«Perchè in Granda? Cuore e strategie, non ci fermiamo qui»

Matteo Arena, ad di Arenaways: «Grande attenzione al cliente, presto gli Intercity»

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Arenaways presented the new livery at InnoTrans 2024 in Berlin

Tredici anni dopo l’ultimo convoglio transitato su quei binari, il 7 gennaio riapre la tratta ferroviaria Cuneo-Sa­luzzo-Savigliano. La percorreranno i treni della Arenaways, che si prepara a diventare la terza compagnia ferroviaria na­zionale (dopo Trenitalia e Italo). Alla sua guida c’è l’amministratore delegato Matteo Arena, fi­glio di Giuseppe che l’aveva fon­data nel 2006 e, qualche an­no dopo, aveva lavorato a un primo tentativo di avviare nuo­vi collegamenti tra Torino e Milano. La storica linea nella Granda fungerà anche da interscambio con l’aeroporto di Ca­selle. Oltre a questa, dal 2025 i treni della Arenaways saranno in servizio sulla Ceva-Ormea. È l’inizio di un percorso imprenditoriale che, nel giro di qualche anno, punterà anche su nuovi servizi intercity in scala nazionale. Intanto, nei giorni scorsi, all’InnoTrans di Berlino (principale fiera internazionale del settore ferroviario), Arena ha presentato le livree dei nuovi treni. Elaborate dallo studio specializzato Railcolor, sono caratterizzate da uno smile bianco su fondo blu, collocato sulla parte frontale della motrice, sotto al marchio della Compagnia.

«Il nostro principale desiderio è rendere piacevole la permanenza a bordo per tutti i passeggeri, che sia una tratta di pochi minuti o di ore», illustra l’amministratore delegato.

Arena, da dove nasce il vostro progetto imprenditoriale di mo­bilità?
«Ha radici molto lontane. Mio padre Giuseppe, partito come capostazione, è stato un pioniere in Italia nella liberalizzazione del settore merci e passeggeri. L’obiettivo è sempre stato creare un servizio ferroviario con alti standard qualitativi ca­pace di rispondere alle reali esigenze di chi utilizza il treno».

Prima di chiuderle, la Regione Piemonte aveva definito le trat­te Cuneo-Saluzzo-Savigliano an­tieconomiche. A vostro avviso, non lo sono?
«Portare i servizi di qualità finora riservati all’utenza dell’alta velocità anche sui collegamenti cosiddetti secondari è la chiave vincente per renderli sostenibili ed efficienti. Sta a noi dimostrarlo, invogliando le persone ad utilizzare il treno».

Perché partire proprio dal Cuneese? Cosa vi ha entusiasmato di questo territorio o quali opportunità offre in più rispetto ad altri?
«Anzitutto un legame sentimentale, visto che i miei genitori si sono sposati ad Ormea… sul treno! Dopodiché, la scelta specifica è stata il frutto di un progetto che abbiamo presentato all’Agenzia della Mobilità Pie­montese, andando a incrociare la volontà regionale di riattivare queste due linee so­spese».

Più è efficiente, più il trasporto pubblico locale viene utilizzato. Cosa avete in mente per attirare i pendolari?
«Grande attenzione al cliente. Il nostro servizio prevede fin da ora periodici incontri faccia a faccia sul territorio, una piattaforma di bigliettazione innovativa e integrata con le altre for­me di mobilità, servizi di wifi e infotainment gratuiti e la garanzia del rientro a casa per i passeggeri provenienti da Torino, grazie alla nostra Sala Ope­ra­tiva che monitorerà il traffico affinché i treni aspettino in caso di ritardo».

Il concept delle livree dei vostri treni richiama il sorriso. I mez­zi di trasporto possono diventare anche un luogo in cui vivere un’esperienza piacevole di comfort?
«Assolutamente sì. Per noi comfort significa anche dare massima attenzione all’identificabilità degli accessi e delle diverse aree del treno, allo scopo di renderne più facile l’individuazione per i viaggiatori anche su banchine affollate. Le aree riservate alle persone con mobilità ri­dotta e quelle per lo stallo delle biciclette, ad esempio, so­no segnalate da icone molto evi­denti, visibili anche da lontano ed enfatizzate grazie agli sfondi netti a contrasto».

Si parla sempre più spesso di mo­bilità integrata. In questo sen­so, che opportunità è l’interscambio nella linea del Cuneese per l’aeroporto di Torino Ca­selle?
«Una grande opportunità sia per i residenti sia per il turismo. Avere queste forme di trasporto integrato che permettono di muoversi comodamente sul ter­ritorio senza l’automobile non può che avere ricadute po­sitive su tutto il territorio».

Quali sono i vostri obiettivi per il 2025 e a lungo termine?
«Vogliamo portare a bordo il maggior numero di persone possibile, con una soddisfazione totale della clientela. Il mercato dei trasporti locali offre numerose possibilità: facciamo un buon lavoro qui e vedremo dove ci condurranno i binari».

Le due tratte che si inaugureranno a gennaio sono il primo passo di un progetto più ampio. Quale?

«Ci sono anche i servizi In­tercity che effettueremo in concorrenza con l’alta velocità su diverse tratte nazionali per cui abbiamo già ricevuto il via libera dalle Autorità. Li lanceremo in un futuro non lontano».

Si dice spesso che le infrastrutture ferroviarie sono tra le principali cause dei ritardi. Come ovviare a questo problema?
«Non è un problema di infrastrutture, ma di concentrazione. Il treno è vincolato ai binari. Se davanti si trova un ostacolo, non si può deviare o passarci attorno. Sulla Cuneo-Saluzzo-Savigliano ci siamo solo noi, quindi il problema del traffico non si porrà. Altra questione invece sono i passaggi a livello. Su questa tratta sono abbastanza numerosi. Proprio in questi giorni, stiamo per lanciare un’iniziativa di sensibilizzazione sulla loro rilevanza».

Quanto spazio vede per le aziende private nel settore ferroviario, dove la concorrenza è spesso nulla?

«Noi ci concentriamo dove non c’è un servizio. Serve sfatare un falso mito, ovvero quello che ri­tiene gli operatori privati interessati soltanto all’alta velocità».

Guardiamo al 2050. Che futuro immagina per il mondo dei trasporti pubblici?

«L’aumento della sharing mobility e la concentrazione degli in­vestimenti in termini di integrazione spingeranno sempre più verso l’utilizzo del trasporto pub­blico, a discapito del trasporto privato. Il treno, quindi, tornerà a svolgere un ruolo di primaria importanza anche a livello locale».

Articolo a cura di Luca Ronco