A volte ritornano. O, meglio, in fondo non se ne sono mai andati. Una volta si sono autodefiniti come band “del punk filosovietico” e, nello stesso tempo, di “musica melodica emiliana”, dopo quattro decenni di attività, con una lunga pausa, nel 1990, tra l’inizio e i giorni nostri, sono tuttora tra i migliori esempi di teatro-canzone, di un palco che vibra, si anima, suona, canta, esplode e manda in solluchero quanti si accalcano ai piedi dello stesso. Sono i CCCP – Fedeli alla Linea, la formazione guidata da Giovanni Lindo Ferretti, con Massimo Zamboni, Annarella e Fatur, che è ritornata con un disco, una mostra, una serie di concerti a Berlino – CCCP in DDDR – e l’annuncio di una tournée 2024 in una serie di città italiane.
Da Berlino a Berlino quindi. In mezzo, come si diceva, più di quarant’anni di storia del punk italiano. I CCCP sono tornati su un palco della città tedesca, all’Astra Kulturhaus, che li vide esordire nel 1982, con tre concerti dal 23 al 26 febbraio, che hanno registrato il tutto esaurito in prevendita almeno un mese prima del nuovo esordio col pubblico, «uno spettacolo che ha portato la nostra musica nel cuore pulsante della Repubblica Smantellata della Germania Est».
Intanto il disco. È disponibile in vinile e in digitale “Altro Che Nuovo Nuovo” l’album live che contiene brani inediti come “Oi Oi Oi” («Siamo arrivati tardi o forse troppo presto, comunque il nostro tempo non assomiglia al vostro»), “Onde” («I sogni del mattino non hanno l’oro in bocca, i sogni del mattino sono schiuma»). Nella scaletta sono già presenti anche tutti i brani che due anni più tardi verranno inclusi nel secondo EP “Compagni, cittadini, fratelli, partigiani” del 1985. Infine il live comprende alcune canzoni che vedranno la pubblicazione solo nel 1986 in “1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi – Del conseguimento della maggiore età”.
«Si tratta – dicono i CCCP – della pubblicazione delle registrazioni del nostro primo concerto a Reggio Emilia il 3 giugno 1983 nella palestra dell’Arci Galileo. Un nastro perso e ritrovato, considerato irrecuperabile e apparentemente inascoltabile, ma che invece è stato digitalizzato e rimasterizzato. Un live imperdibile che trascina l’ascoltatore in una fumosa palestra degli anni ’80, tra punk e socialisti uniti da un solo credo, e cattura l’essenza della band che urla al pubblico il manifesto programmatico di una carriera folgorante «Ci soddisfa tanto la danza delle idee, quanto quella dei corpi. Così, velocemente prendeva forma la dissociazione ritmica, figlia della destrutturazione punk che imperversava in America e Inghilterra, applicata alla melodia italiana delle bande, delle arie da balera e delle musiche liturgiche».
Nel frattempo domenica scorsa ai Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia con una grande festa popolare si è chiusa la mostra “Felicitazioni! CCCP – Fedeli alla linea. 1984-2024”, curata dalla Fondazione Palazzo Magnani e dal Comune, che ha visto la presenza di oltre 40mila visitatori.
«È stato un grande evento – sostengono gli organizzatori – per ringraziare Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella e Fatur, ripercorrendo la loro intera storia e per aver contribuito a scriverne un altro pezzetto». Un’esperienza lunga quattro mesi che, oltre al percorso espositivo, ha visto anche due live del “Gran Gala Punkettone di parole e immagini” al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia e i tre concerti “CCCP in DDDR” a Berlino”.
«Siamo rimasti sorpresi – aggiunge Massimo Zamboni – nel vedere file da mausoleo di Lenin dal portone dei Chiostri fino alla Via Emilia, gente di età molteplice e variegata. La mostra è stata un contenitore che ci ha anche dato il permesso di andare avanti, e dove, forse per la prima volta ci vedono immobili per poter entrare nei dettagli come non avviene nei concerti, perché la musica non si afferra, il palco nemmeno, magari si percepisce collettivamente, ma poi sfugge».
«Avevo garantito che non saremmo mai tornati sul palco – dice ancora Giovanni Lindo Ferretti -. Abbiamo prodotto un disco che in questi quarant’anni non avevo più riascoltato. La reazione del nostro pubblico, una quantità di persone che hanno diverse e personali motivazioni sono una forza inimmaginabile a priori. Un’incredibile sorpresa. Siamo passati da “fedeli alla linea” a “la linea c’è”. C’è la storia di un palcoscenico, c’è la storia dei CCCP. Allora noi non volevamo fare un disco. Quella del disco era un’ossessione che apparteneva ai gruppi musicali di quel tempo. A noi non interessava, volevamo solo fare concerti. Inoltre la qualità tecnica della registrazione era abbastanza bassa, dovevamo smettere di suonare quando passavano gli autobus in Via San Felice…».
Nell’ottobre del 1996 Giovanni Lindo Ferretti con i CSI, il Consorzio Suonatori Indipendenti, naturale prosecuzione dei CCCP durante la pausa terminata in questi giorni, tenne «un concerto memorabile – scriveva allora IDEA – nella chiesa sconsacrata di San Domenico ad Alba, davanti ad una folla immensa pronta a sfidare la pioggia battente sin dal primo mattino pur di non mancare il “rito”. Un rito entrato nella storia, “Un giorno di fuoco” come venne intitolato, un concerto intenso dedicato allo scrittore Beppe Fenoglio dal quale venne tratto anche un album live “La terra, la guerra, una questione privata”».
«Chi suona alla palestra Galileo a Reggio diventa famoso» predisse nel 1983 il vecchio gestore dell’impianto. I CCCP sono tornati, aspettiamo le date del tour italiano di quest’anno.
A cura di Luis Cabasés