«Il ciclismo sta bene e fa festa a Fossano»

La tappa cuneese presentata dal presidente federale Cordiano Dagnoni: «Vittorie come quella di Elisa Balsamo sono un bel segnale»

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«La tappa con arrivo a Fossano sarà co­me un pelle­­­gri­naggio verso i luoghi iconici del ciclismo». Cordiano Dagnoni guida dal 2021 la Federazione Ciclistica Italiana, per cui il Giro d’Italia è la principale manifestazione nazionale, da unire alle tante che animano il movimento in tutti i ter­ritori. A pochi giorni dall’arrivo della terza tappa della corsa rosa nella città degli Acaja, fa il punto sulla 107esima edizione della manifestazione, che partirà il 4 maggio da Venaria Reale.

Presidente Dagnoni, che corsa si aspetta quest’anno?
«Sarà un grande spettacolo, con gli italiani protagonisti. Vedremo in azione un campione come Pogacar. La sua partecipazione alla corsa assicura spettacolo e un livello tecnico di grande rilievo».

Il Cuneese ha sempre accolto con entusiasmo le partenze, gli arrivi e i passaggi del Giro. Fossano, dopo 31 anni, torna a ospitare un arrivo di tappa.
«Sono certo che questo evento, così atteso dalla città, si concretizzerà in una grande festa di sport, ricca di significati e partecipazione».

La macchina organizzativa del Giro si muove con largo anticipo. In che modo contribuisce la Federazione? Quali sono le novità di quest’anno?
«Il Giro è patrimonio di Rcs, che sarà sicuramente in grado di organizzare al meglio anche questa edizione della ma­ni­fe­stazione. Da parte nostra, contribuiamo con attività di contorno, soprattutto dedicate al ciclismo di base, portate avanti dalle nostre società sul territorio».

Qual è lo stato di salute del movimento ciclistico oggi?
«Se prendiamo in considerazione i risultati, è ottimale: lo scorso anno abbiamo conquistato oltre 100 medaglie tra Campionati del Mondo e Campionati Europei. La stagione è cominciata nel migliore dei modi anche per quanto riguarda l’attività su strada, con le vittorie di Balsamo e Longo Borghini e grazie ai piazzamenti di Bettiol alla Sanremo e Mozzato al Fiandre».

Il tennis ha acquisito molta popolarità grazie alle imprese di Sinner. Il ciclismo ha bisogno di uno “Jannik” in bici? Chi può essere?
«Il ciclismo ha un legame culturale con i nostri territori che dura da oltre 100 anni. I grandi campioni servono a rafforzare questo legame, ma è già talmente forte che non si perde in periodi in cui questi mancano. Filippo Ganna, con i suoi titoli mondiali e il record dell’ora, è sicuramente uno degli sportivi più famosi del nostro paese e, già da tempo, rappresenta un traino per il movimento. Dietro di lui crescono corridori come Milan, per esempio. In questo momento, il ciclismo è dominato da alcuni fenomeni all time come Pogacar e Van del Poel, in grado di superare i record dei grandi del passato. In generale, per diventare un punto di riferimento, non bisogna solo saper vincere ma anche essere un personaggio, con qualità che vanno oltre l’aspetto sportivo. Figure di questo tipo nascono ogni 10 anni. Adesso, per l’Italia, è il momento di Sinner».

Ciclismo e territorio sono da sempre un binomio solido e consolidato. Qual è l’importanza, oggi, delle associazioni sportive anche dei piccoli e medi centri di provincia? Cosa sta facendo la Federazione per potenziarle e valorizzarle?
«In questo mio primo mandato, insieme al consiglio federale, abbiamo aumentato le risorse per il territorio, con maggiori contributi ai comitati regionali e alle società organizzatrici. Il ciclismo è uno sport che vive sulla strada. Per questo, abbiamo rafforzato i rapporti con gli enti preposti (Anas, enti locali e istituzioni), per ridurre gli aspetti burocratici e i costi per le autorizzazioni. La nostra federazione conta circa 3.000 società sportive su tutto il territorio. Spesso, queste rappresentano l’unica offerta di sport in piccoli centri di provincia. Il nostro lavoro è quello di sostenerle, attraverso i nostri comitati regionali, per svolgere anche un’importante funzione sociale».

Alcuni recenti incidenti hanno portato al centro dell’attenzione il tema della sicurezza durante le corse. Esiste un “problema sicurezza” nelle competizioni internazionali? Di cosa hanno bisogno le strade italiane per essere più sicure?
«Per quanto riguarda la sicurezza nelle competizioni, è evidente che, per quanti sforzi organizzativi si facciano, a volte questi non sono sufficienti. I nuovi materiali spesso rendono le prestazioni maggiori ma aumentano anche i rischi. Bisogna continuare a lavorare, come federazione internazionale e attraverso tutte le componenti che operano nel ciclismo, per ridurre questi rischi. Rispetto alla sicurezza di tutti gli utenti della bicicletta sulle nostre strade, abbiamo ancora tanto da fare, sia per le strutture sia per gli aspetti culturali. Non c’è bisogno di inventare nulla: basterebbe copiare quel­lo che accade nei paesi da questo punto di vista più avanti di noi, come l’Olanda e la Danimarca».

Su quali obiettivi la federazione sta impostando il proprio lavoro?
«La concentrazione è soprattutto sulle imminenti Olimpiadi. Gli obiettivi più a lunga scadenza sono quelli di aumentare i numeri del tesseramento, allargando lo sguardo non soltanto sull’attività agonistica, ma su tutti gli utenti della bicicletta e le nuove forme di ciclismo, come gli e-sport».

Per tornare al territorio. Fossano si è colorata di rosa già da giorni e aspetta con entusiasmo l’arrivo della corsa. Quanto e come il ciclismo può essere occasione di rilancio e valorizzazione dei territori?
«È evidente, e finalmente gli enti locali lo stanno capendo, che il ciclismo e la bicicletta sono due ottimi modi per promuovere il turismo. Il primo attraverso i grandi eventi, che permettono di ammirare le eccellenze del nostro paese con una diffusione planetaria. La seconda, invece, è il modo preferito dai turisti per conoscere e vivere appieno un territorio».