Dopo il rinvio del termine di pagamento ora si aspetta la modifica della norma da parte del Governo
Venerdì 5 dicembre 2014 – 16.30
C’è il rinvio per il pagamento dell’Imu sui terreni agricoli nei Comuni montani. Non si dovrà pagare l’imposta entro il 16 dicembre 2014, ma non sono ancora stati comunicati dal Ministero dell’Economia i nuovi termini e le modalità. Tutto da ridiscutere.
“Il Governo, con il sottosegretario Baretta e il Ministro Martina – afferma Lido Riba, presidente Uncem Piemonte – hanno accolto le istanze di Comuni, di associazioni come l’Uncem, dei rappresentanti dei consumatori e del mondo dell’agricoltura, per evitare un pasticcio con troppi punti da chiarire entro i prossimi dieci giorni, in primo luogo le aliquote. Ma non possiamo dirci pienamente soddisfatti. Perché abbiamo fermamente condannato la norma che introduce il pagamento dell’Imu sui terreni agricoli per un problema di fondo: la montagna non accetta l’ennesima vessazione, non accetta un’ennesima tassa che complica un problema storico quale è nel nostro Paese la difesa, la valorizzazione e la produttività delle aree montane e rurali. Tassare i terreni agricoli delle Terre Alte è quanto di assurdo si può fare e si contrappone alla necessità di risolvere i problemi dell’abbandono, della frammentazione fondiaria, della gestione attiva di terreni e bosco”.
Ecco perché Uncem – con moltissimi Comuni piemontesi che nei giorni scorsi hanno inviato lettere a Governo e Parlamento, chiedendo di essere ascoltati e auspicando la concertazione su questo e su altri temi – ha chiesto di mettere subito in cantiere una legge sul riordino fondiario, sulla valorizzazione dell’agricoltura in quota, del bosco e degli altri beni collettivi. Temi da unire al blocco del consumo di suolo, alla prevenzione del dissesto idrogeologico e anche all’incentivazione per chi vive e lavora nelle aree montane, istituendo ad esempio delle ‘Zone a fiscalità di vantaggio’.
“Il Parlamento – prosegue il presidente Uncem – ha il nostro appoggio per lavorare su questi temi e per fare in modo che possano rispondere alle concrete esigenze dei Comuni e delle comunità che vivono nelle aree montane. Aggiungo un invito ai Parlamentari e al Governo: abbandoniamo per sempre la logica della ‘montagna a 600 metri’, scelta impropriamente dall’Istat. Non sia quello altimetrico il parametro al quale collegare i provvedimenti normativi. È assurdo e si scontra con semplici regole di geografia. La montagna, tra Alpi e Appennino e nelle diverse aree, non è tutta uguale. Ha precise conformazioni che vanno capite e rispettate. Chi propone la logica dei 600 metri provi a salire in Comuni che hanno il municipio a 590 metri di altitudine e poi vada a vedere anche le ultime frazioni a 1.200 o a 1.500. Forse potrà capire cosa è la montagna e quanto conta chi lassù ha cura del territorio, vivendoci 365 giorni l’anno e attivando imprese”.
L’effetto positivo del rinvio è comunque aver scongiurato i tagli dei trasferimenti statali ai Comuni. Si tratta di 4.300 enti, 700 dei quali avrebbero subito una riduzione maggiore del 5% delle entrate. I sindaci evitano infatti la decurtazione di 350 milioni di Fondo di solidarietà. E non dovranno dunque recuperare entro metà dicembre l’Imu sui terreni montani di chi finora non aveva pagato.
“Ci uniamo alla richiesta di Anci – evidenzia Riba – per utilizzare le prossime settimane nel ridefinire criteri di applicazione delle esenzioni, stime di gettito e modalità di Comuni coinvolti. Il rinvio consenta per una volta di dare all’opinione pubblica, alle comunità che rappresentiamo e che ci hanno eletti, l’immagine di uno Stato che ha a cuore tutti i territori, anche i più periferici, anche quelli che ritenuti marginali, quelle Terre Alte che necessitano di un’attenzione mai più dimostrata da Roma negli ultimi vent’anni”.