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Un futuro zuccherino

frutta del monviso è un’associazione che coinvolge 44 comuni tra le province di cuneo e torino. Il presidente è roberto Dalmazzo, sindaco di lagnasco, e l’idea alla base punta a trasformare molte difficoltà in opportunità

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Ciò che mi appresto a raccontare non è un argomento di cui sono abituata a scrivere, prediligendo di solito i piccoli produttori e la riscoperta di antichi frutti o tradizioni ma, nonostante ciò, il Distretto del cibo e della frutta porta in sé alcune peculiarità degne di nota.
La prima raccontata da Roberto Dalmazzo, presidente dell’associazione, oltre che sindaco di Lagnasco riguarda i fondatori e i soci. Non credo esistano, almeno sul nostro territorio, compagini che vedano insieme 44 comuni, della provincia di Cuneo e di Torino, uniti dagli stessi intenti e dallo stesso progetto.
Non è un mistero che il comparto della frutta abbia delle problematiche da risolvere. Troppo piccolo se paragonato ai grandi produttori monocolturali di altre regioni, troppo esteso se si misura con il diffuso desiderio di ritorno alle piccole produzioni e alla riscoperta di varietà antiche. Tuttavia, nelle intenzioni traspare la chiara volontà di trasformare le difficoltà in opportunità perché la Frutta del Monviso, questo il nome dell’associazione, raccoglie produttori di mele, di pere, di albicocche, di susine, di pesche, di fragole, di piccoli frutti, di kiwi, di castagne, di nocciole e ciò significa avere la possibilità di far esprimere ogni territorio in ogni stagione. Si tratta di un concetto ben lontano dalle colture monovarietali che mortificano altre zone d’Italia. Inoltre, frutta significa anche occupazione. Solo i lavoratori stagionali sono 14.000, un numero importante che fa dell’accoglienza un tassello fondamentale in quanto nelle intenzioni dell’associazione c’è la tutela e la salvaguardia di questi lavoratori perché l’80% di loro sarà accolto nelle aziende.
Si è parlato anche dell’obiettivo forse più importante, ovvero tendere all’autonomia energetica delle aziende e alla sempre maggiore riduzione delle sostanze chimiche utilizzate nelle coltivazioni. Propositi, questi ultimi, che potrebbero davvero fare la differenza e far guardare alla produzione della nostra frutta con occhi nuovi.
La presentazione del progetto e del suo logo è avvenuta durante una serata straordinaria, durante la quale la frutta è stata raccontata in ogni sua sfaccettatura sia gastronomica che culturale. Dai rimandi cinematografici alla letteratura, dalla fiaba della Ragazza Mela, raccolta da Italo Calvino all’albicocca spaccata in due descritta da Pirandello nell’Uomo dal fiore in bocca conditi da una cena degustazione in cui ogni piatto era basato sulla frutta. E mentre nei bicchieri scendeva dolce e aspro il sidro che si produce nel saluzzese, al centro delle sale del meraviglioso Monastero della Stella di Saluzzo gli straordinari artisti circensi hanno interpretato antiche leggende legate alla frutta.
Una serata che ci ha costretto a convenire con Albert Einstein quando diceva «Un tavolo, una sedia, un cesto di frutta e un violino; di cos’altro necessita un uomo per essere felice?».
In bocca al lupo, Frutta del Monviso.

Articolo a cura di Paola Gula

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