«Noi siamo il “prêt-à-porter” della medicina. Per continuare con la metafora: “l’alta moda” la fanno il sistema pubblico nazionale e i grandi gruppi. I nostri centri sono come un negozio di vicinato: trovi tutte le risposte per le esigenze immediate e il consiglio giusto se hai bisogno di qualcosa che, per il momento, non possiamo offrire».
Il fondatore Ugo Riba presenta così gli istituti medici del gruppo Cidimu, nati a Torino nel 1982. Sono stati i primi a portare nel Capoluogo l’EcoDoppler, la tecnologia diagnostica che unisce le informazioni morfologiche dell’ecografia e quelle emodinamiche del Doppler. Dalla prima struttura di oltre quarant’anni fa, si sono allargati in molti territori. Tra questi, spicca la Granda, dove il Cidimu ha due strutture: ad Alba, in corso Michele Coppino 32, coordinata da Francesco Morabito (responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo), e a Cuneo, in via degli Artigiani 30. Poi ci sono le altre province piemontesi, la Lombardia e il Veneto, in un percorso che ha reso questa una delle principali realtà del settore a livello nazionale.
Il valore aggiunto
Racconta Riba: «Sommando tutti i centri, abbiamo più di 300 dipendenti. Il numero tiene conto solo degli amministrativi e di alcune figure professionali come tecnici e infermieri. Si aggiungono poi i tantissimi nostri collaboratori, fondamentali per la nostra struttura».
La specializzazione del Cidimu riguarda la diagnostica. «Da noi, si possono fare esami con le tecnologie più avanzate. Siamo molto attenti alla formazione e ai progressi della tecnologia, che ormai fa passi avanti quotidiani e rapidissimi. Investiamo per conoscere le novità e avere a disposizione le strumentazioni migliori, sempre. Non è il nostro unico valore aggiunto».
Gli altri? «A volte, il sistema sanitario nazionale pecca nei tempi: uno ha bisogno di una prestazione medica e deve aspettare lunghi periodi prima che sia il suo turno. Noi offriamo sempre un servizio veloce. Non solo: facciamo attenzione a scegliere sempre le modalità meno aggressive per il paziente, tutelando il suo benessere».
Il territorio
Aggiunge Morabito: «Con le sedi di Cuneo e Alba, anche il Cuneese è diventato uno snodo centrale per le nostre attività. Siamo contenti di come i nostri servizi sono stati accolti sul territorio. Il nostro impegno è massimo per offrire sempre prestazioni di qualità e rapide. Chi ci sceglie, lo fa soprattutto per questo».
A Cuneo, poi, è disponibile un servizio di primo intervento che è quasi unico in Italia. Si rivolge a chi ha un problema improvviso e ha bisogno di procedere subito con degli accertamenti. «Non si tratta di un pronto soccorso – precisa Riba -. È un servizio diverso. Da noi vieni ricevuto nel centro, presenti la tua situazione e, se possiamo offrire la prestazione di cui hai necessità, puoi accedere direttamente, senza bisogno di prenotazioni. Seguiamo questa organizzazione anche per diversi tipi di ecografie e per i prelievi: siamo attrezzati per dare risposte immediate, al massimo bisogna attendere che la persona prima di te esca dall’ambulatorio. Poi, se c’è bisogno di altri accertamenti o di interventi a cui non siamo in grado di provvedere, ci si organizza nel miglior modo possibile per il paziente».
Privato, ma non solo
Negli anni, il Cidimu si è specializzato anche nella chirurgia ambulatoriale complessa, con gli interventi che non prevedono il ricovero per più giorni. «Siamo una realtà privata, ma lavoriamo spesso anche a supporto del sistema sanitario nazionale – descrive Morabito -. In questi anni di fatica per il sistema nazionale, che ha bisogno di sempre più investimenti, noi strutture private siamo un “polmone” importante, che aiuta a dare le risposte di cui i cittadini hanno bisogno».
Le questioni e gli investimenti sulla sanità privata sono spesso al centro del dibattito pubblico, anche a livello territoriale. «Ammetto che ogni tanto il basso livello e la strumentalizzazione di questo dibattito mi lasciano amareggiato – confida Riba -. Il privato e il pubblico vengono visti come due sistemi in contrapposizione. Non è così: non lo è mai stato, non lo sarà in futuro, quando l’apporto delle strutture private sarà sempre più necessario e fondamentale. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo, in questa prospettiva. Bisogna anche considerare che il 25% degli italiani, ormai, sottoscrive assicurazioni per poter contare anche sulle strutture private».
Il personale
Da diversi anni, il settore sanitario fa i conti con difficoltà nel reperire il personale di cui c’è bisogno. Nel pubblico, questo si è intensificato durante e dopo la pandemia. È così anche nel privato? Ammette il fondatore del Cidimu: «Il problema è trasversale e molto complesso. Non è dovuto a una sola causa, ma a molti fattori che si sommano. Noi, nel tempo, abbiamo assunto personale anche da fuori Italia. La questione riguarda anche le paghe del personale sanitario: devono essere adeguate e in linea con gli altri paesi europei».
Come immagina il futuro dei vostri centri? «Continueremo a investire, sul territorio e non solo – guarda avanti Riba -. I progressi della medicina e della diagnostica sono continui. Bisogna seguirli con attenzione, senza rimanere indietro».
Articolo a cura di Luca Ronco