Si è conclusa giovedì 30 maggio l’azione 2 del progetto “Crescere comunità insieme in Unione Montana Mondolè”, finanziato dalla Fondazione CRC nella cornice del bando Comunità in rilievo, vede il Comune di Frabosa Sottana in qualità di ente capofila e nella cordata dei partner si inseriscono, in qualità di Comuni aggregati, Frabosa Soprana, Roccaforte Mondovì e Pianfei, con la partecipazione in qualità di partner, anche del Comune di Villanova Mondovì. Tale occasione ha permesso di creare un evento di restituzione alla cittadinanza di quanto sviluppato nel corso degli appuntamenti invernali e di illustrare i Patti di comunità siglati a partire proprio dalle esigenze del territorio.
Il pomeriggio è iniziato con l’inaugurazione di una panchina rossa sita in via IV Novembre, nei pressi della scuola. Il gesto è stato ben più che simbolico, ma anzi ha voluto portare l’attenzione della comunità frabosana sul tema della violenza di genere.
“E’ un momento particolarmente importante per tutti noi. Il 3 agosto di 13 anni fa, in Spagna, Martina Rossi è stata aggredita, ha subito violenza e in seguito è morta cercando di mettersi in salvo dai suoi assalitori, che la hanno lasciata agonizzante. Abbiamo ricevuto un messaggio dei suoi genitori, Franca e Bruno, che avrebbero voluto essere presenti oggi ma non hanno potuto perché sono presenti ad Arezzo alla seconda udienza del processo civile contro gli assalitori di Martina, già condannati alla pena di tre anni per violenza di gruppo. Un iter doloroso, che i genitori di Martina seguono da vicino, anche attraverso la loro associazione “Martina Rossi, dalla parte delle donne e dei deboli”, che devolverà l’eventuale risarcimento alle vittime di violenza.” Ha dichiarato l’amministrazione.
A commentare l’emozionante inaugurazione sono intervenute anche Giuliana Turco a nome dell’Orecchio di Venere, sportello di ascolto e aiuto per donne maltrattate inserito all’interno della Croce Rossa di Mondovì, e Lina Simonetti a nome dei Pensionati CISL, associazione che ha curato l’installazione delle panchine rosse.
“Il nostro è un percorso iniziato nel 2021, sono 20 le panchine installate in provincia di Cuneo. Abbiamo iniziato questo progetto per fare qualcosa che consentisse di parlare di questo tema sempre più grave. La panchina rossa è stata scelta come simbolo della violenza di tutti i giorni, non solo fisica, ma anche verbale e psicologica: con la panchina rossa seminiamo un’idea. Il nostro obiettivo è un cambiamento culturale che promuova il rispetto delle donne, ma anche verso chi è più fragile. I protagonisti devono essere soprattutto gli uomini, che abbiamo bisogno siano presenti al nostro fianco. Gli altri grandi protagonisti dovranno essere i giovani, sperando che un giorno quando un bambino chiederà alla madre “Cosa sono quelle panchine rosse?” lei possa rispondere: “Nulla, ora non servono più…” ha commentato Simonetti.
“La CRI gestisce dal 2015 lo sportello antiviolenza “L’orecchio di Venere”. Oltre all’ordinaria assistenza, si gestiscono anche due case di prima accoglienza. La violenza di genere è un grosso dramma, le donne hanno bisogno del nostro aiuto, cerchiamo di essere il braccio operativo contro la violenza, soprattutto domestica, che purtroppo è trasversale.” Ha chiosato poi Giuliana Turco, subito prima che i bambini del doposcuola scoprissero l’installazione.
La serata è quindi proseguita con la consegna della Costituzione italiana ai diciottenni, un appuntamento particolarmente sentito perché sancisce il passaggio nell’età adulta per questi giovani, ora chiamati ad adempiere al proprio dovere e a esercitare consapevolmente i propri diritti in qualità di cittadini.
22 i ragazzi, nati tra il 2005 e il 2006, invitati alla cerimoni. Alla presenza del sindaco, Adriano Bertolino, la Costituzione è stata poi effettivamente ritirata da Ambrosio Marco, Beqiraj Lorena, Biancheri Cristiano, Brenco Gino Junior, Durando Greta, Ponzo Cecilia, Romero Camilla e Sarotto Marco.
