“L’Avvocato del Purgatorio” è il sesto libro per Marco Lamberti, avvocato e scrittore di Bra. Un libro scandito in undici racconti che l’autore definisce «riflettere su temi universali e attuali come giustizia e verità».
Che cosa significa questa espressione?
«I miei racconti sono un’analisi dell’ordinaria follia in cui è finita la giustizia italiana. Una sorta di riflessione conclusiva in chiave di amaro epilogo, dedicato all’amministrazione della giustizia esercitata in Italia, nei tempi attuali».
Quanto c’è di autobiografico nei suoi racconti?
«È inevitabile che ci sia molto, io di professione faccio l’avvocato, quindi ho trasferito sulla carta il mio vissuto, i racconti dei colleghi e la mia visione del sistema giustizia. In uno stile letterario che è quello del romanzo popolare, caratterizzato dall’accavallarsi di vicende, personaggi, intrighi, furbizie, ribalderie, in coabitazione con atti di sapienza giuridica, corretta deontologia professionale e generosa umanità. Un mixaggio di tanti elementi diversi, che concorrono a modellare un’unica rappresentazione di insieme. Ho cercato di evidenziare in modo particolare il carattere dell’ingegnosità faccendiera tipica degli italiani e del comportamento manieroso e spagnoleggiante tipico degli iberici».
Come mai ha deciso di mettersi a scrivere?
«Ho cominciato nel 2007, quasi per scherzo. E non ho più smesso. Una passione che mi dà molte soddisfazioni, non da ultimo i riconoscimenti che ho ottenuto da pubblico e giurie. Quest’anno ho vinto il premio nazionale “Nero su Bianco” che l’anno scorso era andato ad Andrea Scanzi e sono arrivato ottavo al Premio dei Murazzi di Torino».
Chi sono i protagonisti dei suoi racconti?
«Sostanzialmente intervengono tre generi di protagonisti: in primo luogo ci sono magistrati, cancellieri e forze dell’ordine, preposti a far funzionare la giustizia; in secondo luogo, ma con una funzione centralizzata rispetto alle dinamiche dei percorsi, ci sono gli avvocati, una specie protetta dalla legge, ma tutt’altro che in estinzione, anzi determinata a giganteggiare il loro ruolo di lubrificazione e di flusso degli ingranaggi giuridici; in terzo e ultimo luogo, ci sono i peroranti della giustizia contrapposti ai loro antagonisti, i fautori delle prevaricazioni e della violenza, nella perenne lotta fra guardie e ladri. L’avvocato del Purgatorio è emulo del Commissario Maigret, inventato da Georges Simenon: un uomo illuminato dai ragionevoli paradigmi dell’umanità variabile in situazioni variabili, ma come l’ago della bussola non perde mai l’orientamento verso il Nord, consistente in un criterio di equità e di rispetto salomonico tra i diritti e i doveri delle parti in causa. C’è il pretore che astutamente convoca due sopralluoghi delle parti in causa a 1.600 metri di quota sopra Champoluc in Val d’Aosta, in mezzo alla neve ai primi giorni dell’anno nuovo, per mortificare e per sedare la bellicosità irragionevole di due proprietari di pascoli montani. C’è un imputato incriminato dai giudici d’assalto dei processi di Mani Pulite, che nomina e che testimonia a carico di questo e di quell’altro individuo, che non ha mai conosciuto, ma che li accusa come autori di non si sa quale reato, siccome glielo insinua il giudice, purché non debba finire lui in galera; c’è un drogato che prima viene spedito in carcere dalla stessa donna, la quale successivamente lo libererà dalle accuse, per intervento di Cupido, angioletto dell’eros irresistibile; c’è il marito che tradisce la moglie con una giovanissima studentessa neo laureata, ma si farà mettere in gabbia dalla moglie, capace di riprenderlo all’amo del desiderio; c’è la perizia dell’Avvocato del Purgatorio, che saprà riscattare i diritti della giovane vedova cui sono stati uccisi da un pirata della strada il marito e un figlio, ma con un risvolto da coda del diavolo da parte della Corte di Cassazione».
Come è cambiata la professione di avvocato in questi anni?
«È diventato purtroppo un mestiere senza adrenalina, senza stimoli. Non c’è più il dibattito, si fa tutto per iscritto, si mandano mail. Una volta si andava in tribunale pensando a come controbattere al pubblico ministero, oggi il confronto umano non c’è più, i tribunali sono desolatamente vuoti. Complice anche il Covid, ma finita l’emergenza non si è tornati come prima, si continua a depositare scritti difensivi senza confronto in aula. Un gran peccato».
Quali sono i libri precedenti?
«Ne ho pubblicati cinque prima di questo: “Leventunlune”, Edizioni L’Arciere, Dronero, raccolta di novelle contemporanee (2007); “Indifesa”, edizioni Pendragon, Bologna, romanzo thriller sul femminicidio (2011), “Clamoroso all’Olimpico”, edizione Aracne, Roma, romanzo thriller sulle scommesse nel mondo del calcio anni 2014 e 2018, “Nebbia – anteprima di un passato”, Edizioni Araba Fenice (2019), romanzo storico ambientato nel periodo della seconda guerra mondiale; “The marvelous history of the barachin. Vicende che possono diventare futuro”, Genesi Editrice (2023)».
La prima presentazione ufficiale del libro?
«Ne ho fatta una a casa mia, a Bra. Ma quella ufficiale sarà a Torino al Circolo dei Lettori l’11 dicembre alle 18,30».