Dal 2009 l’edilizia cuneese ha perso il 30% delle imprese: “Siamo allo stremo: chiediamo lo stato di crisi”

0
241

Le aziende del settore lamentano l’impossibilità di pagare tasse e stipendi

Mercoledì 17 settembre 2014 – 11.30

Non usa giri di parole Luciano Gandolfo, rappresentante provinciale degli edili di Confartigianato Cuneo e vice presidente nazionale ANAEPA (Associazione Nazionale Artigiani dell’Edilizia dei decoratori, dei Pittori e Attività Affini) per descrivere la condizione di gravissima crisi che ha colpito il comparto, con ripercussioni notevoli anche sui settori collegati, dagli installatori di impianti a quello dell’intera filiera del legno.

Dal 2009 ad oggi, – spiega Gandolfo – il settore, in provincia, ha perso il 30% delle imprese (- 384) ed il 32% dei dipendenti (-1.158). La situazione non è più sostenibile: il nostro è un vero è proprio “stato di crisi””.

Del resto, – commenta Gandolfo – dal 2011 al 2014 l’imposizione fiscale sulla casa è aumentata del 200%: una follia. Le famiglie italiane vivono questa situazione con grande sfiducia ed incertezza, e questo si proietta in misura negativa sui consumi. A partire dagli acquisti presso le micro, piccole e medie imprese artigianali e commerciali, per arrivare alla crisi del mattone”.

 

I dati di Confartigianato sono confermati dell’OCSE, che nel recente rapporto “September Interim Forecast” prevede che il Pil del nostro Paese quest’anno si contrarrà  dello 0,4% dopo il -1,8% del 2013, assicurando all’Italia il triste primato di essere l’unica grande economia dell’area a segnare  un andamento in negativo.
Prevediamo un autunno difficile – conclude Gandolfo – e il grave è che molte delle nostre imprese, che da sempre si sono fatte carico più delle altre di questa crisi, si troveranno nella condizione di non riuscire più a pagare le tasse e gli stipendi ai dipendenti. Sensazionalismi a parte, i nostri artigiani chiedono solo di poter lavorare, ma siamo arrivati ad un punto di non ritorno, e le nostre imprese edili, che in Italia danno lavoro a quasi 1 milione  500 mila persone, vogliono continuare a produrre reddito e occupazione per il Paese e per il territorio”.

 

cs