Una mostra unica nel suo genere fa brillare e illumina la splendida cornice di Palazzo Banca d’Alba, in via Cavour 4 ad Alba. Realizzata dalla Fondazione Banca d’Alba e inaugurata lo scorso 22 novembre, l’esposizione “La Madonna della Bocciata. Dalle Grotte Vaticane ad Alba” segna a tutti gli effetti un evento dalla straordinaria importanza storica e culturale per l’intero territorio, offrendo al pubblico l’opportunità di ammirare una delle opere più significative del Trecento.
La Madonna della Bocciata, capolavoro attribuito al celebre artista Pietro Cavallini, contemporaneo di Giotto, proviene dall’omonima Cappella della Madonna della Bocciata nelle Sacre Grotte Vaticane e viene eccezionalmente esposta – per la prima storica volta – ad Alba, grazie a un minuzioso restauro, interamente finanziato dalla Banca d’Alba sotto il patrocinio della Fabbrica di San Pietro e della Diocesi di Alba. Questo intervento ha consentito il disvelamento e il recupero di un prezioso dipinto murale nella sua ritrovata integrità, permettendo quindi di apprezzare i dettagli pittorici, la maestria dell’artista e la storia che hanno reso l’icona particolarmente celebre nel panorama dell’arte medievale. Tutti elementi che rendono orgoglioso Tino Cornaglia, presidente di Banca d’Alba, che nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra ha espresso tutta la sua soddisfazione per l’iniziativa: «Per Banca d’Alba e Fondazione Banca d’Alba è un onore aver contribuito al restauro dell’importante affresco della Madonna della Bocciata di Piero Cavallini, un’opera di inestimabile valore storico e artistico. Ho vissuto l’intero percorso che ci ha portato fino alla realizzazione di questa bellissima mostra e posso dire che le emozioni sono state continue. Anche il periodo ci rende particolarmente felici: sarà un Natale speciale per tutti gli albesi che avranno la fortuna di poter venire a vedere, qualcuno anche ad adorare, il meraviglioso dipinto. Ci tengo pertanto a ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo entusiasmante progetto, in particolare gli eccellenti professionisti coinvolti nel restauro e tutte le istituzioni che hanno collaborato. Siamo sicuri che la Madonna della Bocciata saprà lasciare uno straordinario ricordo al territorio e ci auguriamo che questa collaborazione appena nata possa proseguire per il futuro: per noi sarebbe un autentico privilegio».
La sincera emozione del presidente Cornaglia trova eco nelle considerazioni di Stefano Attili, direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali della Basilica Papale di San Pietro: «Porto innanzitutto i saluti di Sua Eminenza, il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Papale Basilica Vaticana e presidente della Fabbrica di San Pietro, che purtroppo oggi non è potuto essere presente qui ad Alba – ha sottolineato Attili sempre in occasione della conferenza stampa -. Per noi, poter far uscire le nostre opere, diffondere un certo tipo di messaggio e condividere una tale bellezza rappresenta senza dubbio un momento fondamentale, che ci ricorda la vicinanza del Natale e quella dell’ormai imminente Giubileo, che chiaramente ci sta chiamando a numerosi interventi nella nostra Basilica per prepararci ad accogliere un numero enorme di visitatori, pellegrini e fedeli. È davvero un’emozione essere qui oggi, ritrovarmi a casa, dentro San Pietro, ma ad Alba».
Allestita dall’architetto Danilo Manassero, l’esposizione è composta anche dai busti degli apostoli Pietro e Paolo: due preziosi dipinti, realizzati tra il 1277 e il 1280, che facevano parte di un antico ciclo di affreschi commissionato da papa Niccolò III Orsini e un tempo situato nel portico dell’antica basilica di San Pietro. Anche su questo elemento si è soffermato Pietro Zander, responsabile Beni storici e artistici della Fabbrica di San Pietro e Necropoli Vaticana e curatore della mostra albese: «Vorrei ringraziare la città di Alba, Banca d’Alba e la diocesi di Alba che, proprio in parallelo a questa mostra, ha organizzato l’esposizione “Ex voto. Racconti di vita quotidiana”. È la prima volta in sette secoli che la Madonna della Bocciata lascia la Basilica Vaticana e la città di Roma e parte per un viaggio. Qui ad Alba, inoltre, per la prima volta dopo tanti anni, l’affresco della Madonna rincontra quelli di Pietro e Paolo: è dal 1574 che non si vedevano uno di fianco all’altro. Assai significativo è poi il fatto che la mostra si apra proprio in questo periodo, a poche settimane dal Natale e alla vigilia di un anno molto importante. Probabilmente questa meravigliosa icona accoglieva infatti i pellegrini già durante il primo Giubileo del 1300 ed è quindi bello che ora ritorni in vista del Giubileo del 2025, quello della speranza. In questa mostra si racconta il disvelamento di un’immagine “piena di grazia” ma anche di una storia: un disvelamento avvenuto attraverso una paziente e attenta opera di restauro, fatto con la mente e con il cuore».