Infine, in un tavolo di lavoro aperto al pubblico, sono stati presentati i Patti di comunità. I relatori che hanno illustrato l’iter e la stesura dei patti erano Daniela Ciaffi, architetta e docente del Politecnico di Torino, operatrice di labsus – laboratorio per la sussidiarietà, e Michele Gagliardo di Libera. Entrambi avevano accompagnato le amministrazioni dell’Unione Montana e i loro abitanti lungo il percorso previsto dal progetto stesso e ora è spettato loro l’onere e l’onore di raccontare le conclusioni a cui si è addivenuti nei precedenti momenti di confronto.
Dopo i saluti di Marina Perotti, consigliera generale di Fondazione CRC, Matteo Mancini, a nome della cooperativa Caracol, ha introdotto il dibattito.
“Una delle azioni del progetto/percorso è rivolta alla comunità che parla, che si incontra. Ci sono stati cinque incontri, dove la comunità ha sviluppato la sua dimensione più cooperativa, mettendo insieme Enti, associazioni, cittadini. Più di 80 i partecipanti. In questo percorso abbiamo chiesto aiuto a Daniela Ciaffi e a Michele Gagliardo per poterci far guidare sull’aspetto educativo e di responsabilità civica e dei beni comuni che possiamo curare assieme.”
Il prendersi cura del proprio territorio facendosi carico di un piccolo pezzo di un bene comune, di un bene che è condiviso e patrimonio di tutti, e occupandosi di educazione e di coinvolgimento dei più giovani così da costruire solide basi per una cittadinanza futura: questi sono stati i due focus dell’azione di Daniela Ciaffi e di Michele Gagliardo.
“Per me questa è stata un’esperienza molto ricca che lascia un solco nel mio vissuto personale. Ci siamo raccontati di cura dell’ambiente, cura degli altri, attenzione per le persone, di come restituire un futuro possibile nei territori in cui si vive. Avete fatto un atto rivoluzionario: avete deciso di mettere al centro la qualità delle relazioni, della coesione di un territorio, sempre nella logica del legame, mentre siamo immersi in un mondo che va proprio nella direzione opposta. Il documento prova a indicare alcuni elementi di metodo, alcune azioni che si potrebbero fare, sempre nell’ottica della comunità che è l’unico elemento che ci consente di crescere. Scrivere un patto di questo genere significa accettare la logica della condivisione, non del possesso, attraverso un accordo tra comunità nel quale le risorse siano a disposizione di tutti. Mi auguro che questo non sia un “progetto”, perché i progetti poi finiscono: penso si possa fare ancora un passo, in territorio come questi dove c’è competenza e attenzione si possa lavorare definendo insieme dei “processi” (e non “progetti”) di cambiamento del territorio.” Così ha commentato il percorso dei Patti di comunità l’operatori di Libera, seguito a ruota dalla collega Daniela Ciaffi che ha così raccontato l’esperienza con i Comuni del Mondolè: “Abbiamo avuto momenti anche divertenti, la felicità è un valore aggiunto: “giocando” a prendersi cura delle cose comuni si possono fare cose importanti. Sentirsi parte di una comunità, con il sostegno del Patto, è utile per potersi impegnare, per sentirsi parte attiva, ma anche per poter integrare anche chi “arriva da fuori”, che deve avere le sue chance relazionali per far parte della comunità. Spesso la comunità è separata da chi è dentro il municipio, si costituisce un rapporto solitamente conflittuale: questo si vede da quanta gente non va più a votare, un chiaro segno della sfiducia verso i rappresentanti della democrazia. Una cosa su cui bisogna lavorare. Mi auguro che questo stile di governo – che solitamente viene applicato nelle grandi città – su questo territorio possa avere una bella sperimentazione, entrando di fatto in questa Italia che si prende cura dell’Italia”.
Le conclusioni sono invece state affidate all’amministrazione e ad alcuni membri dell’équipe multidisciplinare della Caracol, oltre a Matteo Mancini sono infatti intervenute Sabrina Mancuso e Marta Migliore, con un breve intervento di Alessandro Barabino, che per tutta la durata del progetto ha seguito la riqualificazione delle aree verdi in quattro Comuni dell’Unione Montana.
Nella serata di giovedì 30 maggio sono inoltre stati presentati i weekend estivi “Raga del Mondolè”, le installazioni nelle aree verdi dei Comuni e il doposcuola “Crescendo 2024-2025” arricchito da alcune nuove proposte.