Il 20 ottobre è stato il giorno della celebrazione dei “Maestri del Commercio”. Un appuntamento che, anche quest’anno, ha portato alla ribalta le storie di dedizione e professionalità di chi, da decenni, rappresenta il cuore pulsante del commercio nella provincia di Cuneo. L’evento si è svolto al Teatro Carlo Marenco dove sono state assegnate le prestigiose “Aquile di Diamante, d’Oro e d’Argento” a chi ha raggiunto rispettivamente 50, 40 e 25 anni di attività nei settori del commercio, turismo e servizi. Una mattinata di grande partecipazione, molto sentita e commovente, alla quale hanno partecipato personalità del territorio, che ha premiato gli imprenditori cuneesi come esempi di resilienza e di socialità.
Erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Ceva, Fabio Mottinelli, l’assessore regionale al commercio e agricoltura Paolo Bongioanni, che ha evidenziato l’importanza delle piccole e medie imprese per l’economia locale, il presidente della Provincia di Cuneo, Luca Robaldo, il presidente Fondazione Crc Mauro Gola e la consigliera regionale Gianna Gancia. L’iniziativa è organizzata dall’associazione 50&Più (assieme a 50&Più Enasco) di Ferruccio Dardanello, lo storico presidente di Confcommercio Cuneo, nato a Mondovì il 29 giugno 1944. Laureato in Scienze Politiche, insignito nel 2003 dell’onorificenza di Grand’ Ufficiale della Repubblica Italiana. Un compito, quello in Confcommercio, portato avanti – come ha affermato lui stesso in una recente intervista – per un periodo di 10mila giorni.
Ma cosa significa essere Maestri del Commercio?
«Il riconoscimento è dedicato alla professionalità, alla dedizione e allo spirito di sacrificio oltre che allo sviluppo dell’economia locale dato dagli uomini e dalle donne del commercio. Si tratta di un messaggio di speranza e di fiducia per le nuove generazioni. L’evento vuole dare il giusto risalto ai protagonisti dell’imprenditoria in Granda negli ultimi anni, a partire dal secolo scorso e fino ai giorni nostri».
Domenica avete premiato diverse aziende storiche del territorio. Com’è stata la cerimonia?
«È stata una giornata molto emozionante. Abbiamo premiato alcune aziende del territorio che hanno raggiunto traguardi significativi: 50, 40 e 25 anni di attività. Queste realtà hanno dimostrato non solo capacità di resistere nel tempo, ma anche di essere un punto di incontro e socialità per le persone. Il negozio, infatti, non è solo un’attività economica, è anche un luogo di relazione».
Come si è sviluppato l’evento?
«La festa è stata molto sentita: ogni aquila appuntata sul bavero della giacca rappresenta un riconoscimento per chi è prezioso per l’economia locale, e proprio per questo è fondamentale sostenere queste attività, così delicate e preziose, quasi come cristalli. Il negozio è vita, indispensabile per il progresso e sempre vicino ai cittadini. Un plauso va a coloro che hanno avuto un ruolo importante, rappresentando un modello imprenditoriale e sociale per la comunità. I Maestri del Commercio sono un esempio per le nuove generazioni. Abbiamo bisogno di botteghe aperte, veri e propri presidi del territorio: ogni serranda che si abbassa corrisponde a un passo verso la sconfitta».
Ogni anno la premiazione si sposta in un’area diversa del Cuneese…
«Quest’anno a ospitarci è stato il teatro Marenco di Ceva che per l’occasione era colmo di emozione e commozione. Erano presenti molte figure politiche e istituzionali. L’area del cebano è preziosa e ricca di professionalità. La festa è stato un momento di comunità e di riconoscimento per chi ha contribuito alla crescita del nostro territorio».
Lei ha parlato di un “Modello Cuneo”. Che cosa significa esattamente?
«Il Modello Cuneo è diventato negli anni un riferimento unico, tanto da essere studiato nelle università. Lo celebriamo perché rappresenta un sistema di commercio e impresa che continua a resistere e a ispirare altre realtà. Questa provincia, grande per estensione e ricca di diversità, ha un modello che va mantenuto protagonista, perché è un punto di riferimento per il presente e il futuro del nostro territorio e anche dell’intero Paese».
Qual è il ruolo principale dell’associazione di cui è stato a lungo presidente (ben 27 anni)?
«Confcommercio è un’associazione che da anni tutela e sostiene gli interessi dei commercianti, supportandoli in diversi ambiti: quello economico, normativo e sociale. Per tanti anni ho avuto un ruolo apicale alla guida di questa associazione, e continuo a vedere nel commercio locale un punto cardine di socialità e sviluppo per le nostre comunità».
Qual è lo stato di salute dell’impresa cuneese?
«Il momento è molto difficile. Il negozio tradizionale, oggi, si trova a dover fronteggiare una concorrenza sempre più forte: dalle vendite online alla grande distribuzione, che spesso rischiano di soffocare le piccole attività. Ogni serranda che si abbassa toglie alla comunità non solo un servizio, ma anche un presidio di sicurezza e vicinanza. Serve collaborazione tra istituzioni, associazioni e cittadini per preservare questo patrimonio: a volte è necessario anche fare un passo indietro per riscoprire vecchi servizi e mantenere sempre viva la rete sociale. Servono volontà e capacità di rimboccarsi le maniche».
Tra i premiati di quest’anno, anche Riccardo Garelli, lo storico farmacista di Canale che è stato festeggiato il 26 ottobre nel suo Comune, alla presenza del sindaco Enrico Faccenda, amici, concittadini, nipoti e pronipoti.
«A Riccardo Garelli è stata consegnata l’Aquila di Diamante per i suoi 80 anni di servizio ininterrotto alla comunità. Ancora oggi, si trova dietro il banco della sua farmacia, sempre pronto a dare risposte e assistenza ai suoi concittadini. Garelli rappresenta un esempio di forza di volontà e dedizione al lavoro. È lui, insieme a tanti altri, il simbolo del Modello Cuneo, un modello di comunità e solidarietà che non ha eguali nel nostro Paese».
Articolo a cura di Erika Nicchiosini