«Il mondo del vino deve raccontare ancora tante realtà»

Il giornalista mette da parte la sua passione sportiva (in particolare per il Milan) e abbraccia quella per l’enogastronomia come direttore di Vendemmie: «Con Abatantuono nacque l’idea di Meatball, poi ho conosciuto tanti ex campioni diventati imprenditori. Parliamo di cultura, senza il tabù dell’alcol»

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Lo avrete notato in tv come uno dei pionieri dell’opinionismo sportivo legato a una squadra in particolare. Nel suo caso il Milan. Ma quella stessa passione la sta dedicando, da qualche mese a questa parte, anche al mondo del vino. «Vendemmie è una testata nata 2 anni fa – ci dice il direttore Luca Serafini -, grazie all’iniziativa di Federico Gor­dini con il gruppo di Milano Wine Week. Con lui ci conoscevamo già da una decina d’anni, avevamo fatto alcune cose insieme come creare Meatball (catena di ristoranti, ndr) con Diego Aba­tantuono».

Ci racconti il suo percorso professionale.
«Sono un giornalista sportivo con la passione per l’ambiente e l’agricoltura. Avevo notato che sul web, ma anche sulle riviste cartacee, l’argomento vino veniva trattato in una dimensione molto verticale. Mi sarebbe piaciuto creare qualcosa di diverso».

E ci siete riusciti con Ven­dem­mie?
«Credo di sì: siamo partiti dalla terra e dall’agricoltura per arrivare alla tavola quindi al mondo dei ristoranti, a quello dei sommelier cercando di trovare nuove storie e personaggi. Devo dire che abbiamo riscosso grande interesse con un’impennata di visualizzazioni online che poi si sono fisiologicamente assestate. Ma l’idea è quella di proseguire il percorso, puntando anche sul­la formazione e sull’educazione scolastica, organizzando eventi su misura».

Perché il vino al centro di tutto?
«È un argomento che da sempre suscita grande interesse, crea complicità. Un settore che è un’eccellenza della cultura e dell’economia italiana. Me n’ero accorto intervistando ex sportivi, attori, imprenditori: alla fine si andava sempre a toccare quel tema. Se ne discute, ci si confronta tra generazioni diverse. Voi in Piemonte lo sapete bene, parliamo di un’eccellenza assoluta. Oggi si dibatte anche sul tema alcol ed è giusto parlarne nel modo giusto. Il Gruppo Mww lo fa an­che organizzando Aperitivo Festival, con l’intento in quel caso di cambiare la tendenza all’abbuffata e allo spritz facile, puntando invece sulla degustazione lenta, sui sapori, sulle bollicine di qualità».

Cosa significa cultura del vi­no oggi?
«La tradizione del lavoro, le problematiche legate all’economia e alla politica. La viticoltura è una filiera dell’agricoltura che negli ultimi anni ha affrontato alcuni stravolgimenti, specie quelli connessi al cambiamento climatico. Cultura quindi significa conoscenza del territorio, capacità di diversificare, di saper applicare le giuste precauzioni per il prodotto finale».

Come raccontate tutto questo su Vendemmie?
«Divertendoci e ingegnandoci per scrivere più articoli ogni giorno, sette giorni su sette. Con l’aiuto preziosissimo dei collaboratori Emma Pagano, Mattia Marzola e un editore-imprenditore che ci crede».

Dal calcio al vino: come è successo?
«Il legame è rappresentato da questa passione condivisa con alcuni campioni che si sono cimentati negli anni in iniziative imprenditoriali. Penso ad esempio all’interista Barella, al milanista Calabria, ad ex campioni come Pirlo, Ambro­sini o Albertini. E al manager Giovanni Bran­chini. Tutti personaggi con i quali ho condiviso lunghe chiacchierate a tavola davanti a un buon bicchiere di vino. Con qualcuno di loro abbiamo anche discusso di nuove imprese, penso a Ranocchia che ha ereditato un antico borgo ad Assisi e l’ha trasformato in una importante struttura ricettiva».

