Una rete capillare nata per la prevenzione, ma pronta a organizzarsi e a gestire l’ordinaria amministrazione o anche le situazioni di emergenza. Una macchina pronta a mettersi in moto, e alimentata dalla passione e dalla disponibilità verso gli altri: tante le attività e i progetti del Coordinamento territoriale della Protezione Civile di Cuneo, fondato e guidato da Roberto Gagna, che ne spiega la nascita, gli obiettivi, ma soprattutto le eccellenze.
Come è nata l’idea di un Coordinamento provinciale?
«L’alluvione del 1994, con il suo bilancio devastante, con 70 vittime e 2.226 sfollati, danni incalcolabili alle abitazioni, alle fabbriche, alle aziende, all’agricoltura, alla viabilità, diede la spinta a organizzare gruppi di volontari, dedicati a servire la popolazione e a intervenire sul territorio».
Quando nacque il gruppo?
«Il 27 marzo 1998 avvenne la fondazione del Coordinamento Provinciale Volontari Protezione Civile – Cuneo con il riconoscimento in Regione Piemonte e in seguito, il 3 dicembre, presso il dipartimento di Protezione Civile di Roma. Era nato il primo Coordinamento in Italia con un nucleo di 50 gruppi di volontari».
La parola d’ordine è prevenzione.
«Questo era l’intendimento originario. In questo momento siamo 152 gruppi suddivisi sul territorio con circa 3.000 volontari. La provincia di Cuneo rappresenta un’area abbastanza fragile in cui ci sono una dozzina di vallate che insistono su un pezzo di pianura molto piccolo, e come si sa, l’acqua “scende”. Ogni investimento fatto in prevenzione fa risparmiare una cifra dieci volte maggiore. Questa dovrebbe essere la base di ogni attività e ragionamento».
Le criticità non mancano.
«Si è assistito a un peggioramento generale a causa dello spopolamento delle montagne: c’è un ritorno di élite, ma non si tratta di un fenomeno di massa e funzionale. Basta un minimo ostacolo e l’acqua non penetra più, ma scende. Per cui è fondamentale fare manutenzione, prevenzione, essere sul territorio in maniera capillare per conoscerlo. Per questo sono nati questi gruppi».
L’attenzione, anche a causa dei cambiamenti climatici, è sempre molto alta.
«Oltre a dozzine di torrenti, ci sono centinaia di rii che sono vuoti undici mesi l’anno, ma quando si riempiono a causa delle piogge improvvise fanno dei danni spaventosi».
Voi siete anche operativi al di fuori dei confini regionali.
«Questo è stato un altro degli obiettivi con cui abbiamo fondato il Coordinamento: creare una “forza d’urto” che potesse uscire dai nostri confini con la colonna mobile. E lo dimostrano moltissimi nostri interventi, come quelli per l’alluvione in Romagna e in Toscana dell’anno scorso, ma anche la spedizione durante il terremoto in Turchia con l’allestimento dell’ospedale da campo Emt2».
Tra i progetti nuovi fuori Provincia c’è anche l’allestimento del Pass, (Posto di Assistenza Socio-Sanitario).
«Si tratta di un’alternativa a un distretto sanitario, una sorta di Asl in movimento dove vengono collocati ambulatori di medicina generale, prestazioni infermieristiche e specialistiche, oltre a servizi di farmacia. Un progetto ideato e sviluppato da noi, che diventerà nazionale, dopo una cerimonia programmata per novembre. Le aggiungo un dettaglio».
Prego.
«Noi l’avevamo già presentato durante il terremoto in Centro Italia, a Norcia ed era montato sia su container che su tende. Ora lo abbiamo ristrutturato, ormai, è tutto su container. La versione ridotta è formata da una dozzina di container estendibili fino a 20, il che comporta diversi problemi a livello logistico, a cominciare dal trasporto. E anche a livello di urbanizzazione: ognuno è dotato di bagni e docce, quindi oltre all’acqua bisogna pensare al sistema fognario».
Rappresenta, però, un fiore all’occhiello per il Piemonte, e non solo.
«Possiamo dire che grazie all’ospedale Emt2, che avrà presto una sede a Fossano, e al Pass, la provincia di Cuneo diventerà un importantissimo centro di Protezione Civile sanitaria».
Quali sono altre specificità all’interno delle vostre attività?
«Ci stiamo specializzando nel settore droni, nel senso che stiamo addestrando e facendo prendere i brevetti a numerosi ragazzi per diventare piloti. Gli usi sono molteplici: dalla ricerca dei dispersi quando non siamo in una zona boschiva, fino al controllo del territorio. Una delle ultime attività, che abbiamo fatto durante l’inverno, è stato il controllo con droni dei manti nevosi per le valanghe. Le dico una chicca: pochi lo sanno, ma il nostro gruppo specializzato in droni è stato il primo a intervenire dopo il crollo del ponte Morandi a Genova».
In cosa è concentrata la vostra attività in queste settimane?
«Quest’anno ricorrono i 30 anni dall’alluvione del 1994 e ho chiesto a tutti i gruppi, singolarmente o in maniera collettiva di organizzare delle esercitazioni di prevenzione. Mi sembra il modo migliore di ricordare il trentennale di un evento così impattante. Non bisogna dimenticare, poi, che i volontari di Protezione Civile sono un sostegno insostituibile e silenzioso per l’attività ordinaria di molti comuni».
Articolo a cura Daniele Vaira