L’operazione ha infatti fatto emergere diversi elementi, in parte inediti e in parte dimenticati, di una storia che, nel corso del tempo, ha finito per intrecciarsi spesso con la leggenda. Quella che vediamo oggi è solo la parte centrale dell’affresco, secondo la testimonianza di Tiberio Alfarano, canonico della Basilica di San Pietro dal 1567 e autore dell’opera De basilicae vaticanae antiquissima et nova structura. Alfarano, testimone della basilica prima dei lavori di rifacimento tra XVI e XVII secolo, descrive “La Madonna della Bocciata” come un affresco molto più ampio, raffigurante la Vergine con il Bambino, San Pietro, San Paolo e San Teodoro, posto in una cappelletta nel portico di San Pietro. Nel 1574, durante i lavori al portico, l’affresco fu trasferito nella cappella secretarium, conosciuta come Santa Maria della Febbre, dove si preparavano i canonici. Nel 1608, con la demolizione della facciata della basilica e del secretarium, l’affresco venne spostato nelle Grotte Vaticane. L’origine del nome Madonna della Bocciata risale invece a un racconto di Nicolaus Muffel, un tedesco appassionato di antichità, al seguito di Federico III d’Asburgo nel 1452 quando ricevette la corona imperiale da Nicolò V. Da quel viaggio nacque il libro “Descrizione della città di Roma nel 1452: delle indulgenze e dei luoghi sacri”, che racconta di un miracolo avvenuto nel 1440: un soldato ubriaco, irritato dalle perdite al gioco, lanciò una pietra (una “boccia”, appunto) contro l’immagine mariana. Mentre secondo la leggenda il segno è ancora visibile sulla guancia della Madonna, il restauro ha fatto venire alla luce un particolare fin qui mai considerato. A raccontare l’origine della “scoperta” è stata la professoressa Lorenza D’Alessandro, restauratrice dell’opera: «Le operazioni sono state complesse e delicate: devo quindi ringraziare tutti coloro con cui ho condiviso il lavoro. Si è trattato di un restauro di disvelamento attraverso il quale si è cercato di ridare vita alla pellicola pittorica originale, che nel tempo aveva avuto una storia conservativa molto travagliata. Sappiamo, ad esempio, che l’opera era anche stata “oltraggiata” da una serie di interventi manutentivi riguardanti il colore. Facendo dialogare la diagnostica con le notizie storiche, siamo arrivati a scoprire dati certi rispetto all’immagine originaria. In particolare, sotto la mano destra della Madonna è apparsa una lacuna dalla morfologia tondeggiante perfettamente riconducibile alla percussione di una boccia. L’e-vento descritto da Muffel non può quindi essere riferito alla caduta di colore sulla guancia destra, ma a questa ritrovata impronta che finora non era mai stata reintegrata e ora è stata invece lasciata a vista». Le ragioni di questa scelta sono dettate ovviamente dalla straordinaria valenza storico-artistica della scoperta, ma anche dagli obiettivi generali della ripresentazione dell’opera. Scopo del restauro è infatti la volontà di restituire un’immagine in equilibrio, sia dal punto di vista estetico – quindi del movimento delle immagini e dei colori originari -, sia da quello conservativo, della sua storia e delle sue cicatrici. Su queste tematiche è intervenuta anche Antonella Ballardini, professoressa di Storia Medievale presso l’Università Roma 3 e storica dell’arte: «Ci tengo a ringraziare Danilo Manassero per lo splendido allestimento: la difficoltà maggiore che noi storici dell’arte abbiamo è avere a che fare con ciò che non esiste più e renderlo visibile. In generale, il lavoro condotto insieme a tutta l’equipe è stato un viaggio straordinario perché ci ha portato a capire molto di più di questo frammento, soprattutto sulla sua contestualizzazione. Ogni opera di restauro è un atto conoscitivo e quindi smuove una serie di domande e di interrogativi. Questa volta, grazie al sensibilissimo lavoro della professoressa D’Alessandro, che ha recuperato alcuni dettagli che neanche immaginavamo di ritrovare, abbiamo raggiunto un significativo avanzamento delle nostre conoscenze».
Occasione irripetibile per avvicinarsi a un pezzo fondamentale del patrimonio artistico italiano, l’esposizione sarà aperta al pubblico gratuitamente fino al prossimo 23 marzo 2025 nei seguenti orari: venerdì (15-19), sabato e domenica (10-13; 15-19). Saranno inoltre previste aperture straordinarie nelle giornate di giovedì 26 dicembre e di lunedì 6 gennaio (10-13; 15-19).
Sono disponibili visite guidate per gruppi – necessaria la prenotazione su www.turismoinlanga.it con un preavviso di almeno 5 giorni lavorativi per poter garantire la presenza della guida turistica – nei pomeriggi dal martedì al giovedì, dalle 15 alle 19.
Per le scuole sono previste invece visite guidate gratuite nelle mattine dal martedì al venerdì. Per prenotazioni scrivere a [email protected] o contattare lo 0173-264030 (consigliato, anche in questo caso, un preavviso di 5 giorni lavorativi per poter garantire la presenza della guida turistica).
Per le famiglie è stato realizzato, in collaborazione con il Museo Diocesano, un percorso ad hoc per incuriosire e far avvicinare anche i più piccoli a questo “misterioso caso” che è stato tramandato dalla storia.
Articolo a cura di Domenico Abbondandolo