Conosce il Piemonte e il Cu­neese?
«Ho tanti amici che hanno casa lì, tra l’altro a novembre sarò a Montegrosso d’Asti per presentare il mio libro, uscito nel 2022, che però non ha nulla a che fare con il vino: si chiama “Il cuore di un uomo” e racconta la vera storia di René Geronimo Favaloro, il chirurgo italo-argentino considerato il padre del by-pass aorto-coronarico».

Apprezza i vini piemontesi?
«Certamente, ma devo am­mettere che inizialmente be­vevo un po’ random, senza ap­profondire troppo la provenienza di un vino. Sono partito dal Veneto, poi negli anni ho imparato a distinguere qualità e peculiarità. I vini piemontesi raccontano il lavoro della terra e la vita stessa della loro zona così ricca di storia».

Che ne pensa dell’attenzione crescente al tema dell’alcol?
«Quella del no-alcol o del low-alcol è una strada interessante perché significa avvicinarsi al vino con maggior consapevolezza. Cioè, puoi anche bere il vino “tradizionale” ma sapendo cosa significa, quindi con l’approccio giusto, apprezzandone ancora di più il sapore. Torno al ragionamento sugli aperitivi e quindi sui giovani. C’è tutto un mondo da scoprire in questo senso e noi di Vendemmie lo abbiamo ap­pro­­fon­dito, lo stia­mo seguendo con grande attenzione. Chi dice “i giovani non bevono più vino” forse commette un errore, non considera che è cambiato l’approccio e l’idea di “alterazione” è ben distinta, è stata messa alle spalle».

Rieccoci al discorso della cultura…
«È sempre questione di avere conoscenza di un argomento. Io stesso, all’inizio, ignoravo tanti aspetti di questo mondo così complesso. Forse associavo semplicemente come tanti l’idea di “allegria” alla prospettiva di una serata con il vino. Adesso sono consapevole di cosa significhi questo argomento in tutte le sue manifestazioni, oltre il bicchiere da riempire. Perso­nalmente ho sempre amato i bianchi, non vogliatemene… Adesso ovviamente apprezzo anche i rossi e ho capito che non ci sono abbinamenti proibiti, che un buon piatto di pesce può anche essere ac­compagnato da un ottimo rosso. Ciò che conta è essere sempre curiosi».

Per concludere, non possiamo non chiederle un giudizio sul Milan attuale…
«Bisogna considerare che il club arriva da due consecutivi passaggi di proprietà effettuati da soggetti stranieri. Non considero la prima cessione “cinese”, perché era solo strumentale. Noi rossoneri ci siamo purtroppo abituati a far buon viso… Mi sembra chiaro che queste proprietà seguono un piano di sviluppo finanziario che si concentra sugli investimenti, per esempio quelli relativi allo stadio. E quindi anche la parte sportiva viene affrontata in questo modo. Inutile che noi tifosi ci facciamo il sangue amaro, dobbiamo aspettare che il progetto arrivi ai risultati che si è prefisso. E qualcosa di buono, in fondo, lo abbiamo già vi­sto».

CHI È

Giornalista e scrittore, debutta nella professione con la chiamata di Feltri a Bergamo Oggi. Si occupa anche di calcio ed entra nella redazione di Forza Milan!, mensile del club rossonero prima di assumere la carica di vicedirettore del settimanale sportivo (su carta) Controcampo

COSA HA FATTO

In tv è passato da Tele+ a Sky prima di approdare a Mediaset collaborando a numerose trasmissioni con Maurizio Mosca. Recentemente (nel 2022), come scrittore, ha pubblicato per Rizzoli il libro “Cuore di un uomo” dedicato all’inventore del by-pass

COSA FA

Da due anni è direttore di Vendemmie, innovativa testata online di proprietà del gruppo Milano Wine Week del manager Federico Gordini. Ha l’intento di supportare le aziende del vino italiane attraverso una serie di servizi di comunicazione che approfondiscono i valori identitari del brand anche con progetti editoriali al servizio dei lettori