Già ufficioso in avvio di stagione, nelle scorse settimane si è insediato nella sede del PalaFerrua il nuovo direttivo dell’Amatori basket Savigliano, formato sì da volti ormai noti della palla a spicchi biancorossa, ma con un’importante e soprattutto storica rivoluzione: dopo oltre 40 anni la presidenza è passata dalle mani di Marco Testa (rimasto come vicepresidente) a quelle di Andrea Frandino, prima giocatore e poi allenatore delle Pantere. Un cambio al vertice che si preannuncia come l’avvio di un processo di svecchiamento e innovazione della società dal punto di vista gestionale e comunicativo, ma che si fonderà sulle solide basi poste da chi la pallacanestro l’ha portata in città.
Come si presenta il nuovo direttivo?
«Dobbiamo ringraziare Marco se oggi a Savigliano il basket rappresenta una realtà consolidata; lui è uno dei volti storici dello sport locale e come aveva già detto alla cena di fine stagione lo scorso giugno “non ce ne siamo liberati facilmente”, e per fortuna aggiungerei. La continuità sarà alla base del nostro impegno perché non si deve cancellare quanto fatto in questi anni, ma sicuramente spingeremo per un rinnovamento che ci permetterà di stare al passo con i tempi. Il mondo social e internet deve essere cavalcato per renderci più appetibili e per dare una maggiore risonanza alle nostre iniziative e, da un lato più burocratico, è diventato ormai fondamentale avere un archivio digitale che superi i vecchi faldoni. Se c’è una cosa da migliorare è proprio come le informazioni possono viaggiare all’interno e all’esterno del PalaFerrua, attraverso i nuovi mezzi che abbiamo a disposizione.
Vogliamo poi creare attaccamento alla maglia e all’Amatori Basket, un senso di appartenenza comune che porti i ragazzi ad amare questo sport quanto lo amiamo noi e a trovare nella palla a spicchi una valvola di sfogo per scendere poi in campo con gioia ed entusiasmo».
Queste le premesse, quali sono invece le idee per il futuro?
«Per me e per tutti i “nuovi” questo sarà un periodo di apprendistato durante il quale Marco e gli altri veterani ci aiuteranno a capire come gestire la Società al meglio, intanto piano piano proveremo a mettere in atto le prime idee. A livello personale il futuro in sede mi allontanerà un po’ di più dal parquet: sono stato prima giocatore, poi sia giocatore che allenatore e poi sono rimasto solamente nel ruolo di coach; fino alla stagione 2021/22 ero nel giro delle giovanili e poi ho preso in mano la DR2 o ex “Promozione”, ma bisognerà vedere se il ruolo di presidente mi permetterà di continuare a indossare questa doppia veste.
Se dobbiamo guardare più in là un obiettivo tanto difficile quanto ambizioso, sarebbe quello di trovare il modo di creare un’unica grande società cestistica saviglianese: è un traguardo sicuramente tortuoso da raggiungere per tanti motivi, ma noi l’idea l’avevamo già lanciata durante il Covid, solo che in quel frangente il “guanto non è stato raccolto”. Intanto ritengo già molto importante la collaborazione stretta sull’utilizzo degli spazi palestra, dove rispetto al passato, si sono trovati accordi in maniera molto più semplice per far fronte al solito dilemma degli “slot” per allenarsi: un problema quello degli spazi che scarseggiano, che da anni affligge le società saviglianesi obbligandole nei mesi estivi ad inventarsi nuove alchimie su una questione che non ha soluzioni finché non saranno disponibili nuove palestre».
Venendo al campo come si muoverà il nuovo direttivo?
«Dobbiamo ripartire dalle giovanili e questo sta già in parte avvenendo grazie al grande lavoro sul settore minibasket che quest’anno ha portato circa 70 bambini a scegliere le Pantere solo su Savigliano, senza contare i nostri centri esterni attivi nelle cittadine della zona. Da qui si può iniziare a plasmare le squadre del futuro, tornando ad avere più roster nelle categorie Gold e a essere più competitivi in questi campionati. Abbiamo poi due squadre senior (DR1 e DR2) nelle quali militano in totale oltre 30 ragazzi saviglianesi che, terminato il loro percorso nelle giovanili, hanno deciso di non appendere le scarpe al chiodo, ma hanno trovato in Società uno sfocio nelle categorie “dei grandi”. Oltre a loro voglio sottolineare la soddisfazione di vedere in campo i nostri giovani nelle partite di serie C: quando entra uno dei nostri si sente che il pubblico è ancora più felice di venire a sostenere la prima squadra».
Chiudendo con la Cogal, quali sono gli obiettivi che vi siete posti?
«Come avevamo detto in avvio di stagione l’obiettivo sono i playoff, certo che l’avvio scoppiettante delle prima squadra fa già ben sperare. Non diciamo oltre perché la formula prevede 3 promozioni quindi pensare già a qualcosa di più è molto complicato, ma queste partite ci assicurano almeno che venderemo cara la pelle. Abbiamo creato un roster molto interessante e formato uno staff che lo fa rendere al 100% con la collaborazione con Siclari, per ora biannale, e Zani ma che speriamo possa poi proseguire anche per più stagioni. La Cogal gioca bene, oltre a vincere, e questo anima noi e il pubblico che ci sostiene ad ogni uscita soprattutto casalinga.
Come dicevo ci piacerebbe coinvolgere sempre di più i nostri prodotti e già quest’anno abbiamo visto ottime prestazioni sia per Giraudo che per Corradini, oltre ai più esperti Giorsino e Amateis. Se aggiungiamo anche chi con grande passione e dedizione si allena con la Cogal e si aggrega con entusiasmo alla squadra nonostante un minutaggio più ristretto, si può dire che questa Serie C ha già una bella impronta biancorossa».
cs