Quella del vino è un’esperienza composita che risulta tanto più appagante quanto capace di far sorseggiare in un calice di “nettare di Bacco” l’ambiente in cui ha avuto origine, il territorio e i suoi prodotti. Il vino non è un elemento a sé, va… contestualizzato. Proprio su queste connessioni sta lavorando l’Enoteca Regionale del Roero, con sede a Canale, associazione di dodici comuni che da trent’anni opera, su mandato dei Sindaci, nella promozione del Roero.
Un’attività che ha sicuramente come fulcro il vino, quella dell’Enoteca, e non avrebbe potuto essere altrimenti, specie alla nascita dell’Ente, quando la valorizzazione della produzione enologica roerina è stata particolarmente sfidante, trovandosi ben presto a fare i conti con vini poco o per nulla noti da far emergere tra tanti “cugini” di territori vicini, già ben più blasonati.
L’epopea dell’Arneis è emblematica sotto questo aspetto. Oggi le etichette di questo bianco “birichino” per antonomasia, sono note in tutto il mondo, ma il vitigno, coltivato e conosciuto fin dal 1400 nel Roero è pressochè caduto nell’oblio a metà del secolo scorso. Solo negli anni Settanta, grazie all’impegno e alla lungimiranza di alcuni produttori, l’Arneis è tornato a essere vinificato, frutto di una scommessa imprenditoriale rischiosa e a tratti caparbia che, col senno di poi, è stata più che vincente. Da quel momento l’Arneis ha avuto un’evoluzione travolgente: riscoperto e apprezzato dai palati più fini, immesso sui mercati nazionali e internazionali, cresciuto velocemente in qualità e gradimento, il bianco del Roero è stato promosso a “doc” nel 1989 e ha ottenuto nel 2004 il riconoscimento di “docg”. Di questo percorso, partito in salita e che ha portato a traguardi inimmaginabili, l’Enoteca è stata indubbiamente un traino fondamentale con investimenti in forme di promozione di livello. Spiega il presidente dell’Ente, Marco Perosino, «il rapporto qualità-prezzo indubbiamente continua a giocare un ruolo positivo, ma soprattutto è stata fondamentale l’inventiva di aziende storiche che ne hanno diffuso il consumo, magari con altri brand, collocando l’Arneis tra i grandi bianchi d’Italia».
Non meno avvincenti e soddisfacenti sono state le vicende legate agli altri vini roerini: i successi della Favorita, la ripresa del Barbera, le grandi conferme del Nebbiolo d’Alba e il nobile Roero rosso che costituisce, ne è convito Perosino, «un prodotto da promuovere ancora e su cui insistere tutti insieme, istituzioni e produttori perché completa e dà valore aggiunto a un’offerta eterogenea che soddisfa i clienti e consente alle aziende un miglior posizionamento sui mercati».
Come dicevamo poc’anzi la valorizzazione del vino del Roero, che è alla genesi e costituisce l’essenza dell’Enoteca del Roero, non può viaggiare a binario unico. Per questo, negli anni, gli amministratori dei comuni, i produttori di mentalità più aperta, in generale gli enti di promozione del territorio, hanno affidato altre “missioni” all’Enoteca: ufficio turistico, promozione dei prodotti tipici, sviluppo delle attività di valorizzazione del tartufo bianco e, ultimamente, anche del miele.
Per quanto riguarda il tartufo bianco il contesto è sicuramente favorevole: pur essendo la produzione limitata e legata alle evoluzioni degli ambienti naturali e dei fenomeni metereologici, o forse proprio per questo, il tartufo bianco è ormai uno “status symbol” complice il favore della stampa, la richiesta crescente di proposte per il turismo “di lusso” continentale e intercontinentale, il commercio specializzato, il lavoro certosino fatto dai trifulao e dalle loro associazioni.
«In questo settore», spiega Perosino, «l’Enoteca si farà garante per i prossimi mesi di una campagna di piantumazione, insieme alle Associazioni dei Trifulao, su spazi pubblici e privati. La piantumazione di alberi tartufigeni su aree in disuso porterà vantaggi in termini ambientali e contribuirà alla formazione di future riserve per il tartufo. Fortunatamente le normative in essere guardano alla conservazione degli habitat naturali e, soprattutto, possiamo contare su una maggior consapevolezza da parte di tutta la comunità: il tartufo esisterà se vi saranno i siti adatti per favorirne la crescita, quindi incontaminati, se si diffonderanno gli alberi vocati, se si continueranno a favorire metodi di coltivazione non invasivi e con uso moderato o nullo di anticrittogamici nocivi».
A fare da corollario a questo impegno c’è la festa dei Trifulao e dei loro cani, patrimonio vero, economico e morale, giunta alla XIV edizione e proposta la seconda domenica di gennaio: un vanto dell’Enoteca anche perché ideale chiusura della Fiera del Tartufo di Alba e, al tempo stesso, un momento gioioso e conviviale per rinsaldare la comunità alle proprie radici.
Sicuramente è ancora “work in progress” l’attività di valorizzazione del miele roerino, ma può contare su alcune buone basi: il crescente consumo e la ricerca sempre più meticolosa di prodotti “di nicchia” realizzati con lavorazioni non industriali; la presenza, sul territorio, di produttori esperti che stanno accrescendo la loro professionalità e la loro specializzazione su mieli rari con numerosi investimenti nel settore; non ultimo, la sicurezza di una Fiera annuale già consolidata dedicata ai mieli, quella di Sommariva del Bosco, alla quale si potranno affiancare iniziative affini e collegate.
«L’obiettivo dell’Enoteca», conclude Perosino, «è di supportare il settore non solo con nuovi sviluppi commerciali, ma anche di lavorare all’educazione sul tema del miele e del valore delle api sul territorio, partendo dalle scuole».
Non solo, quindi, promozione del vino, ma valorizzazione del territorio in tutte le sue sfaccettature per l’Enoteca del Roero che vede in questo compito una sorta di dovere morale dettato dal suo essere Ente pubblico che, come tale, recepisce le istanze delle Amministrazioni e, per loro tramite, della popolazione del Roero tutta.
A cura di Paolo Condotta