Il gruppo Monviso del Rotary club, rappresentato da Luigi Fontana (Rotary club di Cuneo 1925 ) Silvia Tonelli ( presidente Rotary Club Mondovì) Silvio Tavella (Roray Club Saluzzo) Emanuel Pasquale( Rotaract Cuneo Provincia Granda), ha ospitato una serata di approfondimento di grande rilievo sul tema della cooperazione giudiziaria internazionale, con la partecipazione del magistrato Roberta Collidà, consigliere della Corte d’Appello di Torino, come relatrice principale.
Dopo un piacevole momento conviviale e i saluti introduttivi della presidente Tonelli, nel suo intervento, la Collidà ha trattato il ruolo del magistrato di collegamento, “una figura chiave per il rafforzamento della giustizia transnazionale”. Un’idea che, come ha ricordato, trae origine da una delle menti più brillanti e lungimiranti della lotta alla criminalità organizzata: Giovanni Falcone. Falcone, consapevole della necessità di adattare gli strumenti giuridici ai nuovi tempi, intuì che per combattere efficacemente le mafie e il crimine organizzato – fenomeni che hanno ormai superato i confini nazionali – era fondamentale rafforzare la collaborazione tra i sistemi giudiziari di diversi paesi.
“Il magistrato di collegamento – ha spiegato la Collidà – ha il compito di facilitare la cooperazione tra le autorità giudiziarie di nazioni diverse, superando le lentezze e le complessità burocratiche del passato”. Strumenti come le rogatorie, un tempo indispensabili, si rivelano oggi troppo farraginosi e inadatti a fronteggiare la rapidità con cui si muovono le organizzazioni criminali. Questi magistrati, operando direttamente all’interno dei paesi partner, consentono una comunicazione più rapida e snella, favorendo l’efficacia di indagini e procedimenti legali in ambito transnazionale. Tuttavia, nonostante l’importanza strategica di questo ruolo, la Collidà ha evidenziato che in Italia attualmente sono solo tre i magistrati di collegamento in servizio, una cifra del tutto insufficiente a fronte delle crescenti esigenze di giustizia internazionale.
L’obiettivo principale della cooperazione giudiziaria è combattere tutte le forme di crimine organizzato che, con l’espansione delle reti criminali globali, hanno sviluppato una capacità di agire oltre i confini nazionali. “Oggi più che mai – ha sottolineato la relatrice – la giustizia deve essere transnazionale, adeguata alle sfide poste dalla globalizzazione del crimine”. Tuttavia, per raggiungere tali obiettivi, non basta il solo impegno individuale. “C’è bisogno di maggiori risorse umane e tecnologiche – ha affermato – per garantire che questa cooperazione sia ancor più efficace”.
Nonostante queste criticità, la Collidà ha riconosciuto i progressi fatti in ambito europeo e internazionale, con nuove normative e protocolli che stanno favorendo una maggiore fluidità nella collaborazione giudiziaria. Tuttavia, ha concluso con un appello: “Per combattere efficacemente il crimine organizzato su scala globale, l’Italia deve investire di più nella giustizia transnazionale, a partire dall’incremento del numero dei magistrati di collegamento”.
L’evento si è concluso con un vivace dibattito tra i partecipanti, segno dell’interesse suscitato dall’intervento della Collidà e dall’importanza del tema affrontato.