Al taglio del nastro è seguito il confronto col presidente nazionale Guidi e il viceministro Olivero
Martedì 2 dicembre 2014 – 09.30
Una giornata che rimarrà impressa nella storia della Confagricoltura di Cuneo. È quella che si è svolta venerdì 28 novembre tra Cuneo e Borgo San Dalmazzo, dove hanno avuto luogo rispettivamente due significativi eventi:
l’inaugurazione della nuova sede provinciale dell’associazione in via Bruno Caccia e il convegno “Agricoltura: protagonista dell’economia e dell’alimentazione di domani” con ospiti ed esperti, tra cui il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi.
Oltre 500 gli agricoltori accorsi a Cuneo da tutta la provincia per non perdersi neppure un momento del doppio evento. Ampia e significativa anche la presenza di rappresentanti istituzionali del mondo economico e politico locale. Dopo gli interventi del presidente di Confagricoltura Cuneo, Oreste Massimino, del sindaco di Cuneo, nonché neo presidente della Provincia, Federico Borgna, e del presidente di Unioncamere e della Cciaa di Cuneo, Ferruccio Dardanello, si è passati alla benedizione dei locali e al taglio del nastro della sede.
Successivamente, ospiti e partecipanti si sono trasferiti al Navìze-te di Borgo San Dalmazzo per il convegno introdotto da Oreste Massimino, che dopo i saluti di rito è entrato nel merito del tema oggetto del dibattito: “Il recente studio Nomisma e presentato alla conferenza economica di Agrinsieme a Roma, lo scorso 18 novembre, fotografa in maniera esemplare lo scenario agricolo italiano e la sua competitività – ha detto Massimino -. Sfata alcuni luoghi comuni, come la convinzione che l’Italia sia ancora il leader europeo del ‘food’: se si considera, infatti, il valore e la propensione all’export dell’industria alimentareil Belpaese è superato da Germania e Francia.
E se la filiera italiana perde valore, c’è un problema di reddito che grava sulle aziende agricole”. A seguire, si è svolta la tavola rotonda con Gianluca Bagnara, economista specializzato in agribusiness ed economia del territorio, Beppe Ghisolfi, presidente della Cassa di Risparmio di Fossano e vicepresidente dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), Giuseppe Malfi, direttore SC Dietologia Aso Santa Croce e Carle di Cuneo. Se il primo ha messo in luce l’interesse mondiale crescente per l’agricoltura come settore economico trainante, il secondo ha sottolineato i nessi tra sistema bancario e agricoltura in quanto settore “meritevole di credito”.
Al medico, invece, è toccato chiarire come sia errato “demonizzare l’assunzione di alcuni elementi”, mentre sarebbe più corretto parlare di una dieta di qualità, equilibrata nelle quantità.
Anche il vice ministro all’Agricoltura, Andrea Olivero, non ha voluto mancare all’appuntamento: “L’azione di governo punta ad utilizzare leve differenti a favore del sistema agricolo nel suo complesso – ha detto -: penso alle iniziative per il ricambio generazionale, la migliore organizzazione di filiera, il sostegno all’export, la semplificazione e la concessione di mutui agevolati per i giovani; anche il nuovo ciclo di programmazione della Politica Agricola Comunitaria offre imperdibili opportunità per il sistema agroalimentare e si muove in favore di un’agricoltura sostenibile e innovativa, capace di rafforzare la competitività e lo sviluppo
territoriale: è in questa direzione che dobbiamo continuare a lavorare alacremente”.
A tirare le fila della giornata, infine, è stato Mario Guidi, presidente nazionale di Confagricoltura: “L’agricoltura inizia a essere intesa dal mondo come business del futuro e il fenomeno di accaparramento dei terreni in molte zone della terra lo dimostra – ho sottolineato -; in Italia tuttavia abbiamo per anni combattuto la globalizzazione continuando ad autoincensarci, ma non siamo riusciti ad intercettare le dinamiche mondiali così le nostre aziende sono in crisi. La qualità è un prerequisito, ma poi occorre una miglior strategia sui mercati internazionali e una strumentazione in grado di gestire la competitività. Gli stili di vita della popolazione mondiale sono in continua mutazione e l’agricoltura deve riorientare su questi la propria produzione. Per fare questo, però, lo ‘stato agricolo’ va ripensato e partire dalle organizzazioni di rappresentanza, che non devono essere viste come un ulteriore costo per le
aziende. Perché è in atto un processo lento, ma inevitabile di costruzione di un futuro agricolo”.
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