L’opinione di Ettore Prandini

«I borghi hanno un significativo valore economico, culturale e ambientale in un paesaggio di produzioni agricole: dobbiamo assolutamente salvaguardarli»

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IL FATTO
Il Piemonte è la regione con il maggior numero di piccoli comuni (fino a 5mila abitanti) che spesso custodiscono ricchezze come Castelmagno oppure Roccaverano

La notizia interessa da vicino anche i territori della Granda. Il 93% delle produzioni tipiche nazionali che si consumano, nasce infatti nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio di gusto e biodiversità che fa da traino anche al turismo, con 2 italiani su 3 (65%) tra coloro che andranno in vacanza e che visiteranno un borgo nell’estate 2024. Lo afferma uno studio Col­diretti/Symbola su “Piccoli Comuni e Tipicità” dove il patrimonio enogastronomico del Paese risulta custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici. Nei territori dei 5.538 piccoli comuni con al massimo 5.000 abitanti, in cui vivono quasi 10 milioni di italiani, si produce infatti ben il 93 per cento dei prodotti di origine protetta (DOP, Denominazione di Origine Protetta e IGP, Indicazione di Origine Protetta) e il 79 per cento dei vini italiani più pregiati. Questo rapporto di Coldiretti-Fondazione Symbola “Piccoli Comuni e Tipicità” ci restituisce il quadro aggiornato per ogni regione di questa dimensione produttiva estesa e radicata che traduce in valore la diversità culturale. Un sistema virtuoso che rappresenta il 70,1% dei 7.901 comuni italiani e in cui vivono poco più di 10 milioni di persone, secondo l’analisi di Fondazione Symbola e Coldiretti. Da sottolineare come proprio il Piemonte sia la regione con il maggior numero di Piccoli Comuni (1.045) seguito in questa classifica dalla Lombardia (1.038) e dalla Campania (345).
«I piccoli borghi hanno un significativo valore economico, storico, culturale e ambientale in un paesaggio caratterizzato dalle produzioni agricole. Rappresentano – dichiara Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti – poi un motore turistico che, se valorizzato, può diventare risorsa strategica per il rilancio economico e occupazionale. Per salvaguardare questa ricchezza nazionale, è necessario creare le condizioni affinché la popolazione residente e le attività possano rimanere. Negli ultimi dati Istat sulla popolazione italiana, si è registrata la perdita di oltre 35mila residenti nei borghi in un anno. È fondamentale contrastare lo spopolamento, che aggrava anche la situazione di isolamento delle aziende agricole e aumenta la tendenza allo smantellamento di servizi, presidi e forze di sicurezza». Sono 26 i prodotti realizzati esclusivamente in piccoli comuni: Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana, Strachitunt, Castelmagno, Robiola di Roccaverano, Puzzone di Moena/Spretz Tzaorì, Pecorino di Picinisco Alto Crotonese, Seggiano, Fagioli Bianchi di Rotonda, Melanzana Rossa di Rotonda, Castagna di Vallerano, Fagiolo Cannellino di Atina, Farro di Monteleone di Spoleto, il Limone di Rocca Imperiale, il Marrone di Castel del Rio, Asparago di Cantello, Pescabivona, Lenticchia di Castelluccio di Norcia, i Maccheroncini di Campofilone, il Salame di Varzi, il Prosciutto di Carpegna, Valle d’Aosta Jambon de Bosses, Valle d’Aosta Lard d’Arnad/Vallée d’Aoste Lard d’Arnad, il Prosciutto di Sauris, il Salame S. Angelo, il Prosciutto di Norcia.