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«Profonda interazione con il territorio: ecco il segreto»

Il presidente Claudio Cavallo presenta le prossime sfide strategiche per le comunità in cui opera la Banca

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A leggere la storia della Banca di Boves torna in mente un antico detto che ebbe origine presso i latini, ma è sempre più attuale ai giorni nostri: “Fatti, non parole”. Uno slogan che ha molto di cuneese in sé, poiché esprime un modo d’essere fatto di pochi fronzoli e di tanta sostanza, di poche chiacchiere e di essenziali, sentiti, valori, come quello su cui si fonda la mission dell’istituto di credito di riferimento del bacino cuneese “Siamo una banca che mette il bene comune al centro di ogni sua azione”.

I 135 anni trascorsi dalla Banca di Boves, che la rendono l’istituto di credito cooperativo più longevo d’Italia, dimostrano questi principi e li declinano in azioni concrete attestando sostegno e radicamento sul territorio, capacità di alimentare storie personali e sviluppo sociale. Durante la recente Assemblea annuale dei soci che ha celebrato questo traguardo, si è aperto anche un nuovo corso per l’istituto di credito. Il Presidente Sergio Marro ha annunciato, dopo 16 anni di attività, le proprie dimissioni citando, con pragmatismo e consapevolezza, le parole che già furono del suo predecessore, Gino Ramero: «Non voglio invecchiare con la Banca… e soprattutto non voglio che la Banca invecchi con me». A succedergli, voluto con voto unanime dal Consiglio di Ammini­stra­zione, è Claudio Cavallo, cuneese, 63 anni, commercialista, con trascorsi di rilievo presso la Banca: sindaco effettivo, Presidente del Collegio Sindacale e, dal 2023, Vicepresi­dente.
IDEA lo ha incontrato chiedendogli di illustrare per i suoi lettori la situazione attuale e le prospettive della Bcc di Boves.

Ragionier Cavallo, quali le prime impressioni dopo pochi mesi da Presidente?
«Diciamo che non è stata una novità improvvisa, ma un passaggio programmato da quando Marro aveva espresso, per motivi di età, il desiderio di lasciare per dedicarsi di più alla famiglia. Ho avuto l’opportunità di entrare in Consiglio come Vicepresidente e l’ho affiancato per un po’ di tempo, potendo così capire meglio le attività e le dinamiche, sia all’interno della Banca sia per quanto riguarda gli altri incarichi di Marro legati ad essa, come quello in Federazione».

E a livello personale quali sono le sensazioni?
«Questo incarico per me è motivo di soddisfazione e di orgoglio. Abito a Boves e so quanto la Banca sia importante sul territorio e, storicamente, un punto di riferimento socio-economico per la città. Avverto la responsabilità dell’incarico, ma al tempo stesso per me è un piacere e un onore poterlo svolgere».

La Banca nasce come cassa rurale quindi con massima attenzione alla comunità. Oggi quali sono le strategie che mettete in campo per perseguire questa mission?
«I nostri 135 anni di storia, l’importante attività che abbiamo svolto in passato per dar vita alla Federazione locale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e quella che svolgiamo oggi anche all’interno della Federazione nazionale costituiscono un valore aggiunto, ma non possono farci correre il rischio di guardare solo al passato. Ci attendono sfide altrettanto importanti e strategiche. Solo l’altra settimana ho partecipato a un’assemblea della capogruppo in cui ci siamo interrogati sulle prospettive. L’idea è di puntare su tre filoni: persone, territorio e, appunto, futuro. Le persone sono l’aspetto principale della Banca, che è fatta di persone che lavorano per le persone. Questo aspetto apre due filoni: lavorare sui collaboratori in modo che abbiano le competenze necessarie per dialogare con la clientela, valorizzando i giovani e incrementando le relazioni sia con i soci che con i clienti; migliorare il rapporto con i clienti attraverso la conoscenza diretta per comprendere le loro esigenze e rispondere a esse. Poi c’è il territorio: per noi è fondamentale rimanere vicini alle comunità in cui operiamo partendo dalle filiali che sono strategiche. Le grandi banche stanno chiudendo gli sportelli, noi non guardiamo in quella direzione ritenendoli punti di contatto determinanti ai fini del rapporto con la clientela. Parallelamente lavoreremo sul tema della multicanalità attraverso le nuove tecno­logie, investendo sulla digitalizzazione per andare incontro alle abitudini dei più giovani. Per quanto riguarda il futuro c’è tutto il discorso degli Esg inteso come attenzione alla transizione ecologica, sostenendo progetti ad essa legati, e come attività di promozione di questa sensibilità presso i clienti. Anche per quanto riguarda i fondi del Pnnr abbiamo partecipato a un bando insieme a un comune del territorio: saremmo felici di poter concretizzare questa operazione».

Qual è, a suo avviso, la differenza tra una Banca di credito cooperativo come la vostra rispetto ai grandi competitor?
«La profonda interazione con il territorio: noi operiamo su cinque comuni che conosciamo molto bene e in cui riusciamo a rapportarci agevolmente. Stiamo contribuendo in modo importante al rifacimento di un teatro a Boves ritenendolo fondamentale dal punto di vista sociale. Due anni fa abbiamo sostenuto la costruzione di un lago artificiale per facilitare le colture e l’irrigazione. Il fatto di essere una banca più piccola e radicata sul territorio anche attraverso i nostri Consi­glie­ri provenienti dalle varie aree di interesse, ci permette di essere molto concreti nella realizzazione di progetti».

Cosa esprimono i recenti risultati economici della Banca?
«Il bilancio 2023 è stato il migliore di sempre. L’aumento dei tassi ha sicuramente facilitato l’attività bancaria incrementando la forbice tra tassi attivi e passivi, ma veniamo da un periodo in cui la banca ha lavorato bene, mettendo “fieno in cascina”. Tutto questo ci ha consentito di destinare in beneficenza una cifra importante, 750mila euro, distribuita sul territorio in cui operiamo. Le previsioni sul 2024 sono buone: chiuderà sulla linea dell’anno precedente. Ci aspettiamo dal 2025 un abbassamento fisiologico dovuto al previsto cambiamento dei tassi».

Chi sono i clienti della Banca di Boves?
«Tra i nostri clienti ci sono molte Pmi equamente ripartite tra agricoltura, artigianato e piccole industrie. Una buona fetta di clientela è costituita da privati».

Quale obiettivo si pone per questo mandato?

«Quello di far bene l’attività bancaria per poter far bene l’attività sociale. Oggi abbiamo oltre 8.000 soci e quasi 17.000 clienti, stiamo cercando di incrementare il numero di persone che fa sinergia con la Banca. Vorremmo continuare a essere istituto di credito di riferimento a Boves, e diventarlo anche sugli altri comuni di nostra competenza. Non siamo molto interessati a trasferire la nostra attività altrove, come han fatto altre consorelle: crediamo che sul nostro territorio ci siano ancora ampie possibilità di sviluppo e qui ci muoviamo, per supportare un’area che ben conosciamo e in cui crediamo tanto».

BaNNER
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