò che rende questa ricerca così straordinaria – ha commentato lo stesso Ce­retto – è il suo impatto sulla comprensione stessa dei meccanismi alla base di coordinazione mente e arti. I ricercatori di Losanna stanno aprendo porte che una volta sembravano chiuse». Non ha poi nascosto l’emozione Alberto Cirio. Il presidente della Regione ha spiegato il suo orgoglio di cittadino piemontese: «Questo progetto è la dimostrazione dell’eccellenza della nostra Sanità sia sul fronte della ricerca sia su quello della cura ed è l’ulteriore conferma di quanto la collaborazione con fondazioni e mon­do accademico possa offrire straordinarie possibilità di in­novazione». Il progetto quinquennale mira a ripristinare il controllo volontario degli arti superiori collegando l’attività corticale alla regolazione della stimolazione elettrica del midollo spinale cervicale. In un video mostrato dai ricercatori Bloch e Courtine un paziente paralizzato, grazie agli elettrodi messi in collegamento sul pon­te tra cervello e colonna vertebrale, riesce a muovere un braccio quasi impugnando un oggetto. L’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, ha evidenziato il valore della ricerca scientifica: «È alla base di ogni progresso. La sinergia tra ricercatori, Fondazioni e Istituzioni pubbliche non è mai solo la somma dei singoli contributi, ma sviluppa valore aggiunto, avanzamento scientifico, qualità delle cure. È un orgoglio per la Sanità piemontese essere parte di questa grande sfida scientifica, insieme alla Svizzera, proprio nella settimana in cui il Consiglio regionale ha approvato la legge che inserisce nella normativa il riconoscimento del ruolo degli Irccs e delle Fondazioni Irccs all’interno del Servizio sanitario regionale. Lavorare insieme, unire le for­ze, in Sanità è sempre la scelta vincente».
Ma come funziona il ponte di cui hanno parlato Bloch e Courtine? Un dispositivo wireless di elettrocorticografia raccoglie e decodifica gli input del­la corteccia motoria primaria e trasmette la stimolazione al mi­dollo spinale attraverso due ar­ray epidurali, con conseguente riattivazione dei muscoli paralizzati. Le lesioni traumatiche della spina dorsale interessano circa 130mila persone all’anno nel mondo. Più della metà di questi infortuni comportano una perdita parziale o totale del­la mobilità delle braccia. So­lo in Italia (dati Inail), ogni anno circa 2mila persone di­ventano paraplegiche o tetraplegiche a seguito di lesioni al midollo spinale. Le terapie di riabilitazione classiche non permettono di recuperare le capacità motorie. Questo progetto apre nuove dimensioni.